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Thursday, 11 November 2010

Elezioni presidenziali in Tanzania


Il 31 ottobre Jakaya Kikwete è stato confermato per un secondo mandato presidenziale. Finiscono a distanza i principali candidati di opposizione: Wilbrod Slaa e Ibrahim Haruna Lipumba. Slaa contesta irregolarità nel conteggio delle schede. Regna la calma anche Zanzibar, dove il voto si è svolto regolarmente.

Fonte: nigrizia, New York Times,

On 31st october Jakaya Kikwete was re-elected as the President of Tanzania with the 61% of votes. The other candidates collected less votes: Wilbrod Slaa got only 26% and contested irregularity in the votes' count, that took an entire week. All was pacific in Zanzibar, where voting was regular.

Thursday, 3 September 2009

Elezioni presidenziali: vero o falso?

All'indomani dall'annuncio (il 25 agosto) dell'apertura dei depositi per le candidature alle elezioni presidenziali del 29 novembre, il deputato e presidente del consiglio generale di Sakassou, Félix Akoto Yao, è stato il primo a recarsi alla Commissione Elettorale Indipendente (CEI) per presentare il suo fascicolo. Membro del Partito democratico della Costa d'Avorio (PDCI), Akoto Yao si presenta comunque in qualità di candidato indipendente. Dovrebbe essere seguito da qui al 16 ottobre, data di chiusura delle iscrizioni, da una ventina di candidati, tra cui l'attuale presidente Laurent Gbagbo, il segretario del RDR (Unione dei repubblicani) Alassane Dramane Ouattara e quello del PDCI Henri Konan Bédié.

Di fronte a questi tre favoriti ci sono i quattro outsiders: Mabri Toikeusse dell’Unione per la democrazia e la pace in Costa d’Avorio (UDPCI), Anaky Kobena del Movimento delle forze dell’avvenire (MFA), Francis Wodié del Partito Ivoiriano dei lavoratori (PIT) e Gnamien Konan dell’Unione per la Costa d’Avorio (UPCI).

Saranno le scadenze mantenute? "Ci proveremo, ma gli ostacoli tecnici sono ancora numerosi", viene spiegato. Le questioni sulla sicurezza del processo e dell'accantonamento dei militari sono lontani dall'essere risolte, e la pubblicazione della lista elettorale provvisoria, prevista il 24 agosto, è stata riportata alla domanda della CEI. Il trattamento dei dati dell'arruolamento è stato ritardato da movimenti sociali e da problemi tecnici. La metà dei centri di registrazione non aveva concluso il lavoro alla fine della settimana scorsa. A causa delle difficoltà osservate, il presidente Laurent Gbagbo ha firmato, il 25 agosto, tre nuovi decreti relativi alla lista elettorale provvisoria, alla lista definitiva e alle carte d'identità degli elettori. Questi testi prolungano le scadenze per la pubblicazione delle listee e per la distribuzione dei documenti. Infine, Paul Yao N'Dré, il nuovo presidente del consiglio costituzionale, ha prestato giuramento il 26 agosto al palazzo presidenziale. Da ex-ministro del interno, questo braccio destro del capo dello Stato avrà il difficile compito di confermare i risultati dell'elezione e di proclamare il felice vincitore.

Speriamo in bene...


fonte www.jeuneafrique.com

Sunday, 22 June 2008

Lack of democracy


Tsvangirai decides to pull out of the presidential run-off

Sembra che
Morgan Tsvangirai (foto della BBC) abbia deciso di ritirarsi dal ballottaggio presidenziale (cronistoria su questo blog) di venerdi' prossimo contro il Presidente uscente Robert Mugabe. Se confermata durante la conferenza stampa odierna, questa potrebbe essere la peggior notizia che ci si poteva attendere per il futuro della democrazia dello Zimbabwe. Tale scelta sarebbe stata determinata dal clima di violenza ed insicurezza che Mugabe ha determinato negli ultimi mesi nel Paese, al fine di assicurarsi la vittoria (AGI).

Alii: BBC

Saturday, 19 April 2008

Elezioni in Costa d'Avorio?

Sempre respinta da ben tre anni, l’elezione presidenziale avrà luogo domenica 30 novembre, ha annunciato, lunedì 14 aprile, il presidente Laurent Gbagbo, poco prima della sua partenza per gli Stati Uniti. "Aujourd'hui est un grand jour pour la Côte d'Ivoire" (“Oggi è un grande giorno per la Costa d’Avorio”) ha assicurato il capo dello Stato all’uscita di un consiglio dei ministri straordinario nel corso del quale ha adottato un decreto fissando la dato dello scrutinio.

L’opposizione ha accolto con un sollievo impregnato di scetticismo l’annuncio presidenziale. “Non possiamo che apprezzare questa decisione. La Costa d’Avorio non poteva essere eternamente governata senza che i responsabili avessero una legittimità popolare”, ha indicato Amadou Soumahoro, un dirigente del RDR, il vecchio partito di Alassane Ouattara, candidato dichiarato alle presidenziali. “Siamo sul cammino del ritorno alla pace”, ha dichiarato, rafforzando l’idea del ritorno ad una certa stabilità del paese, il presidente di un’altra formazione dell’opposizione, l’UDPCI.

Ma la soddisfazione esternata si veste di una punta di inquietudine. “Una cosa è fissare la data; un’altra è rispettarla”, ha riassunto, tra gli altri, un responsabile del PDCI, il vecchio partito unico dei tempi di d'Houphouët Boigny.

Questa volta, però, il termine massimo pare credibile visto che l’ostacolo principale è stato sormontato. Portava sulle relazioni tra due entità chiave per lo stabilimento delle liste elettorali: l’Istituto Nazionale della Statistica (INS), un organismo sospettato di essere agli ordini della presidenza e che detiene i dati dell’ultimo censimento, e la Sagem, un’impresa francese ritenuta per l’organizzazione pratica dello scrutinio.

Le modalità di cooperazione tra l’INS e la Sagem sono oramai fissate da un decreto firmato da M. Gbagbo in presenza di diplomati stranieri. Non resta più che metterlo in atto. “Chiedo alla Sagem e a l’INS di non metterci i bastoni tra le ruote”, ha detto il capo dello Stato a qualche giornalista.

Il termine prima dell’elezione presidenziale – un po’ più di sette mesi – è effettivamente stretto. Le liste elettorali sono incomplete. Un mezzo milione d’Ivoiriens, senza documenti, devono ricevere una carta elettorale. E’ anche il caso di tutti i giovani elettori, di cui l’amministrazione non fa più repertorio dal tentativo di colpo di Stato del settembre 2001.

Se il processo arriva al suo termine, gli Ivoiriens dovrebbero avere la scelta in novembre tra, almeno, tre candidati : Laurent Gbagbo, il presidente uscente, Henri Konan Bédié, un ex presidente e Alassane Ouattara. Tre attori di lunga data della scena politica di un paese dove il 40% della popolazione ha meno di 15 anni.


Tratto dall'articolo di Jean-Pierre Tuquoi (Le Monde)

Wednesday, 2 April 2008

Assordante silenzio

In questa piatta e monotona campagna elettorale c'è un assordante silenzio su numerose questioni. Ritengo in questo spazio sia necessario rilevare, come ha fatto Zanotelli ben prima di me, il silenzio, vissuto in maniera naturale, sulle questioni africane.

Trovo stupefacente la naturalezza con cui nessuno si preoccupa di dire nulla sull'Africa. Ad esempio durante le presidenziali in Francia, Paese ben più civile del nostro, i candidati vennero a lungo interrogati sulle loro intenzioni sul Darfur. Qui qualche candidato probabilmente nemmeno sa che è il Darfur.

Nessuno ci dice che si vuol fare dell'aiuto allo sviluppo, che negli ultimi 15 anni è andato progressivamente diminuendo e della percentuale del PIL che invece va alla difesa, sempre altissima a mio avviso [anche perché non viene spesa per la Difesa dello Stato, ma per ben altro..].

Sull'inaccettabile condizione dei migranti nel nostro Paese, che per regolarizzarsi devono giocare alla lotteria una volta all'anno [detta Decreto Flussi] e sperare di essere tra i fortunati vincitori. Se vincitori, per ottenere il rinnovo del permesso devono attendere tempi biblici, che limitano di fatto le loro possibilità sacrosante di muoversi liberamente, ad esempio nell'Unione Europea.

Alcune proiezioni sui risultati elettorali in Zimbabwe

HARARE (Reuters) - Il Movimento per il cambiamento democratico (Mdc) ha annunciato oggi di aver battuto il presidente Robert Mugabe sia in Parlamento che alle elezioni presidenziali. [..]
L'Mdc di Morgan Tsvangirai sostiene che il suo leader ha ottenuto il 50,3% dei voti contro il 43,8% di Mugabe nelle elezioni presidenziali, tenuto conto che è necessario il 51% dei voti per evitare il secondo turno.

Il segretario generale dell'Mdc Tendai Biti ha detto di non considerare necessario un altro turno per decidere il successore di Mugabe alla presidenza, ma che non si opporrà se verrà indetto. Il vice ministro dell'informazione dello Zimbabwe, Bright Matonga -- membro del partito Zanu-Pf --, ha risposto dicendo che le dichiarazioni dell'Mdc sono "desideri" e che il presidente Mugabe non ha intenzione di rinunciare all'incarico.

Secondo Biti, i seggi parlamentari che andranno all'Mdc sono 99, contro i 96 al partito Zanu-Pf. In base agli ultimi risultati ufficiali disponibili, invece, al partito di Mugabe spetterebbero 93 seggi contro 91 vinti da Mdc e cinque da un altro partito di opposizione.

Nessun risultato ufficiale delle elezioni presidenziali è ancora stato pubblicato, nonostante siano passati ormai quattro giorni dal voto e l'attesa continui a rinforzare i dubbi di possibili brogli. Il governo di Mugabe aveva avvertito nei giorni scorsi che qualsiasi proclamazione di vittoria prima della pubblicazione ufficiale dei risultati sarebbe stata considerata alla stregua di un colpo di stato.

Quanto detto oggi da Biti, però, segna una nuova apertura da parte dell'opposizione che, per bocca del suo leader Morgan Tsvangirai, nei giorni scorsi aveva proclamato una vittoria definitiva che non contemplava l'eventualità di un ballottaggio.

Per parte sua, il governo di Mugabe sembra aver voluto preparare gli elettori all'idea di tornare alle urne pubblicando delle proiezioni dei risultati che obbligano ad andare al ballottaggio.[..] La prospettiva di un ritorno alle urne ha alimentato preoccupazioni all'interno del paese per lo scoppio di possibili violenze fra le forze di sicurezza fedeli al regime di Mugabe e gli elettori dell'Mdc.[..]

Per articolo completo: Reuters

Saturday, 29 March 2008

Oggi si vota in Zimbabwe

Tutti i sondaggi prevedono la vittoria dell'"uscente" Mugabe, al potere dagli Anni Ottanta. Non uscirà perché Mugabe ha infatti già chiarito più volte di non aver alcuna intenzione di lasciare il potere.
Dalle prime ore del mattino molti zimbabweani si sono messi in coda per eleggere il futuro presidente. Le condizioni in cui si stanno tenendo in queste ore le elezioni, politiche ed amministrative, sono molto difficoltose. Non è prevista la presenza di osservatori internazionali indipendenti né è stata nel frattempo varata l'attesa Costituzione democratica. Le circoscrizioni sono state ridisegnate al fine di favorire il partito di Mugabe, lo Zanu-Pf, che raccoglie ampi consensi nelle zone rurali.
Nel frattempo la disastrosa situazione economica del Paese, che fino a qualche anno fa era tra i più fiorenti del Continente, non accenna a migliorare. L'inflazione è al 100mila per cento e la disoccupazione all'80%, la più alta del mondo: chi ha la possibilità di andarsene, lo fa.
Gli sfidanti sono il leader del partito di opposizione Movimento per il cambiamento democratico (Mdc), Morgan Tsvangirai e l'ex-ministro delle finanze di Mugabe, Simba Makoni, che rappresenterebbe secondo alcuni il primo segno di cambiamento del Paese, ma che è dato intorno all'8%. Tsvangirai invece potrebbe rappresentare una vera e propria svolta nella politica e nella politica economica dello Zimbabwe (dato al 28%). L'unica possibilità per l'alternanza è costituita dal ballottaggio: i due sfidanti infatti hanno già affermato di volersi coalizzare in caso di una seconda chiamata alle urne.
Entrambi hanno denunciato preventivamente brogli, che però non potranno essere monitorati. M
ugabe ha deciso infatti di aprire le porte a osservatori (oltre agli africani) che arrivano solo da paesi amici: Venezuela, Cina, Corea del Nord e Iran. Mugabe ha però respinto le accuse di brogli.
Il Presidente intanto agita lo spettro delle violenze post-elezioni kenyote, affermando che qualsiasi tentativo violento di opposizione ai risultati delle urne sarà duramente represso.
Nel Paese è da tempo stroncata ogni forma di opposizione e la Chiesa ha fatto la sua parte, destituendo il settembre scorso uno dei più fieri avversari di Mugabe, Pius Ncube.

Fonti: nigrizia, nigrizia, corriere, adnkronos, agi.

Monday, 18 February 2008

Elezioni a Gibuti

Scusandomi innanzitutto per la latitanza, riporto ora un articolo apparso su nigrizia.it questa settimana e che rappresenta secondo me una buona analisi di ciò che sta accadendo nel piccolissimo ma potente Paese del corno d'Africa.

Nessuna sorpresa dal voto in Gibuti: l’Unione per la maggioranza presidenziale, che sostiene il presidente Ismail Omar Guelleh (nella foto mentre vota), ha vinto con larghissimo scarto, assicurandosi i 65 seggi previsti. Secondo le fonti ufficiali, il tasso di partecipazione è stato del 72%, il più elevato degli ultimi 15 anni.
Tuttavia, il largo successo è dovuto senz’altro all’assenza dell’Unione per l’alternanza democratica, alleanza che riunisce i 5 principali partiti di opposizione, e che ha disertato le urne per protesta contro un sistema elettorale che, a loro avviso, avrebbe comunque garantito alla maggioranza uscente i seggi necessari alla propria riconferma. Le elezioni si sono svolte con uno scrutinio maggioritario ad un solo turno.
Il basso astensionismo va analizzato con cautela. La popolazione dello stato del Corno d’Africa, una nazione piccola ma con una rilevante importanza strategica, è di circa 800mila abitanti. Eppure, gli aventi diritto iscritti ai registri elettorali erano solo 151.490, secondo i dati diffusi del ministero degli interni gibutiano. Una larga fetta di popolazione potrebbe essere stata esclusa dall’esercizio democratico del voto.
Il governo gibutiano, reduce da recenti accadimenti controversi, come gli arresti del sacerdote diocesano De Pretis e dell’attivista per i diritti umani Abdi, avrebbe inoltre imposto diverse restrizioni alla libertà di opinione. Molti membri dei partiti di opposizione sarebbero infatti stati condannati agli arresti domiciliari nel periodo immediatamente precedente le elezioni.

Fonte: nigrizia

Sunday, 4 November 2007

Crisi nelle Comore

Comoros' crisis

I rappresentanti dell'Unione Africana e il Governo dell'Unione delle Comore tentano di mettere fine alla crisi politica applicando sanzioni
come la restrizione della libertà di movimento ed il congelamento dei beni contro le autorità ribelli di Anjouan, una delle tre isole che formano l'Unione.

Mohamed Bacar è al potere ad Anjouan dal 2001 in seguito ad un colpo di Stato ed ha vinto le elezioni nel 2002. La Corte Costituzionale quest'anno gli ha chiesto di ritirarsi poiché era scaduto il suo mandato ed ha nominato un Presidente ad interim fino alla data delle elezioni.

In giugno Bacar ha stampato in proprio le schede elettorali per poter essere votato ed ha effettuato e vinto le elezioni con il 90 % delle preferenze (anche se non so se sia il caso di parlare di 'preferenze'), che non sono state riconosciute né dalla Corte Costituzionale né dall'Unione Africana.

Le elezioni ad Anjouan hanno rilanciato le ostilità tra l'isola e le altre due che formano l'Unione, Grande-Comore e Moheli. Da allora si sono susseguiti tentativi di soluzione pacifica alla crisi, ma senza risultati.

Le sanzioni saranno sospese se e quando le autorità d'Anjouan accetteranno di organizzare delle nuove elezioni.

Le Comore hanno ottenuto l'indipendenza dalla Francia nel 1975, dopo ben 130 anni di regime coloniale. Nei trent'anni d'indipendenza hanno fronteggiato 19 tra colpi di Stato e tentativi di colpi di Stato.

In seguito alla secessione di Moheli e d'Anjouan dall'Isola di Grande-Comore del 1997 ed in base ai successivi negoziati del 2001, le tre isole hanno tre Governi semi-autonomi e tre Presidenti che presiedono a turno il Governo Federale dell'Unione.

(fonte: Jeune Afrique)

Saturday, 20 October 2007

Continuità al potere in Togo

L’RPT (Rassemblement du Peuple Togolais), partito attualmente al potere cui appartiene il Presidente Eyadema, ha vinto le elezioni legislative di domenica 14 ottobre in Togo (nella foto). I risultati non sono ancora ufficiali, ma in base ai dati forniti finora dalla Commissione elettorale nazionale indipendente (Ceni), l’RPT avrebbe ottenuto 49 seggi su 81. Il grande favorito della vigilia, il partito d’opposizione dell'Unione delle forze per il cambiamento (UFC) non conterebbe più di 21 seggi.

Oltre ai 4 vinti dal CAR, il partito del primo ministro, mancano ancora 7 seggi, che non potranno però modificare di molto l’assetto provvisorio.
Altissima la frequenza alle urne: il 95%. Un dato che, sommato alle dichiarazioni degli osservatori internazionali di elezioni corrette e trasparenti, potrebbero permettere al paese di uscire dalla lista dei paesi “non democratici” e di ricominciare la cooperazione con l’Unione Europea, sospesa nel 1993 per mancanza di democrazia.

Per quanto si temessero reazioni violente in caso di vittoria del partito al potere, alla notizia dei primi risultati la popolazione ha reagito con serenità. A contraddire i delegati di CEDEAO, Unione Africana ed Europea sulla regolarità del voto è però intervenuto l’UFC, che ha denunciato brogli e sparizioni di voti a suo favore, ed ha annunciato la presentazione del ricorso non appena la Corte Costituzionale proclamerà i risultati definitivi (Nigrizia).

Tuesday, 16 October 2007

Elezioni in Togo

La tornata elettorale di domenica 14 si è svolta tutto sommato senza incidenti. Si è trattato di uno scrutinio molto aperto, dato che per la prima volta hanno potuto partecipare tutti i partiti politici.
Circa tre milioni di elettori sono stati chiamati alle urne a scegliere 81 deputati tra i 2100 candidati appartenenti a 32 formazioni politiche.
Gli osservatori hanno costatato una forte partecipazione, diversamente da quanto avvenne nel 2002. In tal caso infatti i principali partiti d'opposizione boicottarono le elezioni. Nel 2005 le presidenziali furono segnate dalle violenze, in seguito alla morte del generale Eyadema, che aveva regnato per 38 anni. Sembra proprio che vi siano i presupposti per un nuovo corso per il Paese (articolo da Rfi).

Beh, con 32 partiti e 81 seggi, direi che a livello di frammentazione il Togo se la gioca bene col nostro Paese ;-)

Tuesday, 18 September 2007

Gbagbo : "Sí alle elezioni in dicembre 2007"

CÔTE D'IVOIRE - 14 settembre 2007 –



In una intervista esclusiva accordata al settimanale « Jeune Afrique », il presidente Laurent Gbagbo rimette in questione le relazioni franco-ivoiriane.

Se si rallegra della partenza di Jacques Chirac, il presidente che l’ha « maggiormente deluso », e afferma di voler giudicare Nicolas Sarkozy « per i suoi atti », Laurent Gbagbo non dimentica, comunque, di ricordare alla Francia che « il tempo dove si poteva dire agli Africani fate questo, fate quell’altro è passato ». Il presidente ivoiriano lo invita ugualmente a ripartire da zero resettando le loro relazioni e lancia l’appello a rientrare in una “nuova era”.

Laurent Gbagbo indirizza anche un messaggio forte agli Ivoiriani. Conferma che, secondo lui, l’elezione presidenziale potrá ben aver luogo in dicembre 2007. Il presidente ivoiriano considera che di fatto tutte le condizioni sono oramai mature e riunite. « Non c’é piú alcuna ragione per non andare veloci », dichiara a chi vuol sentirlo… garantendo « la trasparenza delle elezioni agli Ivoiriani ».

In questo intrattenimento-bilancio su questi cinque anni di crisi che hanno scosso il suo paese, il presidente Gbagbo evoca anche i suoi rapporti con i suoi avversari di oggi (Ouattara e Bédié) e di ieri (Soro e Compaoré) cosí come gli "affari" : il bombardamento del campo militare francese di Bouaké (« [La Francia] vuole nasconderci delle cose ») e la sparizione di Guy-André Kieffer (« Questo non mi implica in nulla »). Ha incoraggiato ugualmente gli Africani a rinforzare le unioni regionali prendere in mano la situazione.

Monday, 17 September 2007

Koroma vince le presidenziali in Sierra Leone

Le storiche elezioni in Sierra Leone si sono probabilmente concluse. Sabato 8 settembre il leader dell'opposizione Ernest Bai Koroma ha vinto il secondo turno delle presidenziali con il 54,6% delle preferenze. Lo ha annunciato oggi la Commissione elettorale nazionale del Paese. Il vice-presidente uscente, Solomon Berewa ha ottenuto il 45,4% dei voti.

Come dicevo mercoledì 5 settembre, era proprio Koroma, il leader dell'All People's Congress (APC), ad esser dato per favorito, avendo vinto anche le politiche dell'11 agosto scorso, le prime elezioni dopo la lunga guerra civile.

Il clima nel Paese però non è sereno. Negli ultimi giorni, quando ormai era evidente la vittoria di Koroma, i rappresentanti del Sierra Leone People’s Party (SLPP), il partito del presidente, hanno presentato un ricorso alla Corte Suprema per proibire alla Commissione Elettorale Nazionale di pubblicare altri risultati parziali. Il giudice della Corte Mary Sei però non ha dato seguito alla richiesta.
Nella capitale Freetown, inoltre, oggi le scuole e gli uffici sono rimasti chiusi per questioni di sicurezza e la polizia ha organizzato posti di blocco in tutta la città (AFP).

Ernest Koroma è stato insegnante e imprenditore, sia in Sierra Leone che in Gran Bretagna. La sua campagna elettorale è stata impostata sul fatto di essere un outsider della politica e di non essere compromesso con il passato di corruzione.
Egli si era candidato anche nel 2002 (nella foto di Allafrica, un manifesto elettorale di allora) ma venne sconfitto dall'attuale presidente Kabbah.
Secondo gli osservatori Koroma avrebbe beneficiato dell'incapacità del governo di assicurare i servizi sociali alla popolazione. Già nelle elezioni amministrative del 2004 crebbero considerevolmente i voti a favore dell'APC(Allafrica).

Sunday, 9 September 2007

Legislative in Marocco: vittoria ai conservatori

Foto scattata a Rabat il 7 settembre. Fonte: Washington Post
Venerdì si sono tenute le elezioni per il rinnovo del Parlamento marocchino. Le proiezioni danno un'affluenza molto bassa, al 37% (Al Jazeera). Questo problema si presentò in misura minore anche durante la precedente chiamata alle urne, in cui solo il 52% degli aventi diritto si recò a votare. Secondo Michel Herr di Radio France Internationale la costante (e fortemente problematica, a mio avviso) astensione è legata principalmente alla mancanza di credibilità del Parlamento e dei politici.
D'altra parte secondo gli osservatori internazionali è stata buona la trasparenza delle procedure, giudicante complessivamente positive. I partiti principali che si sono contesi il campo sono il Partito dell'Indipendenza (Itiqlal), di stampo conservatore, il Partito della Giustizia e dello Sviluppo (PJD), di stampo islamista, il Partito Socialista ed il Movimento Popolare Berberofono. Il Ministero ha già pubblicato dei risultati semidefinitivi e sembra che la vittoria sia andata al partito conservatore, che ha ottenuto 52 seggi. I rappresentanti (guidati dal leader Sa'ad Eddine Othmani) del PJD sostengono però che si sarebbero verificati brogli elettorali. Tale forza politica si è aggiudicata 49 seggi. Questi due partiti sono anche quelli che hanno guadagnato posizioni rispetto alla tornata del 2002 (quando ottennero rispettivamente 47 e 42 seggi).

I partiti che invece hanno visto diminuire le preferenze loro accordate rispetto alle precedenti elezioni sono il Movimento Popolare Berberofono (MP), con 43 seggi e quella socialista (USFP) con 31 seggi (ne ottenne 50 nel 2002).

Secondo Michel Zerr (nell'articolo di RFI), anche se vi è stata un miglioramento delle performance della formazione islamista, non si può certo parlare dell'ampia vittoria che si prefigurava prima delle elezioni, quando sembrava che il PJD sarebbe riuscito ad aggiudicarsi fino a 70/80 seggi.

Secondo Al Jazeera sono state votate solamente 34 donne su 325 seggi (10,5%). Dato sconcertante? Beh, in Italia, in cui in base ai più tipici luoghi comuni le donne sarebbero molto più libere rispetto a quelle dei Paesi dell'area del Maghreb, esse non sono certo più rappresentate: 8,1% al Senato e 11,5% alla Camera nel 2001 e 14,0% e 17,1% rispettivamente nel 2006 (ISTAT).

Thursday, 6 September 2007

Compaoré giudica imperativo rispettare il calendario

Costa d’Avorio, 4 settembre 2007

Il presidente burkinabese Blaise Compaoré, mediatore della crisi della Costa d’Avorio, ha giudicato martedí a Ouagadougou (capitale del Burkina Faso) “imperativo” il rispetto del calendario stabilito per “l’organizzazione di elezioni credibili” in Costa d’Avorio.

« I progressi innegabili realizzati per un’uscita dalla crisi devono essere consolidati quotidianamente e necessitano di un conseguente accompagnamento », ha dichiarato Compaoré, presidente del Comitato di valutazione e accompagnamento dell’accordo di Ouagadougou.

« Diventa imperativo mantenere una veglia costante sugli impegni presi e seguire il cronogramma stabilito al fine di raggiungere l’organizzazione di elezioni credibili », ha proseguito il mediatore della crisi della Costa d’Avorio all’apertura di una riunione di valutazione sul seguito dell’accordo.

Il calendario di applicazione di questo accordo inter-ivoiriano firmato il 4 marzo nella capitale burkinabese, prevedeva di concludere il processo di pace in 10 mesi, con le elezioni in dicembre prossimo, ma da allora ha accumulato ritardi.

Il 12 giugno, M. Compaoré aveva stimato che le elezioni generali, uno dei principali punti del processo di pace, costantemente respinte dalla fine del 2005, potrebbero avere luogo il primo trimestre dell’anno 2008.

M. Soro, capo della ribellione delle “ Forces Nouvelles ” nominato Primo ministro in marzo, è arrivato nella capitale burkinabese a metá pomeriggio per incontrare il presidente Compaoré.

La riunione del Comitato di valutazione, che deve prendere nella serata, era sospesa durante il tempo della visita, ha costatato un giornalista dell’AFP.

L’altro principale firmatario dell’accordo, il presidente Laurent Gbagbo, era rappresentato a Ouagadougou da dei delegati.

Secondo M. Compaoré, “ “les audiences foraines”, il ridispiegamento di sotto-prefetti, la sicurezza del Primo ministro, il servizio civico e i gradi militari” saranno i principali temi evocati martedì dagli attori della crisi “Ivoiriana”.

L’accordo di Ouagadougou ha posto le premesse per un inizio di normalizzazione della sitazione della Costa d’Avorio, con, come sappiamo, l’eliminazione della “zone de confiance” sotto il controllo internazionale che separava il nord dal sud, e un inizio di ridispiegamento dell’amministrazione nazionale nel nord.

Non è, tuttavia, ancora permesso partire con le operazioni di identificazione della popolazione e di disarmo.

Il processo di pace ivoiriano mira a riunificare un paese diviso in due dal settembre 2002 tra nord, controllato dalle FN, e sud rimasto sotto l’autoritá del presidente Gbagbo. Le due fazioni hanno smesso di affrontarsi militarmente alla fine del 2004.

Fonte: jeuneafrique.com

Posted by Alain

Wednesday, 5 September 2007

Sierra Leone in attesa del secondo turno elettorale

Sarà questo sabato il secondo turno della presidenziali in Sierra Leone, che vedrà il ballottaggio tra Solomon Berewa (nella foto a lato), attuale vice-presidente, e Ernest Koroma, il leader del partito che ha vinto le elezioni politiche, l'All People's Congress (APC), che viene dato per favorito.

Secondo l'articolo del Cameroon Tribune (in francese, riportato qui sotto), però, non sarebbe stato molto pacifico il clima durante il primo turno: sono stati una trentina i feriti in tutto il Paese.

L'attuale presidente, Ahmad Tejan Kabbah (che sta terminando il secondo mandato e non può candidarsi) ha reagito al clima di instabilità minacciando la dichiarazione dello stato d'emergenza. Come dicevo lunedì, è la prima volta dalla fine della guerra civile che le autorità del Paese affrontano delle elezioni autonomamente, senza il supporto degli organismi internazionali.

I due sfidanti hanno fatto un accordo domenica scorsa al fine di garantire lo svolgimento del secondo turno in un clima pacifico. In base a tale accordo, entrambi hanno rinunciato alle milizie private. Domani verrà organizzato un incontro tra i due candidati nella capitale del Paese.

Dal Cameroon Tribune, articolo di Raphael Mvogo del 05/09/07

Sierra Leone : compromis pour sauver la paix

Suite aux violences enregistrées pendant la campagne, les deux protagonistes du second tour ont conclu un compromis pour éviter le pire.

Ernest Koroma n’en est plus simplement à caresser le rêve. Principal opposant du chef de l’Etat sortant, Ahmad Tejan Kabbah, frappé par la limite des mandats présidentiels à deux, le leader du Congrès de tout le peuple (All People’s Congress, APC) est convaincu que son heure de gloire est arrivée. Dans le duel au sommet qui l’oppose au vice-président sortant, Solomon Berewa, pour le second tour de l’élection présidentielle sierra-léonaise prévu samedi prochain, il apparaît le mieux placé.

Au premier tour du scrutin le 11 août, Ernest Koroma, 54 ans, était arrivé en tête avec 44,3% des suffrages. Sa formation était également sortie vainqueur des législatives couplées à cette élection, en remportant 59 des 112 sièges du parlement. Candidat du parti au pouvoir, le Parti du peuple de Sierra Leone (Sierra Leone People’s Party, SLPP), Solomon Berewa, lui, avait recueilli 38,3% des voix et s’était logé à la deuxième place à la présidentielle. Et s’agissant du score du SLPP aux législatives, il avait été de 43 sièges de députés remportés.

Dans la perspective du sprint final qui devra les départager dans trois jours, les deux camps se livrent un combat sans merci. La violence s’est, à cet effet, invitée à la campagne électorale, laissant planer le spectre d’une nouvelle escalade sanglante, synonyme de retour des vieux démons qui ont plongé la Sierra Leone dans l’horreur, dix ans durant, de 1991 à 2001. A cause des heurts survenus à Freetown et dans d’autres villes, le pays tout entier a ainsi retenu son souffle la semaine dernière, où une trentaine de blessés ont été enregistrés.

Les deux camps se rejetaient la responsabilité des troubles. L’on frôlait dès lors une crise politique majeure. Pour tenter de calmer la situation, le président Ahmad Tejan Kabbah a dû réagir en excipant la menace de l’état d’urgence. C’est la première fois depuis la fin du conflit civil que les autorités sierra-léonaises assurent seules la surveillance des élections. Les précédents scrutins, la présidentielle et les législatives de mai 2002, et les élections locales intervenues deux ans plus tard, avaient été organisés sous la supervision des Casques bleus de la Mission des Nations Unies en Sierra Leone (MINUSIL, forte de 11.000 hommes), qui se sont retirés en décembre 2005.

Ernest Koroma et son challengeur Solomon Berewa se sont, du reste, accordés à enterrer la hache de guerre en concluant dimanche dernier, lors d’une rencontre avec le chef de l’Etat, un accord visant à garantir la paix lors du second tour de la présidentielle. D’après ce compromis, les deux concurrents se sont engagés à renoncer à l'emploi de milices privées pour leur sécurité. Ils prévoient d’organiser demain, dernier jour de la campagne, un meeting commun à Freetown, la capitale du pays.

Monday, 3 September 2007

Elezioni in Sierra Leone

Per la Sierra Leone l'11 agosto è stata una data storica: si sono tenute le prime elezioni organizzate autonomamente dalla fine della guerra civile. Dopo che le forze delle nazioni unite hanno lasciato il Paese nel 2005, questo costituisce un altro momento fondamentale per il ritorno alla normalità.
Il tasso di partecipazione alle elezioni è stato del 75,4%, segno della voglia di rinnovamento della popolazione. Inoltre secondo gli osservatori locali, le elezioni si sono svolte in un clima di libertà e in un contesto pacifico.
Ha vinto di misura il partito d'opposizione All People's Congress (APC) aggiudicandosi 59 seggi su 112 per quanto riguarda le elezioni parlamentari. Il partito di governo, il Sierra Leone’s people party, ne ha ottenuti solamente 43.

Per le presidenziali la vittoria del primo turno è andata al leader dell’Apc Ernest Koroma (nella foto), con il 44,3% delle preferenze; Solomon Berewa, attuale vice presidente, ha ottenuto il 38,3% dei voti. In autunno vi sarà il secondo turno.

Wednesday, 8 August 2007

Si avvicinano le elezioni in Costa D'Avorio

Come riporta Radio France Internationale il discorso del Presidente ivoriano Laurent Gbabo (nella foto di Afrique Express) di lunedì sera sulle prossime elezioni ha suscitato reazioni moderatamente positive.

Tutte le forze politiche sono d'accordo nel sostenere la necessità delle elezioni al più presto possibile. Il mandato presidenziale, infatti, avrebbe dovuto concludersi due anni fa, nel 2005.

Il Primo Ministro Guillaume Soro darà il via oggi stesso ad un gruppo di lavoro che si occuperà dello svolgimento regolare della tornata elettorale.
È necessario infatti il lavoro delle audiences foraines, istituto nato per colmare il divario tra popolazione censita e popolazione senza certificato di nascita, per l'integrazione dei registri di stato civile e l'assegnazione corretta del diritto di voto ai cittadini. Speriamo in bene!

Tuesday, 7 August 2007

Sudafrica verso le prossime elezioni

What is black empowerment when it seems to benefit not the vast majority but an élite that tends to be recycled? Desmond Tutu

“Negli ultimi tre anni, abbiamo registrato un tasso di crescita annuale del cinque per cento e creato 500.000 posti di lavoro all’anno. Il governo confida che riusciremo a raggiungere il tasso di crescita annuale previsto, di almeno il sei per cento entro il 2008”, ha segnalato Mlambo-Ngcuka, la Deputy President del Paese.
L'economia sudafricana è florida, ma all’agricoltura, all’industria pesante e ai notevoli progressi nel miglioramento di servizi di base, sanità ed istruzione soprattutto, corrisponde una distribuzione del reddito tra le più inique del mondo. Tra popolazione bianca e nera il divario è enorme: i bianchi controllano ancora la maggior parte delle risorse del paese.
Certo non mancano segnali di cambiamento: sono sempre di più gli uomini d’affari neri in ascesa. Inoltre il governo sudafricano è concretamente impegnato nella lotta alla corruzione, l’industria manifatturiera ed i servizi finanziari contribuiscono per una quota sempre maggiore del PIL. Ma restano grandi sfide da affrontare: tubercolosi, HIV, malaria e la disoccupazione. Anche l’inflazione è alta: ha superato il 5,5%. Un dato che ha messo in difficoltà soprattutto i dipendenti del settore pubblico, in particolare i lavoratori del settore sanitario e dell'istruzione, che tra maggio e giugno 2007 hanno indetto uno sciopero ad oltranza durato 4 settimane, per chiedere un aumento del salario minimo e altre rivendicazioni contrattuali.

Come ricorderete all’inizio del mese scorso (9-12 luglio) una delegazione commerciale italiana, capeggiata da Massimo D'Alema, ha visitato il Sudafrica. L’Italia è infatti tra i primi dieci principali partner commerciali del Sud Africa. Secondo Ronnie Mamoepa, portavoce del Ministero sudafricano degli affari esteri, il Sud Africa ha un equilibrio commerciale in negativo con l’Italia, fatta eccezione per l’oro e alcuni altri minerali. Ciò che preoccupa invece Roma è “il problema delle imposte doganali per prodotti come vino e liquori. C’è troppa burocrazia. Anche altri dazi sono considerati troppo alti”. La sfida è restringere la bilancia commerciale, che attualmente è in favore dell’Italia, così da assicurare che i due paesi possano beneficiare delle relazioni commerciali in modo reciproco. Questo però dovrebbe essere fatto senza ridurre gli attuali livelli di investimenti. Il Sud Africa spera inoltre di beneficiare dall’esperienza dell’Italia nel settore delle microimprese, e delle piccole e medie imprese.

Ma rimangono ancora delle sfide da affrontare, tra cui lo Zimbabwe, di cui D’Alema e il suo omologo sudafricano, Nkosazana Dlamini-Zuma, hanno discusso durante la visita. Lo Zimbabwe, prima della crisi attuale, era la seconda economia più forte della Comunità per lo sviluppo dell’Africa australe (SADC), dopo il Sud Africa.

Un altro problema per gli investitori italiani è il tasso di criminalità. Infatti proprio disoccupazione, inflazione e disuguaglianza sociale ed economica sarebbero le cause della crescita di violenza nei grandi centri urbani: secondo il Dipartimento di Sicurezza Sudafricano, quest’anno il tasso di criminalità nelle città è cresciuto del 56%. Il rapporto 2006/2007 del South Africa Police Service mostra un aumento del 3,5 per cento negli omicidi; del 118 per cento nei furti violenti alle banche; un’escalation del 25,4 per cento nei furti di appartamenti, e un aumento del sei per cento nei dirottamenti di veicoli.

Attorno a questi temi, che compongono l’agenda politica del governo, il dibattito in vista delle elezioni presidenziali che si terranno nel 2009 è già iniziato. L’Alleanza democratica, principale partito d’opposizione all’African National Congress ha già nominato il nuovo segretario generale: è Helen Zille, attuale sindaco di Cape Town. L'African National Congress, il partito sudafricano al governo, ha aperto la campagna per decidere chi succederà al presidente Thabo Mbeki, che verrà deciso in dicembre. Il leader sarà anche il candidato alle elezioni del 2009 e quasi sicuramente anche il prossimo capo di stato, dato che alle elezioni del 2004 l'Anc ha ottenuto il 70 percento dei voti. Al momento il favorito è Jacob Zuma (vedi foto), uno dei personaggi chiave della sinistra dell’Anc. Zuma in passato è stato accusato e poi prosciolto per i reati di stupro e corruzione, ma ora il vice-presidente dell'ANC è decisamente in corsa per le presidenziali.

Fonti: peacereporter, IPS, Nigrizia.

Monday, 23 July 2007

Costa d'Avorio: rimangono i caschi blu

Il 16 luglio con la risoluzione 1765 il Consiglio di Sicurezza dell’Onu ha deciso all’unanimità che i caschi blu dell’Onu resteranno in Costa d’Avorio altri sei mesi, fino al 15 gennaio 2008. Il fine è quello di “consentire il regolare svolgimento di elezioni libere e trasparenti”, fissate per ottobre 2007.

Secondo Nigrizia il consiglio ha inoltre accolto la richiesta del presidente ivoriano Laurent Gbagbo, di sostituire il responsabile ONU per le elezioni in Costa d’Avorio, Gerard Stoudmann, ed ha assegnato la carica ad Abou Moussa, rappresentante speciale di Ban Ki-Moon. La richiesta di Gabgbo, presentata due mesi fa, aveva suscita dure proteste da parte dell’opposizione e critiche e scetticismo anche da parte di molti diplomatici, da sempre convinti che l’unico modo per assicurare al paese un corretto e regolare svolgimento delle elezioni sia la copertura delle Nazioni Unite. Nel tentativo di rasserenare l’opposizione, Moussa ha già fatto sapere che creerà una unità tecnica di collaboratori per monitorare il processo elettorale.
La Costa d’Avorio non conosce consultazioni popolari dal 2002, anno del colpo di stato. Dopo essere state fissate nell’ottobre 2005 e rinviate al 2006, quest’anno forse le elezioni si terranno davvero. Ma le tensioni ancora forti nel paese potrebbero ancora far slittare la data prevista.

Il 21 luglio le nazioni Unite hanno annunciato di aver sospeso il contingente militare del Marocco che partecipava alla missione di peacekeeping in Costa d'Avorio, mentre è in corso un'inchiesta su un presunto e vasto fenomeno di abusi sessuali.
Ieri funzionari delle Nazioni Unite, parlando sotto anonimato, avevano spiegato che l'inchiesta riguarda soldati marocchini che hanno fatto sesso con un vasto numero di minorenni nella zona di Bouake, una roccaforte dei ribelli che si trova nel nord della Costa d'Avorio.
Toure ha detto che le accuse sono venute alla luce dopo che la missione Onu ha avviato una campagna contro lo sfruttamento sessuale (REUTERS).