Foto scattata a Rabat il 7 settembre. Fonte: Washington Post
Venerdì si sono tenute le elezioni per il rinnovo del Parlamento marocchino. Le proiezioni danno un'affluenza molto bassa, al 37% (Al Jazeera). Questo problema si presentò in misura minore anche durante la precedente chiamata alle urne, in cui solo il 52% degli aventi diritto si recò a votare. Secondo Michel Herr di Radio France Internationale la costante (e fortemente problematica, a mio avviso) astensione è legata principalmente alla mancanza di credibilità del Parlamento e dei politici.
D'altra parte secondo gli osservatori internazionali è stata buona la trasparenza delle procedure, giudicante complessivamente positive. I partiti principali che si sono contesi il campo sono il Partito dell'Indipendenza (Itiqlal), di stampo conservatore, il Partito della Giustizia e dello Sviluppo (PJD), di stampo islamista, il Partito Socialista ed il Movimento Popolare Berberofono. Il Ministero ha già pubblicato dei risultati semidefinitivi e sembra che la vittoria sia andata al partito conservatore, che ha ottenuto 52 seggi. I rappresentanti (guidati dal leader Sa'ad Eddine Othmani) del PJD sostengono però che si sarebbero verificati brogli elettorali. Tale forza politica si è aggiudicata 49 seggi. Questi due partiti sono anche quelli che hanno guadagnato posizioni rispetto alla tornata del 2002 (quando ottennero rispettivamente 47 e 42 seggi).
I partiti che invece hanno visto diminuire le preferenze loro accordate rispetto alle precedenti elezioni sono il Movimento Popolare Berberofono (MP), con 43 seggi e quella socialista (USFP) con 31 seggi (ne ottenne 50 nel 2002).
Secondo Michel Zerr (nell'articolo di RFI), anche se vi è stata un miglioramento delle performance della formazione islamista, non si può certo parlare dell'ampia vittoria che si prefigurava prima delle elezioni, quando sembrava che il PJD sarebbe riuscito ad aggiudicarsi fino a 70/80 seggi.
Secondo Al Jazeera sono state votate solamente 34 donne su 325 seggi (10,5%). Dato sconcertante? Beh, in Italia, in cui in base ai più tipici luoghi comuni le donne sarebbero molto più libere rispetto a quelle dei Paesi dell'area del Maghreb, esse non sono certo più rappresentate: 8,1% al Senato e 11,5% alla Camera nel 2001 e 14,0% e 17,1% rispettivamente nel 2006 (ISTAT).
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