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Thursday, 4 November 2010

Petizione per cancellare la condanna a morte dei bambini del Darfur

Italians for Darfur Onlus



2 Novembre 2010:

"Ci risiamo. Il 21 Ottobre, la Corte Speciale ha condannato a morte altri quattro bambini, ritenuti colpevoli di aver partecipato all'assalto di un convoglio in Sud Darfur, nel maggio 2010. Solo due minorenni sono stati sottoposti a visite mediche per verificarne l'età, come prevede il Sudanese Child Act, approvato dallo stesso Governo, che proibisce l'esecuzione di minori di 18 anni.
Firma anche tu l'appello di Italians for Darfur, affinchè la pena di morte venga commutata in altra pena. Circa 15.000 persone lo hanno già fatto in sole tre settimane, in occasione della precedente denuncia di Italians for Darfur, consacrandone il successo con la sospensione della pena. Anche questa volta, speriamo, grazie alle vostre firme, di recapitare in breve tempo il nostro appello alle autorità sudanesi".

Antonella Napoli, Presidente di Italians for Darfur

Con questo appello chiediamo al Governo sudanese di sospendere la sentenza ma anche di approfondire le responsabilita' del coinvolgimento di questi bambini in azioni di guerra.

Ferma la mano del boia, firma l'appello di Italians for Darfur.

Condividi e fai firmare il link seguente tra i tuoi amici e sui maggiori siti e social network italiani:

http://www.italianblogsfordarfur.it/petizione/

Tuesday, 11 August 2009

"UNAMID non è un fallimento.E’ il malandato prodotto dell’ostruzionismo del Governo sudanese e di una comunità internazionale negligente"

Sono trascorsi due anni dall'approvazione della Risoluzione 1769 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite che dava il via alla missione ibrida dell' Unione Africana e delle Nazioni Unite in Darfur, Sudan (UNAMID).

In occasione del rinnovo del suo mandato, ventitrè ONG, tra cui ITALIANS FOR DARFUR ONLUS per l'Italia, impegnate da anni nella campagna internazionale in difesa dei diritti umani in Darfur, hanno stilato e sottoscritto un documento congiunto sullo stato dell'UNAMID, evidenziandone i limiti e gli interventi necessari e improrogabili per garantire una efficace protezione dei civili coinvolti dal conflitto, in corso da oltre sei anni.

Il contingente di peacekeepers, infatti, sebbene sia riuscito a garantire in alcuni casi il miglioramento delle condizioni di sicurezza in ristrette aree della regione, paga il costante ostruzionismo del governo sudanese e la negligenza e irresponsabilità della comunità internazionale, che non riesce a fornire le basilari risorse logistiche, in particolare i velivoli da trasporto, fondamentali in un'area grande quanto la Spagna.

Ma ciò non significa che non possa essere potenziato e messo nelle condizioni di ottemperare al proprio mandato. UNAMID è stato stanziato in Darfur per il lungo termine e, se la comunità internazionale è effettivamente votata a costruire una pace sostenibile in Sudan, deve allo stesso modo impegnarsi per creare un UNAMID efficace.

Negli ultimi sei mesi, alcuni barlumi di speranza hanno illuminato il potenziale impatto positivo che UNAMID può avere nella stabilizzazione della sicurezza e nella creazione di una situazione favorevole per i negoziati politici. Ci riferiamo alla forte risposta da parte dell’UNAMID alle violenze scoppiate a Muhajeria a al ruolo positivo della missione a seguito dell’espulsione di alcune organizzazioni umanitarie all’inizio di marzo.Purtroppo, questi esempi rimangono una rara eccezione piuttosto che la norma.

C’è un urgente bisogno di una chiara dimostrazione di volontà politica da parte della comunità internazionale che sostiene UNAMID. E’ il necessario ingrediente per porre fine all’ostruzionismo del Sudan e per fornire risorse indispensabili alla missione.

La comunità internazionale deve raccogliere tutta la sua determinazione per dare seguito alle promesse che riguardano l’ UNAMID e per sostenere il conseguimento della pace in Darfur.

Il rapporto completo, in italiano, delle ONG sulla missione UNAMID è disponibile sul blog di Italians for Darfur : "Building a better UNAMID"

Fonte: Italians for Darfur

Monday, 21 July 2008

The Harry Potter Alliance compie una petizione per il Darfur

The Harry Potter Alliance for Darfur

Ancora una volta, The Harry Potter Alliance convoca il suo Esercito di Silente della vita reale per prendere posizione contro i genocidi che si compiono in Darfur, questa volta con una tattica diversa: cambiare canale durante gli spot pubblicitari dei giochi olimpici di Pechino 2008. Lo slogan che li accompagna è "Un mondo. Un sogno."

La Cina, anfiteatro dei giochi olimpici di questo anno, è anche il paese che finanza il Sudan per l'acquisto di armi belliche, che finiranno con l'assasinio di migliaia di cittadini innocenti in Darfur. Nonostante le innumerevoli proteste amplificate in tutto il mondo, il governo cinese continua a mostrarsi indifferente a riguardo, mantenendo viva la contraddizione con lo spirito dei giochi olimpici, che sempre hanno unito il mondo. L'Alleanza Harry Potter si chiede se il governo cinese possa mai rendersi conto della situazione e prendere dei provvedimenti, dei compromessi, e incominciare a parlare seriamente a riguardo. O rimarrà sempre in silenzio?

GiratempoWeb, già membro dell'iniziativa Italian Blogs for Darfur, appoggia anche l'iniziativa dell'associazione The Harry Potter Alliance. Aiutaci anche tu, firmando la petizione avviata da The Harry Potter Alliance e Italian Blogs for Darfur.

La situazione è seria. Non rimanere indifferente.

Sunday, 13 July 2008

CPI incrimina presidente Sudan Al-Bashir per crimini di guerra

Il Washington Post ha anticipato la settimana scorsa che domani, lunedì 14 luglio, Luis Moreno-Ocampo, il Procuratore capo del Corte Penale Internazionale dell'Aia, presenterà alla Corte le conclusioni di mesi di indagini sui crimini di guerra e contro l'umanità commessi in Darfur, chiedendo l'incrimanazione di più sospettati, esponenti del governo di Khartoum, tra cui il Presidente sudanese Omar Al-Bashir.
Prima d'oggi, nell'aprile 2007, Moreno-Ocampo aveva anche ottenuto due mandati d'arresto per crimini di guerra e contro l'umanità nei confronti dell'ex ministro dell'Interno Ahmed Harun, oggi ministro degli Affari umanitari, e il leader dei janjaweed Ali Kosheib, entrambi ancora in libertà a causa del rifiuto del governo sudanese di consegnarli alle autorità competenti.
Dal febbraio 2003, il conflitto in Darfur ha fatto più di 250,000 vittime e ha provocato 2 milioni di sfollati.
La comunità darfuriana in Italia ha organizzato un presidio di fronte all'Ambasciata Sudanese (via Prati della Farnesina 57, 00194 Roma) domani, lunedì 14 luglio alle ore 15:00 - in concomitanza con le altre manifestazioni che si terranno a Londra, Bruxelles e Parigi - per sostenere l'iniziativa penale della CPI affinché venga fatta giustizia per le vittime del Darfur. Chiederemo inoltre all'Italia di fare sentire la propria voce a livello europeo e nel consesso internazionale affinché il Darfur non venga lasciato solo in questa delicata fase, dal momento che il rinvio a giudizio di Bashir potrebbe causare ulteriori sommosse all'interno del Paese e inasprire i contrasti tra esercito e milizie filo-governative da un lato e i gruppi ribelli del Darfur dall'altro. Ci rivolgeremo all'Italia, in quanto membro non permanente del Consiglio di Sicurezza dell'Onu, perché eserciti pressioni affinché venga al più presto schierata la forza ibrida di peacekeeping Onu-Unione Africana (UNAMID) secondo quanto stabilito dalla Risoluzione 1769/2007, che fissava il termine massimo di dispiegamento per dicembre 2007.
Per info: 346-0725239

Friday, 27 June 2008

Firma la petizione ai Capi di Stato del G8 per il Darfur

Italians for Darfur sostiene in Italia l'iniziativa di Human Rights First sulla petizione ai Capi di Stato del G8 affinchè prendano una decisione concreta sulla crisi del Darfur.

In due settimane i capi di Stato e di Governo dei Paesi del G8 (USA, Canada, Giappone, Regno Unito, Germania, Francia, Italia e Russia) si incontreranno durante il summit annuale in Giappone per discutere di questioni di interesse globale.
É evidente come la violenza in Darfur, che ha provocato piú di 300.000 morti e 2.000.000 di sfollati, sia una questione di interesse globale.

L’imminente summit del G8 di Hokkaido, Giappone, si colloca in un momento particolarmente delicato per la popolazione del Darfur e di tutto il Sudan. L’intensificarsi delle violenze in Darfur ha causato centinaia di morti e di sfollati. I recenti combattimenti di Abyei pongono a rischio il già fragile Comprehensive Peace Agreement (CPA) tra il nord e il sud del Paese.
Il Governo del Sudan e il mondo intero presteranno la massima attenzione al G8.
La scorsa settimana oltre 40 organizzazioni non governative, in rappresentanza di tutti gli Stati membri del G8 e del Sudan, hanno inviato un appello ai Capi di Stato e di Governo del G8 e del Sudan, esortando l’adozione delle seguenti misure:

• Cessazione immediata delle violenze in Darfur.
• Interruzione del trasferimento, diretto o indiretto, di armi in Darfur, il quale avviene in palese violazione dell’embargo delle Nazioni Unite
• Rapido dispiegamento della forza di peacekeeping in Darfur (United Nations African Mission in Darfur - UNAMID).
• Un rafforzato processo di pace in Darfur.
• Giustizia e responsabilità per i crimini commessi.

Clicca qui per unirti ad attivisti di tutto il mondo e per chiedere ai leader del G8 di prendere una decisa posizione, inclusa una promessa di azioni concrete, contro le violenze in Darfur e Sudan.

Wednesday, 18 June 2008

Il rappresentante dei rifugiati del Darfur in Italia, arrestato in Ciad

Inoltro da Italian blogs for darfur

Suleiman è il nome vero di un uomo. Non uno come tanti in Darfur, smarrito nell'abaco freddo della statistica, ma un uomo che è anche un amico. Come tanti, in Darfur, Suleiman cerca di portare un pò di luce nelle tenebre sanguinarie che circondano la sua gente. Ha lasciato la sua famiglia al confine con il Ciad, per giungere in Italia anni fa e denunciare quanto accadeva nella sua terra. Rifugiato, non ha smesso di lottare per sopravvivere anche in Italia. L'abbiamo conosciuto anche noi, quando muovevamo incerti i primi passi, e abbiamo trovato lui, nel suo sguardo che basta da solo a raccontare il silenzio dentro.

Da qualche mese è tornato in Ciad, per ricongiungersi alla sua famiglia, per fotografare quanto orrore ancora, dopo cinque anni almeno, si abbatte sui profughi del Darfur.
Abbiamo raggiunto telefonicamente un suo amico a Parigi, Adam. Che ci ha spiegato cosa accade ora a Suleiman, figlio indomito del Darfur.

"On June 13, 2008, the Government of Chad arrest Solyman in a displaced persons camp in eastern Chad at a distance of about 65 kilometers from the area of Tina .
Accused of having instigated the citizens to work against the government of Chad and he came from Italy to urge citizens to work in the opposition ranks Chad.
The fact is that the Sudanese governments is the main reason behind his detention and clarify that as follows:
In the camps of displaced there are security men affiliated to the Government of Chad, but the Sudanese government pay large sums of money for them to make scenarios so as to serves the Sudanese government and his goals
According to that, the security men whom I refer to them above they lying to the government of Chad and they say that ,Solomon come to the camps aimed to inciting citizens and every day he meets by them for that goal.
The Government of Chad was simple and naive ,they are believed that lies and was arrested him and now in the investigation".

Attendiamo con speranza e fiducia la conclusione di questo spiacevole momento.

Monday, 9 June 2008

AL VIA ANCHE IN ITALIA LA CAMPAGNA INTERNAZIONALE PER LA GIUSTIZIA IN DARFUR

ITALIANS FOR DARFUR lancia un appello per la consegna dei criminali di guerra al Tribunale Penale Internazionale. Testimonials d’eccezione i NEGRAMARO.


Roma, 5/6/08 – Parte oggi, anche in Italia, la campagna internazionale per la giustizia in Darfur, grazie alla collaborazione nata tra Italians for Darfur, associazione per i diritti umani in Darfur e membro della Save Darfur Coalition, e i Negramaro, una delle più importanti e note band italiane.
“Giù le mani dagli occhi – Via le mani dal Darfur” è il messaggio del video, presentato in anteprima al concerto del 31 Maggio a San Siro, attraverso il quale i NEGRAMARO rilanciano l’appello di Italians for Darfur al Governo Italiano affinchè esprima profonda preoccupazione, presso le Nazioni Unite, per la volontà del governo sudanese di non consegnare alla Corte Penale Internazionale i due principali sospettati di crimini contro l’umanità, Ahmad Harun and Ali Kushayb.

Il video vuole essere anche una denuncia del silenzio dei media sulla crisi umanitaria in corso da oltre cinque anni in Darfur, che ha provocato oltre 300.000 morti e due milioni e mezzo di sfollati: i sei componenti della band salentina, che hanno gli occhi coperti da mani non proprie, sono seduti a semicerchio davanti a un televisore non sintonizzato.Il procuratore capo del Tribunale Penale Internazionale, Luis Moreno Ocampo, riferirà oggi 5 giugno al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, a New York, della situazione dei diritti umani in Darfur.

Il Tribunale Penale Internazionale ha emesso un mandato di arresto per i due principali sospettati di gravi crimini contro l’umanità da oltre un anno, dal 27 Aprile 2007. Ahmad Harun e Ali Kushayb, rispettivamente Ministro agli Affari Umanitari e capo della milizia janjaweed, hanno a loro carico ben 51 capi di accusa per crimini di guerra e crimini contro l’umanità, incluse esecuzioni sommarie, persecuzioni, torture e stupro, ma non sono stati ancora consegnati dal governo sudanese all’ autorità internazionale.

Italians for Darfur e le associazioni della Save Darfur Coalition chiedono che le Nazioni Unite adottino una nuova risoluzione affinchè il Sudan cooperi completamente con la Corte Penale Internazionale.
*Il comunicato è stato invece ripreso dalle agenzie ANSA, ADNKRONOS, APCOM, ILVELINO.

Sunday, 1 June 2008

Sale la tensione anche in Sud Sudan: 50.000 in fuga da Abyei

"L'ONU esprime preoccupazione per gli scontri tra l' Esercito di liberazione del Sud Sudan (SPLA) e le Forze Armate Sudanesi (SAF), iniziati il 14 maggio, nella città di Abyei, South Kordofan, centro di un'area di confine contesa dal 2005 per la ricchezza di petrolio nel sottosuolo.
La città, secondo quanto stabilito dai protocolli di Abyei, parte del Comprensive Peace Agreement del 2005, è considerata storicamente il ponte tra Nord e Sud Sudan, ma continua ad essere contesa tra le due parti a causa del grande giacimento di petrolio della regione, nonostante i termini del protocollo siano ufficialmente condivisi. Anche dopo il nuovo accordo di cessate-il-fuoco del 16 maggio, che stabiliva l'allontanamento delle forze regolari dal centro alla periferia, gli scontri sono continuati, causando la fuga di 50.000 civili. Secondo le forze ribelli dello SPLA Khartoum avrebbe disatteso i termini dell'accordo" (Italian blogs for Darfur).
Intanto Misna comunica che "il presidente sudanese Omar Bashir ha proposto la creazione di un’amministrazione congiunta per la regione petrolifera di Abyei," proprio a causa di questi scontri. "La proposta di un’amministrazione congiunta, presentata dal National Congress (Ncp), partito di maggioranza del governo di Khartoum, “è già stata sottoposta alle autorità del sud Sudan che la stanno esaminando", secondo il presidente.

Friday, 16 May 2008

Scontri ed arresti di darfuriani nella capitale sudanese

Arresti arbitrari e campagna razzista contro i darfuriani: è l’accusa che i ribelli del Darfur lanciano a Khartoum, dopo la violenta reazione delle forze di polizia in seguito all’attacco dei ribelli del Movimento per la giustizia e l’uguaglianza (Jem), sferrato il 10 maggio scorso nella capitale del Sudan.
Da sabato almeno 300 persone sarebbero state fermate; per sospetti legami con i guerriglieri, secondo la polizia; per tratti fisici tipici del Darfur, secondo i ribelli e le associazioni per i diritti umani attive nel paese. [..]

Articolo completo: nigrizia

Tuesday, 6 May 2008

Un libro sulla tragedia del Darfur

E' da poco uscito nelle librerie italiane il bestseller mondiale "IL TRADUTTORE DEL SILENZIO" di DAOUD HARI (edizioni Piemme). L'autore, sulla base della sua triste esperienza degli orrori della guerra in Darfur, durante la quale è stato torturato ed imprigionato, ha scritto questo libro, mirabilmente privo di sentimenti di odio e vendetta verso i suoi persecutori, i janjaweed al soldo del governo sudanese. Nel testo racconta la sua storia e le dolorose vicende del Darfur.

Fonte: Italians For Darfur

Monday, 21 April 2008

Hassan, un bambino come tanti in Darfur

“La situazione nel Darfur va migliorando e continuiamo a sentire di 200.000 persone uccise in Darfur. Questo è un numero esageratamente elevato”.

Ministro della Giustizia Sudanese in risposta a un rapporto del 16 Marzo 2007 presentato al Consiglio di Sicurezza dell’ONU circa gli stupri di massa e le uccisioni in Darfur.

Cinque anni fa nasceva Hassan un bambino come tanti, in Darfur. Grandi occhi neri che scrutano la notte che l’ha partorito.

Hassan è un Fur, una delle più grandi etnie del Darfur, ma è anche un Sudanese. Come i bambini nati a Karthoum, la capitale del Paese, così distante dal suo piccolo villaggio vicino a El-Fasher, si affaccia curioso sul suo angolo di mondo e, apparentemente, con gli stessi diritti. Ma mentre il primo avrà davanti a sé la possibilità di crescere in una città sempre più ricca, in cui gli investimenti stranieri, soprattutto cinesi, aprono sempre più strade solcate da grossi SUV e si innalzano ai lati nuovi edifici e alberghi di lusso, Hassan trascorrerà i prossimi suoi anni in un campo profughi, per sfuggire alla morte certa. La sua colpa è essere un Fur, un abitante del Darfur. Le sue origini africane lo marchiano sin dalla sua nascita e lo condannano alla morte o alla fuga dai janjaweed, le milizie arabe a cavallo finanziate dal governo sudanese, e dai bombardamenti aerei.

Questo aprile moltissimi dei tre milioni di bambini in Darfur hanno raggiunto il loro quinto anno senza mai conoscere la pace. Cinque lunghi anni in cui la comunità internazionale ha fallito nel rispondere adeguatamente alla crisi in corso.

Molti di essi sono stati traumatizzati da quanto hanno visto. La Human Rights Watch ha mostrato al mondo numerosi disegni dei bambini di un campo profughi del Darfur, nei quali i colori, il tratto, le figure umane esangui non danno spazio alla gioia e alla speranza: il clima di paura, insicurezza, e l’aumento della violenza domestica, compromettono la loro sicurezza, e soprattutto il loro futuro. I bambini che vivono fuori dai campi profughi vivono in costante attesa di un probabile attacco al loro villaggio, senza ricevere assistenza sanitaria e istruzione. Moltissimi vengono ridotti in schiavitù, come soldati bambino o come schiavi sessuali.

I rapporti ufficiali delle ONG impegnate in Darfur parlano chiaro: l’Unicef parla di oltre un milione di bambini non raggiunto dagli aiuti umanitari e Save The Children fissa ad almeno 650.000 la quota sconcertante di bambini in età scolare che non ricevono istruzione. Solo nelle ultime settimane di febbraio, in cui si sono registrati pesantissimi attacchi dell’esercito sudanese nel Darfur occidentale, centinaia di bambini tra i dodici e i diciotto anni sono scomparsi senza lasciare traccia alcuna.

Anche il nuovo rapporto dell' ONU non lascia spazio alle speranze: il 16,1% di bambini del Darfur sono malnutriti, contro il 12,9 % dell'anno scorso. Tra i 6 e i 29 mesi di età e nel Nord Darfur, i casi peggiori di malnutrizione. Il dossier ha confrontato i dati provienienti dai campi profughi, dove sono costretti a vivere oltre due milioni di persone, e dalle aree colpite dalla guerra.

In Darfur operano oltre 80 ONG e tredicimila operatori umanitari ma, nonostante il loro impegno e le enormi risorse finanziare messe in campo, le condizioni igieniche, la distribuzione dei viveri e le condizioni di sicurezza continuano a peggiorare, e si moltiplicano gli attacchi agli operatori umanitari, aumentati del 150%. Quella in Darfur, insomma, rimane una delle più grandi crisi umanitarie ancora aperte che tiene alta la posizione del Sudan tra gli Stati nemici dei diritti umani. Così il Dipartimento di Stato ‘americano’ definisce la situazione dei diritti umanitari nel Paese: "terribile".

Fonte: Italians for Darfur

Monday, 31 March 2008

Rapporto "Crisi dimenticate": grande successo della campagna di Italians for Darfur

Nonostante il Darfur resti una delle più gravi crisi dimenticate dai media, come dimostrano i risultati del nuovo rapporto dell'Osservatorio di Pavia sulle crisi dimenticate, emerge dalla lettura del dossier la prova dell'efficacia della campagna che Italians for Darfur porta avanti contro l'indifferenza dei media mainstream, unica in Italia per il Darfur.
Da quando è attiva la campagna mediatica di Italians for Darfur, grazie ai due passati Global Day for Darfur, i primi in Italia, e al concerto all' Auditorium di Roma, si è registrato un forte aumento delle notizie dedicate alla martoriata regione del Sudan, sebbene il loro numero sia ancora del tutto insufficiente.
Scrive l'Osservatorio di Pavia:
"Nel precedente rapporto sulle crisi dimenticate la situazione del Darfur riceveva un’attenzione scarna (12 notizie), mentre nel 2007 i servizi che parlano di Darfur sono diventati 54. In questo numero sono incluse le notizie che si limitano a citare il problema in pochi secondi [...] molta della visibilità è stata garantita dalle iniziative di sensibilizzazione che si sono susseguite durante tutto l’anno, quali, per citarne alcune, il Global Day for Darfur (per la prima volta anche in Italia) alla fine di aprile, la giornata mondiale per il Darfur a settembre, il riconoscimento assegnato a George Clooney in occasione del Summit Mondiale dei Premi Nobel per la Pace, l’uscita del doppio CD contenente il rifacimento delle canzoni di John Lennon, il cui ricavato è stato destinato alle popolazioni vittime del conflitto.
Lo scopo di alcune di queste iniziative, al di là della raccolta di fondi, è stato proprio quello di far uscire dalla spirale mediatica del silenzio un paese che rimaneva dimenticato, nonostante la gravità della situazione; da questo punto di vista, non sono mancati servizi giornalistici che hanno dedicato una riflessione alla dimenticanza dei media."

Anche quest'anno l'azione di Italians for Darfur continua il 9 aprile dalle ore 17.00 all'Università RomaTRE, Scienze Politiche con un Workshop sul Darfur, in preparazione al GLOBAL DAY FOR DARFUR, il 12 Aprile ore 10.00 a Piazza Venezia, Roma.

Saturday, 8 March 2008

Souad Sbai: i crimini nel Darfur sono sulla coscienza di tutti

"Il silenzio assordante sulla situazione umanitaria e politica in Darfur, sta lasciando morire nella totale indifferenza un'intera popolazione. Bambini e donne sono le vittime che non hanno nessun diritto di difesa e tutti crimini cui sono sottoposti, abusi, mutilazioni e mortificazioni delle anime e dei corpi nella totale assenza del rispetto della vita e della dignità, devono essere sulla coscienza di tutti e di ognuno di noi. Come donna, come rappresentante delle donne marocchine e soprattutto come direttrice di un giornale "Al Maghrebiya" attraverso il quale ho sempre cercato di essere una voce, seppur flebile verso la sensibilizzazione per il Darfur, lancio un appello pubblico a tutte le ONG internazionali, agli Stati ed ai politici di ogni schieramento ad una mobilitazione generale ed ad un forte segnale di civiltà ed umanità. Una sorta di Telethon internazionale pro -Darfur non solo per gli aiuti economici ma per avviare con forza ed a gran voce, una richiesta agli Stati che hanno le maggiori responsabilità. Bisogna dire BASTA! a questa vergogna dovuta alla mancanza di interessi economici da parte delle maggiori potenze che hanno fatto scendere il silenzio. Il grido di dolore delle donne e dei bambini deve rimbombare nella mente di tutti..non c'è più tempo e personalmente sarò in prima linea , con tutte le mie forze affinchè si possa agire per il ripristino dei diritti negati. Autorizzo Italian Blogs for Darfur alla diffusione della mia posizione, senza strumentalizzazioni di sorta, ma per il solo scopo di dimostrare che "mettendoci la faccia" tutti possiamo contribuire a cambiare le cose.

Diachiarazione rilasciata a Giulia Fresca per Italian Blogs for Darfur

Wednesday, 5 March 2008

Scontri tra militari sudanesi ed EUFOR

Due vittime e un soldato francese disperso per lo scontro tra militari sudanesi e i caschi blu dell’Eufor al confine tra Ciad e Darfur. Alta la tensione tra Khartoum e Parigi. L’Ua promette di fare chiarezza.

Da pochi giorni è attiva la forza dell'EUFOR sul confine tra Sudan e Ciad, la missione europea a guida francese incaricata di proteggere la popolazione del Darfur in fuga dagli scontri tra ribelli ed esercito sudanese.

Ieri ci sono stati scontri a fuoco tra truppe europee e sudanesi, almeno due i morti, un civile e un soldato sudanese. A motivare la sparatoria un’incursione europea in territorio sudanese: i caschi blu hanno attraversato il confine, così affermano i portavoce militari, per recuperare un mezzo di trasporto finito accidentalmente oltre la linea di frontiera. Il veicolo, una jeep su cui viaggiavano 2 militari francesi, avrebbe quindi avuto un incidente mentre si trovava ancora tre chilometri dentro il territorio del Sudan, ma mentre aspettava l'arrivo dei soccorsi, sono stati assaltato dall'esercito sudanese, che ha ferito uno dei due militari.

Diversa la versione di Khartoum, che accusa l'EUFOR di essere entrata nel suo territorio per cinque chilometri e di aver aperto il fuoco contro un posto di blocco dell'esercito. La jeep coi due caschi blu francesi sarebbe fuggita alla risposta al fuoco dei sudanesi. Dopo trenta minuti altri tre mezzi e un elicottero delle forza europea sarebbero tornati sul posto, ingaggiando uno scontro a fuoco con i militari del posto di blocco.

Il soldato francese ferito è tuttora dato per disperso. Il ministro della Difesa francese, Herve Morin, ha chiesto ufficialmente l'intervento del governo sudanese per rintracciarlo. Khartoum , da parte sua, nega ogni ritrovamento di soldati stranieri. L'Unione africana, nel tentativo di stemperare la tensione tra Parigi e Khartoum, ha annunciato che svolgerà delle indagini "per chiarire al piu' presto la dinamica dei fatti".

La missione Eufor, dispiegata in Ciad e nella Repubblica Centrafricana e composta da 3.700 uomini, di cui circa 2.100 francesi, ha iniziato le operazioni da pochi giorni, dopo lunghi rinvii, anche a causa della contrarietà sudanese al progetto. Per quanto le cause dell'incidente di martedì siano tutte da verificare, questo primo scontro conferma che, nonostante il formale appoggio sudanese alla missione, le truppe europee difficilmente potranno collaborare con l'esercito di Khartoum.

Fonte: nigrizia

Monday, 3 March 2008

Sudan: Centinaia di migliaia di bambini in Darfur non vanno a scuola


Nairobi "La metà di tutti i bambini della regione del Darfur, circa 650.000, non riceve una formazione scolastica, malgrado gli sforzi delle varie organizzazioni per fornire l'istruzione negli accampamenti e nelle città in tutta la regione (sudanese) occidentale". [..]

"L'istruzione è la base per avere società economicamente sostenibili e più pacifiche. Ma la comunità internazionale è stata restia a costituire e finanziare la scuola in situazioni di conflitto", ha dichiarato Charles MacCormack, presidente di Save the Children - Stati Uniti il 27 febbraio, aggiungendo: "Questa è pura miopia". Solo in Darfur ci sono 200.000 bambini in età scolare ogni anno, di cui 22.440 sono stati assistiti da Save the Children in 42 scuole negli accampamenti e nelle città.
"Non possiamo permetterci di aspettare, per iniziare a programmare l'istruzione che cessi la violenza e le famiglie possano tornare a casa", ha detto MacCormack. "Che cosa sarebbe dei bambini, il cui tempo di imparare è questo?"

Invitando le nazioni donatrici a fornire più assistenza per l'istruzione nelle zone di conflitto, la ONG ha detto chiaramente che gli attuali livelli di sostegno non sono riusciti a soddisfare tutte le esigenze.
Nel Darfur, Save the Children ha aperto nuove scuole per migliaia di bambini, molti dei quali non l'hanno potuta frequentare per anni.
Da ottobre 2005 ha supervisionato il ripristino o la costruzione di 250 aule, 35 uffici e 231 latrine. Inoltre è essenziale che ci sia la distribuzione di
materiali DIDATTICI, soprattutto quaderni, matite, gomme, lavagne, gesso, scrivanie, sedie e altro materiale didattico di vitale importanza. Ed occorre anche sviluppare programmi di formazione per genitori e insegnanti su una serie di argomenti, tra cui la scuola elementare di
gestione e di leadership, la protezione dei bambini, la preparazione alle emergenze e il valore dell'istruzione.

L'istruzione è fondamentale per proteggere i bambini durante i conflitti e nella ricostruzione delle nazioni. Si tratta di una necessità vitale per alleviare la povertà e ridurre i rischi di conflitto perpetuo, aiutando a gettare le basi per la crescita personale, lo sviluppo economico e la stabilità politica.

Tuttavia, nel Darfur ed in altre zone di conflitto l'istruzione è spesso una delle prime vittime. Si chiudono le scuole e gli insegnanti fuggono o sono assunti nel contesto militare; e nelle zone più critiche, la scuola perde il finanziamento. Questo mette a rischio i bambini, rendendoli obiettivi più facili di reclutamento come bambini-soldato, di sfruttamento come manodopera a basso costo e di altri abusi.

Fonte. Nota stampa Save the Children del 28.02.2008, sulla base della traduzione di Giulia Fresca, Italian Blogs For Darfur

Saturday, 1 March 2008

Vergognoso silenzio ONU su uccisioni di civili in Darfur

(New York, 27 febbraio 2008) "Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite dovrebbe intraprendere un'azione decisiva nei confronti del Sudan per i recenti attentati . Il Consiglio di Sicurezza dovrebbe denunciare con forza il governo sudanese sul recente bombardamento di civili e villaggi del Darfur occidentale ed imporre sanzioni mirate ai responsabili" lo ha scritto in una lettera Human Rights Watch.

L''Human Rights Watch ha avvertito che l'inazione del Consiglio ha dato al Sudan una luce verde per continuare ad attaccare obiettivi civili, violando il diritto internazionale e le risoluzioni dello stesso Consiglio.

"Gli attentati recenti del governo sudanese ci riportano ai giorni più bui del conflitto", ha detto Georgette Gagnon, direttore di Africa, Human Rights Watch,. "Il Consiglio di Sicurezza non dovrebbe fare alcuna pausa come se si trattasse di una questione di consueta ordinarietà".

Dal 8 febbraio 2008, le truppe del governo sudanese e le milizie "Janjaweed" appoggiato da elicotteri gunships e bombardieri Antonov hanno effettuato una serie di attacchi uccidendo centinaia di civili. Decine di migliaia di persone sono state sfollate dai bombardamenti continui, che stanno anche impedendo all'assistenza umanitaria di raggiungere alcune delle zone più colpite per la prevenzione salva-vita.
Gli attacchi sono solo l'ultima manifestazione della negligenza e disprezzo del Sudan per le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza e ai suoi obblighi ai sensi del diritto internazionale, nessuna delle quali ha provocato una forte reazione da parte del Consiglio di Sicurezza. Questi includono per il Sudan, la ripetuta violazione di embargo sulle armi delle Nazioni Unite, la mancata attuazione di sanzioni delle Nazioni Unite, e l'ostruzione del mantenimento della pace "Questi orribili attacchi sui civili mostra la consapevolezza del Khartoum che non ci saranno conseguenze reali per le sue azioni", ha detto Gagnon. "E 'il momento per il Consiglio di Sicurezza a dimostrare che hanno torto."

Human Rights Watch ha invitato il Consiglio di Sicurezza a rilasciare una dichiarazione della presidenza di condanna del Sudan alle violazioni del diritto internazionale umanitario in West Darfur, la nomina del capo Musa Hilal di Janjaweed a 'consigliere presidenziale,' e il suo rifiuto di collaborare con la Corte criminale internazionale . Il Consiglio dovrebbe anche inviare un gruppo di esperti delle Nazioni Unite per indagare immediatamente gli attacchi in West Darfur, e dovrebbe imporre sanzioni mirate sui responsabili.

(Trad. Giulia Fresca da http://hrw.org/ e da http://english.aljazeera.net/ )

Monday, 14 January 2008

Lo stupro come arma: il Darfur è anche questo

"I could hear the women crying for help, but there was no one to help them.”

Dal 2003, inizio del conflitto in Darfur, migliaia di donne e bambine sopra gli otto anni sono state stuprate e ridotte a schiave sessuali dai miliziani janjaweed. Gli attacchi avvengono spesso mentre le donne si allontanano dai campi profughi, per le normali attività di ogni giorno, e gli stupratori sono quasi sempre in gruppo. Di ritorno al campo, le donne vengono rinnegate dalle loro stesse famiglie.Lo scopo dei janjaweed, con la complicità delle forze regolari sudanesi, è infatti umiliare, punire, controllare, e terrorizzare la comunità da cui provengono. Lo stupro diventa così un'arma e porta, oltre al trauma in sè, le mutilazioni genitali, le ferite, l'alto rischio di contrarre e diffondere l'AIDS e altre malattie sessuali.Refugees International ha ora rilasciato "Laws Without Justice", un dossier sull'accesso ai servizi legali delle vittime di stupro in Sudan: ne emerge un quadro dalle tinte fosche, in cui le donne sono vittime due volte.Un chiaro esempio è il rischio, per la donna che denuncia le violenze ma che non riesca a provarle, di essere accusata di "zina", adulterio: la pena è morte per lapidazione per le donne sposate o centinaia di frustate per chi non lo sia.Anche il ricorso alle cure mediche fornite dalla ONG presenti in Darfur risulta difficile e rischioso. Le ONG sottostanno alle rigide regole del Governo per continuare a operare nel terriorio, nonostante intimidazioni e attacchi, e perdono così molta della fiducia delle vittime, costrette spesso a compilare un modulo di denuncia che le espone ai rischi della giustizia sudanese.Queste sono solo due delle conclusioni a cui sono giunte le analisi della Refugees International.
Il resto lo trovate qui.Link: "Darfur Advocacy Agenda": come fermare la violenza sessuale in Darfur.

Fonte: Italian Blogs for Darfur

Friday, 28 December 2007

Niente cenone di Capodanno per i bambini del Darfur


(foto del New York Times)

Il nuovo rapporto dell' ONU non lascia spazio alle speranze, neanche in questi giorni di feste e celebrazioni: il 16,1% di bambini del Darfur sono malnutriti, contro il 12,9 % dell'anno scorso. Tra i 6 e i 29 mesi di età e nel Nord Darfur, i casi peggiori di malnutrizione. Il dossier ha confrontato i dati provienienti dai campi profughi, dove sono costretti a vivere oltre due milioni di persone, e dalle aree colpite dalla guerra.
In Darfur operano oltre 80 ONG e tredicimila operatori umanitari ma, nonostante il loro impegno e le enormi risorse finanziare messe in campo, le condizioni igieniche, la distribuzione dei viveri e le condizioni di sicurezza continuano a peggiorare, e si moltiplicano gli attacchi agli operatori umanitari, aumentati del 150%.
Mentre a Karthoum sfrecciano i SUV ei fuoristrada, i campi allestiti in Darfur si riempiono all'inverosimile di madri depresse e di bambini esangui.
Madri a cui è rimasta solo la forza di piangere la scomparsa dei loro figli.

Fonte: Italians for Darfur

Monday, 10 December 2007

Web attivati!: 'Push out the war from Darfur!"


Diventa un Web attivista IB4D: aiutaci a fermare il genocidio in Darfur!

Vorreste aiutarci a creare un toolkit per il WEBATTIVISMO 2.0? Creare, diffondere, inseminare: scripts e widget che raccoglieremo per coinvolgere anche chi vuole "attivarsi" solo tramite internet per i diritti umani sul Darfur e le altre crisi umanitarie dimenticate (es. invio email, lettere). Se conoscete qualcuno che abbia il buon cuore di provarci, potreste indicarcelo o invitarlo a collaborare alla nostra iniziativa on-line?
Ad esempio ideare un contest per creare altri wallpapers come questo e diffonderli on-line. Intanto potete invitare i vostri amici e lettori a web-attivarsi per il Darfur, impegnandovi a dare notizie sul Darfur e le altre crisi umanitarie dimenticate tramite il vostro blog, firmando l'appello on-line e partecipando all'iniziativa "Io bloggo per il Darfur" (Italians for Darfur)

Sunday, 9 December 2007

Si è aperto ieri il summit Unione Europea- Africa: non si parlerà di Darfur

Yesterday was opened the European Union - Africa summit: Darfur's not in the agenda

Lisbona ospita da ieri il secondo vertice Unione Europea-Africa, a cui partecipano 70 capi di Stato e di governo dei due continenti. Parlamentari, scrittori e intellettuali europei e africani hanno lanciato numerosi appelli ai leaders europei affinchè si parlasse di Darfur e Zimbabwe. Anche 50 tra ONG e associazioni per i diritti umani, tra cui Italians for Darfur, hanno inviato una lettera di condanna per l'assenza del Darfur e dello Zimbabwe dall'agenda ufficiale del summit.

Al-Bashir e Mugabe presenti, Gordon Brown assente per non incontrarli. Cresce il sospetto che non si voglia parlare dei problemi più scottanti. L'Europa cerca, in sostanza, di recuperare terreno rispetto alla Cina, la più agguerrita concorrente in affari, che non pone domande e non pone vincoli. L'obiettivo, palesato da IlSole24Ore, è quello di riprendere in mano la situazione.

L'appello del Segretario Generale delle Nazioni Unite Ban Ki Moon, che condanna i ritardi della missione ONU in Darfur e l'atteggiamento ostativo del Sudan, cade nel vuoto: nessun Paese fornirà i 24 elicotteri necessari all'impiego della forza di pace ONU in Darfur. Un nuovo rapporto, che sarà presto presentato al Consiglio dei Diritti Umani dell'ONU, denuncia inoltre che tra il 15 giugno e la metà di novembre ben 15 attacchi aerei e terrestri sono stati compiuti dall'esercito sudanese causando l'uccisione di centinaia di civili e lo stupro di altrettante donne.

Questo mese, Presidente del Consiglio di Sicurezza è l' italiano Marcello Spatafora. Scrivete a questo indirizzo per chiedere al Consiglio di Sicurezza ONU di dare una svolta alla crisi in Darfur (Fonte: Italians for Darfur):

Ambassador Marcello Spatafora
Permanent Mission of Italy to the United Nations
Two United Nations Plaza, 24th Floor
New York, NY 10017