Monday 25 June 2007

Peggiora la situazione in Darfur

La Francia oggi guida una conferenza internazionale per la soluzione dell'emergenza Darfur, conflitto che dura da 4 anni nella regione occidentale del Sudan.
La situazione sta però peggiorando, mentre vengono colpiti volontari e soldati delle forze di pace.

Secondo Amber Henshaw della bbc:

Dal 2003 in Sudan gli esperti internazionali stimano che sia state uccise 200000 persone e più di due milioni di persone sono state cacciate dalle loro case.

Nel frattempo gli attacchi contro le organizzazioni umanitarie e l'Unione Africana stanno aumentando: da quando l'impopolare Accordo di Pace è stato firmato l'anno scorso da una delle tre fazioni ribelli, i gruppi si sono dissolti in numerose forze combattenti.

Non vi è più il controllo dell'ordine e delle regole da parte delle forze di polizia, che non sono più in grado di farle rispettare alla popolazione.

Il numero di profughi è continuamente cresciuto dall'inizio del conflitto. Al momento sembrano esserci scarse possibilità di rientro nei villaggi di provenienza.

Monday 18 June 2007

Il governo nigeriano accusa casa farmaceutica di aver testato farmaci su bimbi

Lagos, 5 giugno - Sette miliardi di dollari è la cifra richiesta dal governo nigeriano al colosso farmaceutico statunitense Pfizer, accusato di aver sperimentato medicinali senza autorizzazione su 200 bambini: 18 i bambini morti secondo la Nigeria.

La Pfizer respinge le accuse di condotta non-etica dopo la denuncia del governo nigeriano: secondo l'accusa l'azienda avrebbe testato farmaci su bimbi cavia. Il governo di Lagos ha chiesto un indennizzo al gigante farmaceutico. Secondo l'accusa, Pfitzer avrebbe sperimentato in modo incauto nel 1996 un medicinale - il Trovan - su 200 bambini affetti da meningite 'approfittando di un'epidemia' che causo' migliaia di morti.

Sunday 17 June 2007

Darfur: invio di contingente di pace ibrido

Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha chiesto "un'attuazione completa e puntuale dell'accordo raggiunto" per l'intervento di un contingente di pace ibrido, composto dalle Nazioni Unite e dall'Unione Africana (Ua), per far fronte alla violenza che affligge la regione sudanese del Darfur.

Il governo di Khartoum ha di recente accettato questa proposta di operazione di peacekeeping, dando il proprio consenso su mandato, struttura, composizione e obiettivi di tale missione. Il capo del dipartimento per le Operazioni di pace, Jean-Marie Gue'henno, ha sottolineato gli obiettivi principali: aiutare la popolazione del Darfur, dispiegando il piu' presto possibile un contingente che abbia capacita' adeguate per questa regione che dal 2003 ha visto morire oltre 200 000 persone, oltre ai 2 milioni di rifugiati che hanno lasciate le proprie case.

Il segretario generale dell'Onu Ban Ki-moon ha definito l'intesa un vero segno di progresso, aggiungendo di ritenere che "adesso ci stiamo dirigendo nella giusta direzione." Gue'henno, commentando sul via libera dal Governo sudanese, ha dichiarato che si tratta di "un vero passo avanti: qualsiasi dispiegamento di forze internazionali deve avvenire sulla base di un accordo politico in cui tutti gli attori principali siano insieme a bordo dello schieramento." Nel frattempo si stanno elaborando le modalita' di partecipazione e i concetti cardine dell'operazione, che prevedono l'applicazione delle regole e procedure ONU, ma in un contesto di sforzo congiunto Onu-Ua, con l'impegno di preservare il carattere africano della missione.

Secondo Ban Ki-Moon, peraltro, quello sudanese è un conflitto dovuto ai cambiamenti climatici. "Negli ultimi 20 anni - afferma - il Sudan ha registrato un calo nelle precipitazioni, in parte dovuto al riscaldamento globale. Agricoltori stanziali e pastori nomadi hanno convissuto pacificamente fino a quando siccita' e mancanza di cibo hanno scatenato la tragedia di cui oggi siamo testimoni".

Saturday 16 June 2007

Zimbabwe: il Paese è sempre più in pericolo bancarotta

Il World economic forum prevede per l'Africa nel 2007 una crescita del 6,2%. Secondo l'ONU per dimezzare la povertà in Africa entro il 2015 è necessario un incremento del Pil annuo del 7%. Dopo anni di sviluppo attorno al 5%, questa impennata fa sperare bene.

Conoscendo questi dati, è ancora più drammatica la notizia del quotidiano The Times - “Lo Zimbabwe collasserà in sei mesi” - che sintetizza con efficacia dati economici inquietanti, che spingono il regime del Presidente Mugabe verso una crisi senza ritorno. Nello Zimbabwe il costo della vita è salito del 66% nell’ultimo mese. Nel mese di aprile l’inflazione ha toccato il record del 3713% (sì, avete letto bene). Secondo 34 organizzazioni internazionali, tra cui Onu, Croce rossa ed Oxfam, i servizi e il sistema commerciale sono destinati a uno “sfacelo totale prima della fine del 2007”.

Un memorandum delle agenzie internazionali prevede un ulteriore aumento della disoccupazione (oggi è all’80%) e un’esplosione di criminalità e microconflitti. La crescita media nel 2001-2005 è stata di -7,2%. L’inflazione media negli stessi anni è stata del 222,1%. 700.000 cittadini hanno avuto le case distrutte e hanno perso il lavoro nel 2005 per un diktat di Mugabe. Per l’esercito non c’è nemmeno un dollaro in cassa. Negli anni scorsi il paese ha rifiutato gli aiuti alimentari offerti dalle organizzazioni internazionali: avrebbero salvato cinque milioni di persone minacciate dalla fame, ma sarebbero stati l’ammissione di un fallimento. Sono questi i risultati di una tirannia di trent’anni. Eppure Mugabe è stato l’imperatore del sud di molti “terzomondisti”. Colonizzato da sir Cecil J. Rhodes nel 1889, lo Zimbabwe non si è rivelato ricco di oro come l’Africa del Sud. Di conseguenza Rhodes scelse la soluzione agraria: le terre passarono ai bianchi, che hanno esercitato un dominio simile a quello esercitato nel Sudafrica. La proclamazione dell’indipendenza non ha cambiato la situazione della popolazione nera, che tuttavia poteva godere del cibo prodotto nelle fattorie nelle quali lavorava.

Mugabe riuscì a inserirsi nel tema della restituzione delle terre, che in Africa hanno una valenza culturale, non solo economica. Mentre in Sudafrica Mandela ha scelto la strada del mercato “assistito”, basata sulla libera scelta del venditore e dell’acquirente, la politica adottata a Harare si è basata sulla confisca delle terre e una redistribuzione a pioggia delle stesse. La “liberazione” dello Zimbabwe nasce dalla lotta condotta dalle etnie Ndebele e Shona. Gli Ndebele erano guidati da Josuah N’komo ed erano appoggiati dall’Unione Sovietica. Gli Shona erano guidati da Robert Mugabe, leader dello Zimbabwean National Union (Zanu), ed erano finanziati dalla Cina e dalla Corea del Nord. Ancora oggi, infatti, il regime privilegia i rapporti con la Cina.
In Parlamento si discute una legge che permetta al governo di controllare telefoni, posta, e-mail.

Fonte: www.opinione.it di ieri

Friday 15 June 2007

Alleanza per la rivoluzione verde in Africa

L'ex Segretario generale delle Nazioni Unite Kofi Annan ha assunto ieri la presidenza dell'Alleanza per la Rivoluzione Verde in Africa (Agra), una fondazione istituita nel 2006 per aiutare il continente a garantire la sua sicurezza alimentare.

"Circa 200 milioni di persone, ovvero un terzo degli africani, soffre la fame" ha detto ieri Annan nel corso di una conferenza stampa a Città del Capo, la capitale parlamentare sudafricana dove si sta svolgendo il Forum economico mondiale sull'Africa (Wef). "E' chiaro che non potremo estirpare i nostri popoli dalla povertà senza una base agricola forte" ha dichiarato Annan, lamentandosi del fatto che "i governi hanno ignorato l'agricoltura negli ultimi quindici anni".

L'Agra raggruppa dirigenti, uomini d'affari, agricoltori e ricercatori, per lo più africani, e può attualmente contare su un fondo di 150 milioni di dollari messi a disposizione dalla Fondazione Bill and Melinda Gates e dalla Fondazione Rockefeller. L'obiettivo è quello di migliorare la competitività dell'agricoltura seguendo l'esempio di Cina e India che, in trent'anni di politica agricola, sono riuscite a diventare autosuficienti sul piano alimentare.

Fonte: www.vita.it

Thursday 14 June 2007

Giornata mondiale contro il lavoro minorile

132 milioni di bambini tra i 5 e i 14 anni lavorano nei campi. Lo denuncia l’ILO (International Labour Office), in occasione di questa Giornata, quest’anno focalizzata sul lavoro in agricoltura. L’agricoltura è infatti il settore con il maggior numero di piccoli lavoratori, ben il 70% del totale. In alcune zone rurali, sempre secondo l’ILO, i minori di dieci anni rappresentano fino al 20% della forza lavoro.
I ragazzi sono impiegati in tutti i diversi settori del lavoro agricolo, uno dei più dannosi per la salute. L’ampio uso di pesticidi costituisce infatti una grave minaccia ai loro gracili corpi.
Per dare un forte segnale contro questo fenomeno l’ILO, la FAO (Organizzazione ONU per l’agricoltura e l’alimentazione) e la FIPA (federazione internazionale dei produttori agricoli) hanno firmato oggi un accordo di partenariato con l'obiettivo: fare pressioni sui governi per l’applicazione delle leggi contro l’impiego dei piccoli in attività pericolose, per la loro integrazione scolastica e la riduzione delle disparità nell’educazione fra zone urbane e rurali e fra maschi e femmine, per il miglioramento delle condizioni di vita nelle campagne.
Il lavoro minorile impedisce infatti un’adeguata istruzione e di conseguenza non permette di sviluppare potenzialità per un futuro migliore. Le piccole sono ancor più penalizzate: oltre a lavorare fuori hanno la responsabilità di duri compiti familiari, condizioni di vita che arrivano anche a pregiudicare la loro salute ed il loro benessere.
Secondo Juan Somavia, direttore generale dell’ILO, la prospettiva è quella di eliminare le peggiori forme del lavoro minorile entro il 2016, un obiettivo che si potrà raggiungere proprio grazie alla cooperazione tra le varie realtà impegnate nella lotta contro lo sfruttamento dei piccoli.
Nonostante questa prospettiva ottimistica, la realtà è ben lungi dall'eliminazione del fenomeno. Secondo l'ILO, però, fra il 2000 ed il 2004 il numero dei minorenni lavoratori è sceso da 246 milioni a 218 milioni (-11%).
Purtroppo, le spese sociali, comprese quelle a sostegno dell'educazione, che contribuirebbero a sradicare il fenomeno, subiscono anno dopo anno cospicui tagli.

Fonte: www.nigrizia.it

Wednesday 13 June 2007

Parigi, 11 giugno - (Adnkronos) - Una giovane volontaria francese dell'organizzazione umanitaria Medici senza frontiere (Msf) e' stata uccisa oggi nella Repubblica Centrafricana. Lo riferisce la stessa organizzazione non governativa. Si precisa che Elsa Serfass, 27 anni, e' stata uccisa a colpi di arma da fuoco stamani nei pressi di Paoua, una delle zone piu' calde del paese.

Saturday 9 June 2007

Nigeria: negata la liberazione di un leader del MEND

Uno dei principali capi del Movimento per l'Emancipazione del Delta del Niger non verrà liberato. Lo ha deciso stamane in appello la Corte Suprema del Paese, sulla base della richiesta dei militanti del gruppo separatista. In particolare un gruppo armato giovedì ha chiaramente condizionato la liberazione di 4 ostaggi rapiti sabato scorso alla liberazione di Asari Dokubo, in carcere da un anno e mezzo. La Corte Suprema ha invece deciso che il leader rappresenta una minaccia per la sicurezza dello Stato e che per questo motivo non può essere scarcerato.
La Cour suprême a estimé que le séparatiste Dokubo Asari (à G.), dont le Mouvement d'émancipation du delta du Niger exigeait la libération, était trop dangereux pour être remis en liberté.     (Photo : AFP)

Foto: AFP. La Corte Suprema ha deciso che Dokubo Asari (a sinistra), è troppo pericoloso per essere rimesso in libertà. Il MEND ne aveva richiesto la scarcerazione.

Fonte: www.rfi.fr

G8 e Sudan

Fonte: AGI- Agenzia Giornalistica Italia

Heiligendamm (Germania), 8 giu. - Il G8 ha minacciato di imporre sanzioni al Sudan se Khartoum continuera' a opporsi al dispiegamento di una forza di peacekeeping Onu-Unione africana in Darfur. "Restiamo profondamente impegnati per risolvere la crisi in Darfur - si legge nella dichiarazione finale dei leader degli Otto - se il governo sudanese o i movimenti ribelli continueranno a non rispettare i loro obblighi, sosterremo azioni appropriate da parte del Consiglio di sicurezza dell'Onu".

La settimana scorsa gli Usa avevano gia' avvertito che avrebbero chiesto sanzioni internazionali contro il Sudan se il presidente Omar al-Bashir non dara' il via libera alla forza 'ibrida' di 20mila uomini. Anche il segretario generale dell'Onu, Ban Ki- Moon, presente a Heiligendamm, ha sollecitato una pronta approvazione all'invio della forza: "Spero che questa proposta sara' accettata, la comunita' internazionale ha aspettato troppo e il popolo del Darfur ha sofferto troppo e per troppo tempo", ha dichiarato Ban.