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Thursday, 21 February 2008

Africom non è gradita

Stefano Liberti

Lo avevano annunciato in pompa magna: a partire dal 2008 anche l'Africa avrà il suo comando militare. A conferma del rinnovato interesse per il continente, nell'ottobre scorso Washington aveva deciso di immettere tutti i paesi africani - le cui competenze erano fino ad allora suddivise tra il comando europeo, quello del Pacifico e quello centrale - in un'unica grande struttura, chiamata Africom. [..]
Notizie degli ultimi giorni chiariscono invece che Africom però al momento non si stabilirà in Africa, ma rimarrà confinata nella grande base di Stoccarda, in Germania, dove ha base anche il comando europeo (Eucom).
Un dietro-front clamoroso, tanto più significativo in quanto viene compiuto nel momento in cui il presidente George W. Bush è in giro per l'Africa per una tournée di una settimana, che si concluderà in Liberia (unico paese che finora si è detto disposto a ospitare la base di Africom). Un dietro-front che è anche una sonora ammissione di sconfitta: se gli Usa hanno rivisto i propri piani iniziali è perché non sono riusciti a convincere l'Africa delle loro buone intenzioni.
[..] Il fatto è che il gradimento degli Stati uniti sul continente è oggi ai minimi storici. E che soprattutto il mondo è cambiato da quando, nel 2001, Washington ha potuto mandare a Gibuti 900 soldati, dove tuttora stazionano nell'ambito dell'operazione Enduring Freedom. Oggi, l'Africa è più unita. Ha organizzazioni regionali più solide. La stessa Unione africana, nata nel 2002 sulle ceneri dell'Organizzazione dell'unità africana (Oua), riesce a parlare su alcune questioni con una voce sola.
Nonostante le sbandierate buone intenzioni, gli scopi reali di Africom sono apparsi subito chiari a tutti: mediante il nuovo comando, gli Stati uniti vogliono mettere al sicuro le proprie provvigioni di petrolio, in particolare nel Golfo di Guinea.
Allo stesso tempo, appaiono impegnati a contrastare la dirompente avanzata della Cina, che conquista mercati, si aggiudica appalti, si accaparra licenze per sfruttamento di giacimenti di ogni tipo. La penetrazione di Pechino in Africa è fatta di un sapiente cocktail di aiuti allo sviluppo, prestiti agevolati a lungo termine, finanziamento di infrastrutture, prospezioni per lo sfruttamento di minerali e materie prime anche in zone apparentemente poco redditizie. [..]

Articolo completo su ilManifesto

Friday, 2 November 2007

Arca di Zoè e 103 bambini che non sanno se salperanno

The Arche de Zoé affair

S'è fatto e si fa un gran parlare di questa brutta storia, soprattutto sulla stampa francese (ma anche in Italia: vedi
il Corriere ed il Manifesto). Le opinioni sono discordanti. C'è chi sostiene, in linea con il Governo ciadiano guidato da Idriss Deby, che l'ONG avrebbe intenzionalmente deportato i bambini a fini di lucro, financo con l'obiettivo di venderne gli organi o di metterli nelle mani di reti pedofile.
E c'è chi sostiene che tutta l'operazione fosse una pulita e semplice azione umanitaria (vedasi questo articolo dell'agosto scorso, in cui una giornalista aveva riportato notizie su questo progetto), magari un poco disorganizzata (questa è una mia idea!), ma che puntava a portare a delle famiglie francesi un centinaio di orfani del Darfur.

A me queste persone (foto Rfi) non sembrano dei deportatori di bambini, ma tant'è, essi oggi rischiano condanne fino a 20 anni di lavori forzati secondo le leggi del Ciad.
C'è chi sostiene che Deby stia usando queste persone per mettere in una posizione scomoda la Francia, al fine di mettere i bastoni tra le ruote allo spiegamento dell'operazione Eufor in Darfur, caldamente sostenuta dal Governo Sarkozy e dal Ministro degli Esteri Bernard Kouchner.
Io, sinceramente, ci vedo quella cooperazione malsana, animata dagli ideali "poarini i me' butini" (per i non veronesi, "poveri i miei bambini", quella cooperazione paternalistica per intenderci), senza pensare al come ed al perché. E senza neanche pensare al "forse conviene sentire che ne pensa il padrone di casa prima d'andare e fare gli eroi del caso in uno Stato che non è il nostro".

Sono andata giù pesante, ma io penso a quei bambini che, senza alcuna colpa, vivono un genocidio, hanno perso i genitori, sono poi stati trasferiti da un orfanotrofio e che ora sono in attesa di sapere che sarà di loro. Senza ben capire che succede tra i grandi, perché litigano tra loro etc. etc.

È per questo che non metto le loro foto, perché hanno diritto almeno al riserbo su questa storia in cui, in un caso o nell'altro, sono comunque stati brutalmente strumentalizzati dagli adulti.

Tuesday, 23 October 2007

Cooperazione francese in Marocco

La Francia ha firmato (nella foto, Reuters) contratti civili e militari con il Marocco per almeno due miliardi di euro, durante la visita del Presidente francese Nicolas Sarkozy in Marocco. Il progetto più importante è quello di una linea di treni ad alta velocità (TGV) tra Tangeri e Casablanca. Non è stato però possibile per la Francia piazzare gli aerei Rafale.

Il cantiere della ferrovia è stimato intorno ai due miliardi di euro e la metà di questo valore andrà a tre imprese francesi: Alstom, la Société nationale des chemins de fer français (SNCF) e la Réseau ferré de France. Secondo il portavoce dell'Alstom, la costruzione permetterà il collegamento tra le due città in sole 2 ore e 10 minuti anziché nelle attuali 5 ore. È stata inoltre venduta una fregata polivalente di classe FREMM. Secondo la stampa marocchina, il costo è intorno ai 500 milioni di euro. D'altra parte, il Marocco ha preferito acquistare dei cacciabombardieri americani F16 anziché gli aerei da combattimento francesi Rafale.
Il protocollo dell'accordo è stato firmato tra il Ministro marocchino delle Infrastrutture e dei Trasporti Karim Ghellab ed il Ministro francese dell'Ecologia, dello Sviluppo e della Gestione Sostenibile Jean-Louis Borloo.
Inoltre è stato firmato un protocollo d'accordo tra una società francese specializzata nella produzione nucleare, Areva, e l'Ufficio marocchino dei fosfati (OCP) per l'estrazione di uranio e di acido fosforico. È allo studio la costruzione di una centrale nucleare in Marocco.

Sono state firmate tre convenzioni sulla giustizia tra i Ministri della Giustizia, la francese Rachida Dati e il marocchino Abdelwahed Radi, ed una convenzione sulla sicurezza sociale.

Inoltre, la Francia finanzierà con 38 milioni di euro un progetto di sanificazione del centro di Nador (a nord) e con 8 milioni di euro sosterrà l'Iniziativa Nazionale per lo Sviluppo Umano (INDH), un programma sociale indirizzato alle regioni e ai quartieri più poveri del Paese.

Il Marocco è il primo beneficiario dell'aiuto allo sviluppo francese con 200 milioni di euro in media all'anno e la Francia è il primo partner commerciale del Paese. (Jeune Afrique)