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Wednesday, 11 June 2008

Firmato l'accordo tra Governo e Fnl in Burundi

Il 26 maggio il governo burundese ha raggiunto un accordo di cessate il fuoco incondizionato con l’ultimo gruppo militare ribelle ancora attivo nel piccolo paese della regione dei Grandi Laghi. L’intesa, che potrebbe mettere fine alla guerra civile iniziata nel 1993, è stata siglata dopo sei settimane di intensi combattimenti tra le truppe governative e i guerriglieri dell’Fnl, le Forze nazionali di liberazione. Combattimenti che hanno causato un centinaio morti e migliaia di sfollati.
La trattativa è stata mediata dal Sudafrica che ha inviato in Burundi un contingente di pace e la cui diplomazia è molto attiva nella regione dei Grandi Laghi. Pasteaur Habimana, portavoce del Partito per la Liberazione del Popolo Hutu-Fnl, (Palipehutu-Fnl), il braccio politico delle Forze nazionali, [..] è ottimista.
I ribelli fanno parte della minoranza hutu del paese, che si è sentita minacciata dopo la morte del presidente Cyprien Ntaryamira, vittima dello stesso incidente aereo in cui morì nel 1994 il presidente rwandese Juvénal Habyarimana. Le tensioni e le violenze che seguirono l’incidente degenerarono poi nel genocidio rwandese, i cui influssi arrivarono anche nel vicino Burundi, dove già da mesi era in corso una guerra civile, che ha fatto almeno 300 mila morti, e che ufficialmente è finita con la firma del cessate il fuoco, il 7 settembre 2006. L’accordo, però, non è mai stato realizzato del tutto.
Anzi, il 17 aprile 2008 si sono riaccesi gli scontri violenti con i ribelli delle Fnl, che hanno attaccato Bujumbura a colpi di mortaio. Sette giorni dopo, il Consiglio di sicurezza dell’Onu ha condannato le violenze, chiamando le parti in causa al rispetto scrupoloso del cessate-il-fuoco del 7 settembre 2006. In precedenza aveva alzato la voce anche l’Unione africana.
Le Forze nazionali di liberazione non avevano smesso di imbracciare le armi anche a causa del rifiuto del presidente burundese Pierre Nkurunziza, al potere dal 2005, di liberare i circa 2.500-3.000 membri del gruppo armato detenuti nelle carceri del paese. Carceri che, secondo diversi rapporti di Human rights watch, sono teatri di continue violenze e torture ad opera di unità d’èlite della polizia.
La firma dell’accordo di lunedì potrebbe essere il primo passo per una pacificazione reale del piccolo paese. Il quale, tuttavia, sta attraversando un periodo anche economico davvero disastroso. [..] E le elezioni del 2010 sono ancora lontane per poter sperare in un cambiamento vero di rotta politica.
Per non trascurare, poi, tutto il problema legato alla gestione dei rifugiati. L’Achnur, l’agenzia delle Nazioni Unite che si occupa dei rifugiati, continua a promuovere il rimpatrio volontario in Burundi delle decine di migliaia di burundesi scappati nei paesi vicini: Rd Congo, Rwanda, Sudafrica, Zambia e Tanzania. Circa 45mila rifugiati saranno rimpatriati nel 2008. Altri 35mila sono previsti per il 2009.

Fonte: nigrizia.it

Wednesday, 4 June 2008

Quattro anni di reclusione per Ibrahim Coulibaly

CÔTE D'IVOIRE - 4 giugno 2008


L’ex capo ribelle ivoriano Ibrahim Coulibaly, attualmente in fuga, è stato condannato mercoledì a 4 anni di prigione dal “tribunal correctionnel” di Parigi per un progetto di colpo di Stato in Costa d’Avorio in 2003 mirante a rovesciare Laurent Gbagbo.

La 16esima camera del tribunale di correzione di Parigi ha riconosciuto Coulibaly, 44 anni, colpevole di “direzione o organizzazione di raggruppamenti aventi per oggetti un’attività mercenaria” e l’ha condannato a 4 anni di reclusione.

Il vecchio capo ribelle è accusato dal 18 dicembre 2007 da un mandato d’arresto francese, che il tribunale ha confermato.

Questo ex-sergente-capo, sopranominato “IB” e “Major”, rischiava fino a sette anni di prigione. Aveva contestato di aver fomentato un tale progetto in agosto 2003, in una dichiarazione a l’AFP del 11 marzo, dove spiegava che non si sarebbe presentato ugualmente al suo processo.

Tredici accusati erano perseguiti in questa cartella in virtù della legge del 14 aprile 2003, che ha introdotto nel diritto penale francese il delitto di mercenariato.

Oltre M. Coulibaly il tribunale ha condannato a delle pene dai 10 mesi ai 30 mesi di reclusione altri sette colpevoli di avere organizzato il progetto del colpo di Stato. Cinque altri, dei vecchi legionari sospettati di essere dei mercenari, sono stati assolti dal delitto di “partecipazione a una attività di mercenariato.”

Tutti gli accusati erano stati interpellati in Francia a fine agosto 2003, in seguito alle informazioni pervenute alla “Direction de la surveillance du territoire” (DST) (Direzione della sicurezza del territorio)

Durante il processo, in marzo a Parigi, alcuni dei presunti mercenary avevano riconosciuto che l’obiettivo, con la giustificazione di una missione di formazione in Costa d’Avorio, era di “uccidere” Laurent Gbagbo attaccando il suo convoglio presidenziale con un lancia-missile.

Nella sua sentenza, il tribunale, presidiato da Jean-Claude Kross, ha stimato che Ibrahim Coulibaly ha finanziato la fase de reclutamento e una parte dell’operazione progettata e che le sue smentite parivano tanto più spogliate di fondamenti quanto più si sottrae alla giustizia.

L’avvocato Mamadou Diomandé, vicino a IB, e il vecchio poliziotto Paul Leonelli, considerati dall’accusa come “gli organizzatori” del progetto, sono stati condannati a 30 mesi di reclusione.

Sono stati giudicati ugualmente degli “assistenti” che hanno aggiunto un aiuto materiale o contribuito al reclutamento dei mercenari: Pierre Mas e François Leonelli sono stati condannati a 2 anni, Jean-Michel Chapuis a 18 mesi, Hassan Sakr e Daniel Pohl a 12 mesi.

I vecchi legionari e i presunti “hommes de main” (uomini di mano) Jürgen Pohl, Peter Pohl, Jacky Muliakaaka, Eric Valentin e Vea sono stati assolti dal delitto di mercenariato.

Il tribunale ha infatti notato l’assenza di un “minimo inizio di un atto d’esecuzione concreto e diretto di partecipazione ad un’azione violenta certificata”, come lo prevede questa infrazione.

Vea è stato nel frattempo condannato a 6 mesi di prigione per detenzione d’arma.


(TRATTO DA JEUNE AFRIQUE)

Saturday, 10 May 2008

Ultimatum al leder dei ribelli burundese

Tanzania e Uganda si propongono come mediatori della crisi in Burundi, imponendo al leader ribelle un ultimatum oper rientrare nel paese. Ma a bloccare le trattative per la pace è la richiesta insoddisfatta dell’immunità.

Entro il 15 maggio, Agathon Rwasa, capo dei ribelli delle Forze nazionali di liberazione, deve rientrare in Burundi.
Lo hanno deciso insieme i ministri degli esteri di Tanzania ed Uganda, al termine di un meeting di 5 giorni ad Arusha in Tanzania, organizzato proprio per trovare una soluzione alla crisi in Burundi. Dal febbraio Agathon Rwasa si è rifugiato a Dar es-Salaam con i suoi comandanti più vicini. Dopo un periodo di relativa calma, nelle ultime settimane in Burundi gli attacchi dei suoi ribelli si sono intensificati, e i paesi della regioni, chiamati dall’Unione africana a mediare il rapporto tra le Fln (ultimo gruppo ribelle attivo in Burundi) e il presidente Pierre Nkurunziza.
La Tanzania ha minacciato di ricorrere all’esercito se Rwasa non dovesse rispettare l’ultimatum ; il leader ribelle si è detto pronto a rientrara in Burundi, ma ha chiesto garanzie sull’immunità, una richiesta che il governo di Bujumbura avrebbe accettato da tempo, ma non avrebbe mai concretizzato le misure per realizzarla.
La posizione dei ribelli appare però sempre più difficile: da mesi ormai si registrano continue diserzioni tra i ribelli, l’ultimo episodio qualche giorno fa, quando 14 guerriglieri si sono arresi all’esercito regolare.
A dimostrazione della debolezza delle Fnl anche un altro episodio: il 25 aprile scorso i guerriglieri hanno liberato 232 bambini soldato, sequestrati per essere arruolati tra le fila dei ribelli, e che oggi hanno trai 15 e i 20 anni. Il rilascio è avvenuto al termine di 8 mesi di negoziati tra ribelli, governo, società civile e agenzie dell’Onu. Dal 2004 sono ormai 3000 i bambini liberati e, quando possibile, reinseriti nelle loro famiglia, ma, pur rallegrandosi per la notizia, l’Unicef ha ricordato ce ci sono ancora almeno 500 bambini costretti a combattere con le Fnl.
[..]

Articolo completo: nigrizia