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Monday, 30 June 2008

Racconti eritrei

Direct evidences from Eritrea

Due testimonianze di giovani del Corno d'Africa. I nomi sono fittizi.


H
ayat, 21 anni - Mi sono rifiutata di fare il servizio militare [in Eritrea è obbligatorio sia per i maschi che per le femmine]. Le mie amiche mi avevano raccontato i problemi che le ragazze devono affrontano: lavori pesanti, molestie sessuali, violenza, discriminazione.
Il mio fidanzato si trova in Norvegia e mi chiese di andare a Khartoum.' ci avrebbe pensato lui a prepararmi i documenti.
Riuscii a falsificare la mia carta d'identità e un permesso di viaggio fino a Tesenei, al confine con il Sudan. Mi costarono $1500. Sfortunatamente al posto di blocco di Tesenei fui arrestata e messa in prigione. Restai per due mesi in una cella dove fui picchiata quotidianamente. Mi chiedevano di rivelare i complici che mi avevano aiutata a falsificare i documenti. Ero picchiata quotidianamente con bastoni e una frusta di cuoio. Tre volte hanno messo una candela accesa sotto la mia vagina per ottenere la confessione.
Dopo due mesi, quando mi fecero passare in una piccolo stanza con altre 10 ragazze, mi sentii meglio. Dopo una settimana confidenzialmente venni a sapere che due delle ragazze erano spie governative. Ci davano una tazza di tè e una zuppa di lenticchie al giorno. Dopo altri 5 mesi fui trasferita a Wia, un posto malfamato vicino a Massawa, per addestramento militare. Vi restai per altri 12 mesi in condizioni severe, dure. Alla fine tomai a casa. La dottoressa mi disse che, a causa dei colpi ricevuti ho bisogno di un immediate intervento chirurgico al seno destro e aggiunse che dubita che io possa avere dei bambini. Mi hanno rovinato la vita... (e scoppia in un pianto dirotto).
Agos, 31 anni - A Debre Zeit, in Etiopia, ho completato i miei studi di ingegnere meccanico aeronautico. Ho poi lavorato all'aeroporto di Addis per 5 anni. Quando scoppiò la guerra dei confini sono stato deportato dall'Etiopia in Eritrea. Mio padre, che era un etiopico, morì nel 1989. Ad Addis lasciai mia madre, due sorelle e la mia fidanzata. Quando raggiunsi Asmara andai da mio zio, felice d'essere ritornato in un' Eritrea indipendente.
Dopo una settimana mi recai all'aeroporto dell'Asmara per cercare lavoro. Mi dissero di tornare dopo una settimana. Al mio ritorno trovai una macchina ad aspettarmi che mi portò in prigione per ragioni totalmente sconosciute. Per tre mesi restai confinato in una cella. Non subii alcun interrogatorio. Poi mi misero assieme ad altri e vi rimasi per altri 18 mesi. Ancora nessun interrogatorio. Un giorno venne un ufficiale che mi disse di tornare a casa e mi ordinò dì non rivelare ad alcuno quello che era accaduto. Quando osai chiedere perché ero stato arrestato, mi fece riportare in prigione. Vi rimasi per altri 45 giorni. Quando fui liberato, mi fu dato lo stesso avvertimento. Io non aprii bocca e tomai da mio zio. Non conosco ancora il mio crimine. Ho perso la mia famiglia, ho perso il mio lavoro e desidero solamente ritornare ad Addis dove sono nato.

Fonte e approfondimenti: nigrizia.it

Wednesday, 7 November 2007

Tunisia: 20 anni di assolutismo con Ben Ali

Tunisia: 20 years of absolute power for Ben Ali

Il 7 novembre 1987 Zine El Abidine Ben Ali, appena nominato Primo Ministro, eliminato politicamente per 'vecchiaia' il padre dell'indipendenza tunisina, Habib Bourguiba, prese il suo posto. Vent'anni dopo, l'economia tunisina è migliore rispetto a quella degli altri Paesi del Maghreb, ma la chiusura politica, l'assenza di libertà e la repressione dei diritti dell'uomo suscitano numerose critiche.

Ben Ali è stato rieletto nel 1994, nel 1999 e nel 2004 con percentuali bulgare, grazie anche ad una modifica della Costituzione che gli ha permesso di correre per il terzo mandato.

In vent'anni ha costruito un sistema di potere tentacolare, in nome della lotta al terrorismo e l'integralismo. Dopo gli islamici, l'apparato repressivo si è scagliato contro la società civile e gli intellettuali.

Sul piano economico il Paese naviga in ottime acque. Circa l'80% dei tunisini ha una casa di proprietà, una macchina e manda a scuola i figli. La crescita dei prezzi ha portato alla crescita della disoccupazione e la povertà, terreno di coltura del terrorismo, colpisce mezzo milione di persone. Relativamente risparmiato fino ad ora il Paese ha affrontato a fine 2006 dei violenti scontri a Sud di Tunisi tra le forze di sicurezza ed un gruppo di islamici salafiti, finiti con 14 vittime e decine di arresti.

Il Presidente tunisino Zine El Abidine Ben Ali sostiene che nel Paese non esiste la tortura, al contrario di ciò che affermano i rappresentanti delle associazioni tunisine a difesa dei diritti dell'uomo. (Rfi)