Thursday, 29 May 2008

EuropAfrica e crisi alimentare

La crisi alimentare ha, oltre alle cause congiunturali, legate ad esempio alla cattiva annata, anche cause strutturali, ma anche altre cause, legate alle speculazioni finanziarie. In altre parole: c'è chi ci marcia sopra e chi ci mangia sopra.
"In meno di due mesi le speculazioni sulla fame hanno bruciato 45 miliardi di euro solo per il riso con il prezzo che si e' impennato del 25 per cento per poi tornare rapidamente ai valori iniziali" secondo il presidente della Coldiretti Sergio Marini (VITA).
È di questo che parleranno oggi all'incontro EuropAfrica a Roma (vigilia del Vertice sulla sicurezza alimentare mondiale della Fao) cui parteciperanno Coldiretti e la Rete delle Organizzazioni contadine dell'Africa occidentale (ROPPA), che raggruppa coltivatori di 12 Paesi Africani. Coldiretti sottolinea che ad aumentare sono stati i costi delle sementi e dei concimi; secondo la ROPPA, nonostante il continente disponga dell'80 per cento delle risorse di fosfato necessarie per i concimi, i costi sono tra i piu' alti del mondo. (AGI)
Vertici e organizzazioni come la FAO, messa in discussione da più parti, soprattutto in seguito ai fatti degli ultimi mesi.
Nel frattempo le proteste si susseguono (vedi ad esempio in Somalia, in Egitto, in Guinea Conakry e questa testimonianza dal Camerun) e l'UNICEF ha dichiarato, in occasione della presentazione del rapporto "La situazione dei bambini in Africa" che l'attuale crisi alimentare rischia di aggravare il tasso di mortalità infantile nel continente (Jeune Afrique).

Wednesday, 28 May 2008

Proteste con i proiettili in Guinea Conakry

Le proteste dell'esercito nella capitale Conakry, conclusesi ieri, proseguivano da venerdì con l'occupazione delle caserme ed hanno provocato complessivamente 3 morti e 22 feriti, tutti a causa di proiettili vaganti.

Ciò che ha riportato la calma è stato, ieri sera, il discorso alla nazione del nuovo Primo Ministro Ahmed Tidiane Souare (eletto solo la settimana scorsa al posto di Lansana Kouyate), che ha elencato le concessioni governative ai militari.
Tra le rivendicazioni (soddisfatte) dei soldati, la destituzione del Ministro della Difesa, il generale Mamadou Bailo Diallo, il pagamento degli arretrati di salario (motivi analoghi a quelli della protesta del maggio scorso, quando fu destituito il predecessore di Diallo, il generale Arafan Camara) e la riduzione del prezzo del riso. Souare ha poi annunciato la liberazione di tutti i militari detenuti in seguito ai disordini del 2007 (quando morirono oltre 130 persone).

È anche il continuo rincaro dei generi alimentari a creare tensione nel Paese. Infatti, come ricordano i media locali, richieste analoghe sono state avanzate nei mesi scorsi da tutti i settori dell’amministrazione pubblica, dagli insegnanti ai medici, senza aver mai ottenuto risposta.. ma, come è evidente, le altre categorie non possiedono i mitragliatori.

Fonte: Apcom, Misna

Tuesday, 27 May 2008

Morire di clandestinità

Venerdì notte un giovane tunisino di 36 anni, Hassan Nejal, è morto nel CPT di Torino. Secondo la versione dei detenuti si tratterebbe di omissione di soccorso da parte delle autorità del Centro. "Intorno alle 22 di venerdì sera sul suo corpo sono comparse delle macchie rosse", racconta Al Huri ad Agnoletto. "Gli abbiamo messo un asciugamano sulla fronte e siamo corsi a chiedere aiuto", ma - continua - "ci hanno detto che il medico non era disponibile e che avrebbe visitato Hassan la mattina successiva", riferisce all'eurodeputato Hassen El Bentaui. Il ragazzo viene trovato morto la mattina successiva a causa di una polmonite fulminante.
La prima parte della ricostruzione è condivisa da detenuti e responsabili del Centro, secondo Agnoletto. "Alle 10,30 di venerdì Hassan si reca in infermeria per assumere la dose di metadone prescrittagli e alla dottoressa Vlashi che gli somministra il farmaco dichiara di sentirsi male. Lo stesso medico riferisce che il ragazzo aveva 39 di febbre e una tonsillite dovuta ad una forte infiammazione della gola. Per questo gli vengono prescritti gli antibiotici (Augmentin) e l'antipiretico, per poi essere rimandato nell'area rossa dove si trova con gli altri compagni. Alle 2, quando entra in servizio la dottoressa Ngassa, Hassan continua a sentirsi male e viene dunque riportato in infermeria. Il medico verifica un abbassamento della febbre, non gli somministra altri farmaci e lo rimanda in stanza. E' su quello che accade dalle 20 in poi, quando entra in servizio il dottor Tedesco che copre il turno notturno ma che non visiterà mai Hassan, che le versioni divergono, fra le autorità del Cpt e i detenuti nella struttura. Il colonnello della Croce rossa Baldacci, che non era presente quella notte ma che per noi ha ricostruito a nome delle autorità quanto avvenuto, e che insieme al dottor Tedesco ha certificato la morte del giovane tunisino, dichiara che la situazione nel Centro è stata tranquilla fino alla mattina, cioè fino a quando gli altri immigrati hanno cominciato ad urlare perchè Hassan era morto. I detenuti invece ci hanno raccontato che quella notte qualcosa è accaduto. Verso le 22 infatti dicono che Hassan sia peggiorato, con il corpo e in particolare il volto che hanno cominciato a ricoprirsi di macchie rosse. Un peggioramento, ci ha riferito Al Huari (il portavoce della area rossa), che spinge i compagni a posizionare un asciugamano sulla fronte di Hassan e a sdraiarlo. A quel punto un altro compagno, El Bentaui, esce dalla zona di detenzione e si attacca all'inferriata che delimita l'area, urlando. Riesca a parlare con un operatore della Croce rossa a cui chiede di mandare un medico. Risposta: il medico non c'è, non è disponibile. El Bentuai non desiste e comincia a ripetizione a schiacciare il citofono degli allarmi per richiamare la direzione del Cpt a cui il meccanismo è collegato, ma non ha risposta. Alle 11,30 attraverso un buco della grata arriva la distribuzione dei farmaci. Hassan viene portato lì da Rabi Said e prende la seconda dose di antibiotico, mentre i suoi compagni insistono sulla necessità che lo visiti un dottore. Passa mezzanotte e gli immigrati continuano a recarsi alla rete di delimitazione e intercettano un altro operatore della Croce rossa a cui rivolgono l'ennesima richiesta. Niente anche questa volta. Hassan durante la notte si addormenta. Ma tra le 6-7 del mattino i suoi compagni non sentendolo più russare si recano un'altra volta alla grata di delimitazione per cercare di parlare con qualcuno e tentare di chiamare un medico. Parlano con un operatore della manutenzione e gli rivolgono la richiesta, sempre la stessa. Ma niente anche questa volta. Alle 9,27 suo fratello dalla Tunisia chiama Alkair Naoui per parlare con lui. Alkair tenta di svegliarlo ma si accorge che Hassan è morto. E' a quel punto che il medico, il dottor Tedesco, arriva nella stanza e non può che certificarne la morte."
Verranno inviati gli ispettori del Ministero dell'Interno per fare luce su una morte che è tutt'altro che causale od inaspettata. Secondo ASGI, ad esempio, il fatto che la sanità nei CPT sia separata rispetto a quella ordinaria va ad inficiarne l'incisività. "La carenza di assistenza medica e legale nei CPT italiani è stata altresì rilevata dalla Commissione per le libertà civili e la giustizia dell’europarlamento nella sua relazione del dicembre 2007. Ciononostante, nei CPT si continua a morire." Siamo in presenza di un'"endemica carenza strutturale di adeguati standards sanitari. La tutela della salute che l’art. 32 della Costituzione riconosce come fondamentale diritto dell’individuo – non importa se italiano o clandestino- viene negata da un modello di sanità separata, questo sì foriero d’insicurezza."


Fonti: Associazione Studi Giuridici sull'Immigrazione, (Comunicato Stampa),

Repubblica di Torino (1),

Repubblica di Torino (2)

Ansa
Testimonianza dell'europarlamentare Vittorio Agnoletto (Aprileonline)

Sunday, 25 May 2008

Rapporto 2008 sui bambini soldato

Dal 2004 al 2007 è diminuito il numero di conflitti che coinvolgono bambini soldato, secondo il Rapporto 2008 della Coalizione italiana "Stop all'uso dei bambini soldato". Decine di migliaia di bambini sono stati rilasciati da eserciti e gruppi armati. Oggi sono 9 gli eserciti che utilizzano i piccoli in guerra, con una leggera diminuzione rispetto ai 10 del 2004, per un totale di almeno 250mila minori, di cui il 40% sono bambine. report2008
Bambini combattono nell'esercito regolare in Birmania, nella lotta armata contro le minoranze etniche, ma anche in Ciad, Repubblica democratica del Congo,Somalia, Sudan, Uganda e Yemen.
I guerriglieri stessi utilizzano bambini soldato: in Afghanistan, Iraq e Pakistan sono stati impiegati come attentatori suicidi.
In Africa le guerriglie hanno utilizzato recentemente i minori in guerra in Burundi, Ciad, Costa d’Avorio, Liberia, Nigeria, Repubblica Centrafricana, Repubblica Democratica del Congo, Somalia, Sudan ed Uganda. Ragazzi palestinesi sono stati utilizzati come scudi umani dall’esercito israeliano e soldati inglesi minorenni di 18 anni sono stati inviati in Iraq fino a metà del 2005. Gli eserciti governativi utilizzano i bambini in gruppi di supporto o come spie ed informatori. Tale utilizzo li espone al rischio, qualora catturati dagli eserciti vengono trattati da criminali e non da vittime. Il rapporto documenta la detenzione di piccini di appena 9 anni incarcerati in Burundi, di minori maltrattati o torturati in Israele, di minori catturati in Afghanistan e detenuti dagli Stati Uniti a Guanatanamo, in spregio del diritto internazionale.
Un ruolo chiave nel prevenire e porre fine all'arruolamento è svolto dai programmi di disarmo riabilitazione e recupero, che però hanno avuto un impatto limitato, soprattutto a causa della scarsità di fondi. 14.000 ex baby soldato non hanno potuto farvi ricorso: sono le bambine ad essere particolarmente penalizzate, di cui solo l’8-15% accede a tali programmi.

Fonte: nigrizia

Vedi anche: Conferenza 2007, Comunicato stampa della Coalizione

Friday, 23 May 2008

Sudafricani contro le violenze xenofobe

Sindacati, associazioni e personalità politiche hanno denunciato le violenze xenofobe nelle township sudafricane di queste ultime settimane.
Le organizzazioni umanitarie sono state letteralmente sommerse da un volume straordinario di donazioni da parte di sudafricani a favore delle 16mila persone che hanno dovuto lasciare le bidonville a causa degli attacchi, che al momento hanno causato almeno 40 morti.
"La gente dice di vergognarsi di ciò che sta accadendo" ha dichiarato all'AFP Imtiaz Sooliman, presidente dell'ONG africana Gift of the Givers. "Si dicono coinvolti dalla sofferenza di queste persone".

Numerosi immigrati, soprattutto Zimbabweani, Mozambicani, Malawiti e Congolesi lavorano come domestici o giardineri in Sudafrica, ma sono dovuti fuggire dalle township ed ora dormono dai loro datori di lavoro stessi, al riparo dagli attacchi. Sono comunque molti coloro che hanno lasciato il Paese, tra cui 3000 mozambicani, il cui Presidente Armando Guebuza ha assicurato pieno aiuto per il rientro.

Un liceale, Michael Moss, ha fondato un gruppo di discussione sull'accaduto nel social network Facebook. "Le persone dicono di vergognarsi di essere sudafricani. Altri ricordano che prima del 1994 (l'avvento della democrazia), altri Paesi africani avevano aperto le frontiere ai militanti della lotta contro l'apartheid".

Budah Sterah, un utente, sullo stesso sito ha scritto: "Sono un nero sud-africano e un AFRICANO. Uno dei valori basilari dell'essere africano è l'Ubuntu e la fratellanza. Dov'è finita? La nostra società ha perso la morale. È veramente terribile."

Centinaia di studenti e professori dell'Università di Wits hanno protestato contro la xenofobia mercoledì con una manifestazione a Johannesburg ed un'altra manifestazione è prevista per domani a Pretoria, organizzata dalle associazioni per i diritti umani. Anche un'organizzazione padronale ha portato ieri nelle township generi alimentari e coperte per le vittime.

Intanto oggi le violenze si sono propagate alla zona sud-occidentale del Paese, a Città del Capo.

Fonte: AFP, JeuneAfrique

Thursday, 22 May 2008

Una brutta china

Prima di tutto vennero a prendere gli zingari

e fui contento perchè rubacchiavano.

Poi vennero a prendere gli ebrei

e stetti zitto perchè mi stavano antipatici.

Poi vennero a prendere gli omosessuali

e fui sollevato perché mi erano fastidiosi.

Poi vennero a prendere i comunisti

ed io non dissi niente perchè non ero comunista.

Un giorno vennero a prendere me

e non c’era rimasto nessuno a protestare.

Bertolt Brecht

Immagini maliane

Un'antica mappa della città di Timbuctù (fonte)

mentre a questa non ho saputo resistere (fonte)

Ringrazio Stuarthwyman, che mi ha fatto magari involontariamente fare un giro per i blog sul Mali.

Wednesday, 21 May 2008

Guerre tra poveri

Guerre tra poveri, così si usano chiamare in questi giorni i fatti di Napoli ed i fatti di Johannesburg e di Alexandra: tragiche assonanze tra eventi agghiaccianti e, purtroppo, tutt'altro che isolati.
Da una parte del globo, quella meridionale, vi sono scontri tra neri sudafricani e neri immigrati da altri Paesi africani, in fuga da condizioni disperate come gli zimbabweani, ma anche dalla Somalia, dal Malawi e dal Mozambico. Gli appelli alla concordia del Nobel per la Pace Nelson Mandela sembrano lettera morta in questi giorni. Gli arrivi di questi mesi di profughi zimbabweani, legati alle incerte elezioni presidenziali, hanno peggiorato certamente la percezione che i sudafricani avevano delle ondate migratorie. Gli immigrati di ogni nazionalità fuggono nelle stazioni di polizia e nelle chiese.
Dall'altra, nella bistrattata Napoli, città dell'emisfero settentrionale invasa dall'immondizia dell'iperproduttività del Nord e della camorra, accadono episodi che vorrei leggere in un libro, per poterlo chiudere e pensare che, in fondo, essi non sono mai accaduti.
Episodi che per la tranquillità della nostra anima etichettiamo con aggettivi quali "belluino" o "ferale", cercando di rimuovere che la mano, la mente, è assolutamente umana, uguale alla nostra, solamente un pò più disperata, un pò più affamata, un pò più impaurita.

Friday, 16 May 2008

Scontri ed arresti di darfuriani nella capitale sudanese

Arresti arbitrari e campagna razzista contro i darfuriani: è l’accusa che i ribelli del Darfur lanciano a Khartoum, dopo la violenta reazione delle forze di polizia in seguito all’attacco dei ribelli del Movimento per la giustizia e l’uguaglianza (Jem), sferrato il 10 maggio scorso nella capitale del Sudan.
Da sabato almeno 300 persone sarebbero state fermate; per sospetti legami con i guerriglieri, secondo la polizia; per tratti fisici tipici del Darfur, secondo i ribelli e le associazioni per i diritti umani attive nel paese. [..]

Articolo completo: nigrizia

Wednesday, 14 May 2008

Posticipata la data del ballottaggio in Zimbabwe

HARARE (Zimbabwe) - La data per il ballottaggio delle elezioni presidenziali in Zimbabwe e' stata posticipata da 21 a 90 giorni a partire dall'annuncio dei risultati del primo turno, lo scorso 2 maggio, seguito al riconteggio delle schede in alcune circoscrizioni. La Commissione elettorale ha comunciato che la nuova data per la consultazione e' il 2 agosto. Al ballottaggio si confronteranno Morgan Tsvangirai, leader dell'opposizione, e il presidente uscente Robert Mugabe. Nel frattempo sembra che venerdì scorso Thabo Mbeki, presidente sudafricano e mediatore della crisi, abbia incontrato il dittatore Mugabe, anche in seguito alle critiche della comunità internazionale sulla posizione troppo morbida di Mbeki nei confronti di Mugabe: il presidente sudafricano infatti aveva dichiarato di non aver ravvisato i segnali di una crisi nel paese.

Fonti: Corriere, Vita

Monday, 12 May 2008

Fao: presidente del Senegal chiede di sopprimerla

Il Presidente del Senegal Abdoulaye Wade ha chiesto la soppressione dell'Agenzia dell'Onu per l'agricoltura e l'alimentazione (Fao) [..]"Nonostante tutti i meriti del suo Direttore generale, è l'istituzione della Fao a dover essere messa in discussione", ha detto Wade in una dichiarazione trasmessa per radio e televisione. "L'attuale situazione è in gran parte un suo fallimento e le sue grida non sortiranno alcun effetto - ha aggiunto - questa istituzione che svolge attività già affidate ad altri, apparentemente più efficaci, è un pozzo di denaro in gran parte speso per poche operazioni poco efficaci sul terreno".

Il Presidente senegalese ha ricordato di aver "chiesto da tempo" il trasferimento in Africa della Fao, oggi con sede a Roma, perchè "nulla giustifica la sua presenza oggi in un paese sviluppato". Tuttavia, ha concluso, "questa volta, chiedo di più, occorrerebbe eliminarla". Wade ha quindi ricordato che il Fondo internazionale per lo sviluppo agricolo (Ifad) ha promesso "200 milioni di dollari per gli agricoltori poveri dei paesi più colpiti". La disparità di costo degli interventi della Fao e dell'Ifad, ha aggiunto, "mostra la progressiva marginalizzazione" della Fao e giustifica la sua soppressione, come pure il trasferimento dei suoi "utili all'Ifad, "che potrebbe diventare un Fondo mondiale di assistenza all'agricoltura con sede obbligatoria in Africa". [..]

Articolo completo: vita.it

Saturday, 10 May 2008

Ultimatum al leder dei ribelli burundese

Tanzania e Uganda si propongono come mediatori della crisi in Burundi, imponendo al leader ribelle un ultimatum oper rientrare nel paese. Ma a bloccare le trattative per la pace è la richiesta insoddisfatta dell’immunità.

Entro il 15 maggio, Agathon Rwasa, capo dei ribelli delle Forze nazionali di liberazione, deve rientrare in Burundi.
Lo hanno deciso insieme i ministri degli esteri di Tanzania ed Uganda, al termine di un meeting di 5 giorni ad Arusha in Tanzania, organizzato proprio per trovare una soluzione alla crisi in Burundi. Dal febbraio Agathon Rwasa si è rifugiato a Dar es-Salaam con i suoi comandanti più vicini. Dopo un periodo di relativa calma, nelle ultime settimane in Burundi gli attacchi dei suoi ribelli si sono intensificati, e i paesi della regioni, chiamati dall’Unione africana a mediare il rapporto tra le Fln (ultimo gruppo ribelle attivo in Burundi) e il presidente Pierre Nkurunziza.
La Tanzania ha minacciato di ricorrere all’esercito se Rwasa non dovesse rispettare l’ultimatum ; il leader ribelle si è detto pronto a rientrara in Burundi, ma ha chiesto garanzie sull’immunità, una richiesta che il governo di Bujumbura avrebbe accettato da tempo, ma non avrebbe mai concretizzato le misure per realizzarla.
La posizione dei ribelli appare però sempre più difficile: da mesi ormai si registrano continue diserzioni tra i ribelli, l’ultimo episodio qualche giorno fa, quando 14 guerriglieri si sono arresi all’esercito regolare.
A dimostrazione della debolezza delle Fnl anche un altro episodio: il 25 aprile scorso i guerriglieri hanno liberato 232 bambini soldato, sequestrati per essere arruolati tra le fila dei ribelli, e che oggi hanno trai 15 e i 20 anni. Il rilascio è avvenuto al termine di 8 mesi di negoziati tra ribelli, governo, società civile e agenzie dell’Onu. Dal 2004 sono ormai 3000 i bambini liberati e, quando possibile, reinseriti nelle loro famiglia, ma, pur rallegrandosi per la notizia, l’Unicef ha ricordato ce ci sono ancora almeno 500 bambini costretti a combattere con le Fnl.
[..]

Articolo completo: nigrizia

Thursday, 8 May 2008

Proteste in Somalia

Continuano gli scontri in Somalia e a Mogadiscio in particolare. Oltre alla continua fuga di profughi dalla capitale (nel 2007 700mila persone secondo il Corriere), il problema in queste ultime settimane a Mogadiscio come altrove, è la vertiginosa crescita dei prezzi degli alimenti, cresciuto per alcuni prodotti fino al 375% nell'ultimo anno. Aumenti aggravati dal fatto che in molti esercizi si accettano esclusivamente dollari americani. Continuano le proteste popolari contro l'aumento del costo degli alimenti, come quelle numerose in Egitto.

Lunedì 5 maggio i militari hanno ucciso due manifestanti durante la protesta nel mercato cittadino di Barakat, nella capitale somala, cui hanno partecipato 10000 persone (corriere).

Secondo Greenreport, è stato ucciso da milizie irregolari anche un camionista che si occupava di portare in Somalia alimenti per il Programma Alimentare Mondiale (PAM) ed è il secondo a morire di quest'anno.

I disordini nel Paese non accennano ad arrestarsi. Secondo testimoni oculari la scorsa notte almeno 23 persone sono morte nel combattimento tra soldati dell'Etiopia e miliziani islamici, vicino a Garsani, un villaggio della Somalia centrale situato circa 300 chilometri a nord di Mogadiscio, dove i ribelli avevano teso un'imboscata a un convoglio di Addis Abeba (Repubblica).

Tuesday, 6 May 2008

Un libro sulla tragedia del Darfur

E' da poco uscito nelle librerie italiane il bestseller mondiale "IL TRADUTTORE DEL SILENZIO" di DAOUD HARI (edizioni Piemme). L'autore, sulla base della sua triste esperienza degli orrori della guerra in Darfur, durante la quale è stato torturato ed imprigionato, ha scritto questo libro, mirabilmente privo di sentimenti di odio e vendetta verso i suoi persecutori, i janjaweed al soldo del governo sudanese. Nel testo racconta la sua storia e le dolorose vicende del Darfur.

Fonte: Italians For Darfur

Sunday, 4 May 2008

Crisi dei prezzi degli alimenti in Egitto

Food price crisis bites in Egypt

Attivisti politici liberali e di sinistra hanno proclamato uno sciopero generale per oggi per protestare contro l'aumento dei prezzi. I Fratello Musulmani, il più grande gruppo di opposizione del paese, ha appoggiato l'iniziativa.

Uno sciopero simile il mese scorso ha riscosso un debole consenso, ma ha visto due giorni di scontri tra polizia e dimostranti nella città di Mahalla al-Kubra, dopo che i servizi di sicurezza hanno impedito ad alcuni lavoratori tessili di manifestare (foto).

Il Presidente Hosni Mubarak ha offerto ai lavoratori del settore pubblico un incremento del 30% dei salari al fine di soffocare il malcontento e le agitazioni. Gli attivisti continuano la protesta sostenendo che il governo non sta facendo abbastanza per venire incontro alle necessità dei cittadini.

"Vogliamo salari al livello dei prezzi," dice Ahmed Maher, il giovane ingegnere che ha dato il via allo sciopero. "Vogliamo che gli uomini del partito al potere non possano più controllare il costo dei prodotti. Vogliamo giustizia sociale - il governo deve esercitare influenza sui prezzi."

Si temono arresti

Maher sta usando Facebook per promuovere lo sciopero. Ha parlato ai microfoni di BBC dicendo che teme di venire arrestato. Due altri attivisti del web sono in prigione a causa degli scioperi degli ultimi giorni. [..]

Il costo degli alimenti è cresciuto notevolmente in Egitto negli ultimi mesi. Alcuni alimenti di base hanno visto il loro prezzo quasi raddoppiare. Il 40% degli egiziani vive sotto la linea della povertà di 2 dollari al giorno e molti di essi hanno visto peggiorare le loro condizioni negli ultimi mesi. [..]

"Ciò che è chiaro è che attraverso mezzi politici o mezzi di sicurezza [le autorità] stanno negando ogni iniziativa della gente" dice Madiha Doss, un professore universitario che aveva tentato di visitare i feriti di Muhalla insieme ad un gruppo di attivisti. [..]

Articolo completo: BBC

Friday, 2 May 2008

Missione ONU ha armato i ribelli in Repubblica Democratica del Congo

I caschi blu in RDC hanno armato i ribelli in cambio di oro e avorio: lo afferma la Bbc in un’inchiesta, con testimonianze e prove che arrivano anche da fonti dell’Onu. 18 mesi fa le Nazioni Unite avevano insabbiato l’indagine per motivi politici. Sotto accusa truppe pachistane e indiane.

Truppe pachistane e indiane della Monuc, la missione onu di stanza in RDC, hanno fornito armi ai ribelli delle FNI e hanno contrabbandato oro e avorio. E' una denuncia pesante quella lanciata dalla Bbc, al termine di un’inchiesta durata 18 mesi, e corredata di testimonianze e informazioni ottenute anche direttamente da fonti delle Nazioni Unite.

I peacekeepers pachistani dispiegati nella città orientale di Mongdwalu, in Ituri, sono stati coinvolti nel contrabbando di oro con i miliziani del Fronte dell'integrazione nazionale (Fni), e hanno garantito loro le armi per difendere le miniere. Nella regione attorno a Goma, capitale della provincia del Nord-Kivu i caschi blu indiani hanno invece commerciato oro e droga con i miliziani hutu delle Forze democratiche di liberazione del Rwanda (Fdlr), accusati di complicità nel genocidio.

La conferma di queste notizie arriva dalla popolazione locale e dagli stessi miliziani. [..]
Il palazzo di vetro aveva già avviato, l’anno scorso, un’indagine su questi fatti, ma l’inchiesta fu sospesa poco dopo l'apertura: [..] fonti delle Nazioni Unite hanno rivelato ai giornalisti della Bbc che l’indagine venne chiusa per pressioni politiche: il Pakistan è il paese che maggiormente contribuisce alle truppe di caschi blu.

Articolo completo: nigrizia.it

Thursday, 1 May 2008

Zimbabwe: nuovi risultati elettorali

I nuovi risultati dopo il riconteggio dei voti danno Morgan Tsvangirai al 47% dei voti al primo turno. Questo rovescia i primi risultati che assicuravano la maggioranza assoluta al leader dell'opposizione. Secondo i dati del riconteggio si dovrà dunque molto probabilmente andare al ballottaggio; nel frattempo Tsvangirai afferma, contrariamente a quanto aveva detto nelle ultime settimane, di non voler accettare un secondo turno e di volersi attenere ai dati del primo turno. Questo metterebbe decisamente a rischio la situazione del Paese, nel quale si sono già avuti alcuni scontri. Secondo RFI 20 membri dell'MDC, il partito di Tsvangirai, sarebbero stati uccisi negli ultimi giorni. Sembra inoltre che i campi di tortura scoperti da Human Rights Watch siano in carico all'esercito.

Il presidente della Commissione elettorale George Chiweshe si rifiuta di confermare ufficialmente i risultati, in attesa di una riunione oggi pomeriggio durante la quale si ricontrolleranno le cifre con i candidati.. [ndGlò: hai voglia la trasparenza!]

Crolla l'ipotesi del Governo di transizione, rifiutata ufficialmente da Robert Mugabe e sostenuta dall'ambasciatore dello Zimbabwe alle Nazioni Unite. Morgan Tsvangirai non vuole Mugabe al Governo, anche se accetterebbe membri del suo partito, lo Zanu-PF, che abbiano chiuso definitivamente con Mugabe.

La situazione nel Paese anche per gli stranieri non è facile: si pensi ai giornalisti incarcerati, come Barry Bearak dichiarato 'colpevole di giornalismo' [aveva un visto turistico mentre in effetti stava monitorando le elezioni], Stephen Bevan [accusato anch'egli di fare giornalismo senza accredito], Jonathan Clayton ed un cameraman freelance.

La comunità internazionale non sta muovendo un dito per risolvere la crisi nel Paese, tra gli appelli alla mediazione delle Nazioni Unite, la Gran Bretagna che si schiera con Tsvangirai, Thabo Mbeki che temporeggia e strizza un occhio a Mugabe e la nave cariche d'armi in arrivo dalla Cina [che però sembra stia ritornando indietro].

Fonti: RadioFranceInternationale,ma anche Times e Repubblica.it