Sunday, 29 July 2007

Saturday, 28 July 2007

Crisi economica e repressioni in Zimbabwe


Continua la crisi economica e sociale in Zimbabwe (qualche vecchio post qui). L’inflazione, la siccità e le politiche del governo continuano ad aggravare la situazione economica del Paese. L'ultimo provvedimento per il dimezzamento dei prezzi dei generi alimentari voluto dal presidente (in questo post) non ha certamente risolto la situazione di estrema scarsità di generi alimentari. Secondo la FAO un terzo degli abitanti dello Zimbabwe (4 milioni di persone) ha bisogno di un aiuto alimentare. Ora è stato presentato in Parlamento un disegno di legge per nazionalizzare le imprese straniere presenti sul suo territorio. Questo provvedimento rischia però di disincentivare ulteriormente gli investimenti stranieri nel Paese. Nel frattempo, continua la campagna di discredito degli oppositori del governo.

In un rapporto di Amnesty International, inoltre, è emerso che Harare avrebbe intensificato la repressione soprattutto ai danni delle donne, che si sono mobilitate contro il governo. I delegati dell'organizzazione per i diritti umani hanno raccolto testimonianze da moltissime zone del paese, sia in contesti rurali che urbani.
"Il governo dello Zimbabwe deve affrontare i problemi economici e sociali che stanno spingendo le donne alla protesta", afferma Irene Khan, segretaria generale di Amnesty, "anziché attaccarle e criminalizzare le loro legittime azioni in difesa dei diritti umani".
Le donne hanno riferito ai rappresentanti di Amnesty che sono moltissimi i difensori dei diritti umani arrestati e imprigionati arbitrariamente per aver svolto marce pacifiche o organizzato riunioni nel corso degli ultimi due anni. Molte donne tra quelle intervistate hanno raccontato di aver subito violenze di vario tipo, da pestaggi a maltrattamenti e, in alcuni casi, di aver subito torture.
Alcune sono state imprigionate insieme ai propri figli o in stato di gravidanza, "in condizioni deplorevoli e ben lontane dagli standard internazionali", denuncia ancora Amnesty.
La polizia spesso accusa le dimostranti di essere uno strumento nelle mani di Gran Bretagna e Usa per rovesciare il governo e di lavorare contro il regime. Secondo Khan, "il governo non solo fabbrica false accuse nei confronti delle attiviste, ma omette anche di riconoscere le proprie responsabilita' per la situazione disperata in cui le donne si trovano".
(qui l'articolo AGI sul rapporto Amnesty e qui quello di Agenzia Fides sulla crisi economica e politica)

Friday, 27 July 2007

Ravalomanana scioglie l'Assemblea Nazionale senza preavviso

Da giovedì 26 è effettivo il decreto presidenziale che ha sciolto l'Assemblea Nazionale in Madagascar. In altre parole il Presidente Ravalomanana non stava più nella pelle (doveva aspettare dicembre per le elezioni legislative ed il rinnovo dell'Assemblea e per poterne, verosimilmente, ottenere una completamente a suo favore) e dunque li ha mandati tutti a casa nel giro di 48 ore (il decreto è di martedì). E tanti ringraziamenti.

Anche Nigrizia ne parla...

Le elezioni anticipate ora sono previste per il 23 settembre. Sembra che i partiti d'opposizione intendano formare una grande coalizione che li raccolga tutti [Ravalomana il dicembre scorso ha avuto partita facile anche per l'enorme frammentarietà dell'opposizione].
I partiti sarebbero gli stessi che hanno sostenuto il "No" al referendum del 4 aprile, di cui ho parlato a suo tempo.

Intanto qui sotto l'articolo in francese di un giornale malgascio

26 juillet, Tananarive - La dissolution de l’Assemblée nationale est effective à partir d’aujourd’hui, conformément au décret n°2007-717 du 24 juillet 2007. Les regards sont désormais braqués sur Ambohitsorohitra et Mahazoarivo où l’on concocte actuellement le calendrier de l’élection législative anticipée. D’après nos sources, le président de la République et le gouvernement du général Charles Rabemananjara se penchent en ce moment sur les nouveaux découpages des circonscriptions électorales. Les électeurs vont-ils cette fois-ci élire les députés au niveau des districts ou des régions ? Le système de un député par district sera-t-il adopté cette fois-ci ?
Selon toujours notre source, le gouvernement et la Présidence de la République n’arrivent pas à s’entendre sur le système électoral à adopter : scrutin majoritaire à un tour ou scrutin uninominal à deux tours ? Des partis politiques comme le TEZA du conseiller politique du président Marc Ravalomanana roulent actuellement pour ce dernier système pour que les élus aient plus de légitimité. Reste donc à savoir si le chef de l’Etat se soumettra à la suggestion de son conseiller politique. Et quid de la révision de l’actuel code électoral ?

Darfur: anche l'ONU riconosce la pulizia etnica

Magari l'aveva già riconosciuta, ma ben sapendo quanto ci hanno messo le Nazioni Unite l'anno scorso per decidersi sulla definizione del dramma del Darfur (lo chiamiamo conflitto?! o genocidio?! "No, lo sarebbe anche, un genocidio, ma se lo ammettiamo, poi ci tocca intervenire, quindi fingiamo di doverci pensare un altro poco" e via dicendo così per mesi) non si sa mai... e adesso lo hanno dichiarato ufficialmente...
È di oggi la notizia che i diciotto esperti indipendenti del Comitato delle Nazioni Unite per i Diritti Umani hanno condannato all'unanimità quanto hanno etichettato come "pulizia etnica", attuata in Darfur dalle milizie filo-arabe dei guerrieri 'janjaweed', grazie all'immunità legale garantita di fatto dalle autorita' centrali sudanesi. In un rapporto si denunciano "le gravi violazioni dei diritti dell'uomo, diffuse e sistematiche, ivi compresi omicidi, stupri, trasferimenti forzati e attacchi contro la popolazione civile" che, si sottolinea, sono state "perpetrate in regime di totale impunita', e continuano a esserlo, nell'intero Sudan e, in particolare, nel Darfur".
Venerdì 20 luglio il Senato ha approvato un ordine del giorno del senatore Francesco Martone (indipendente nelle liste di Rifondazione e membro del comitato per il Contratto mondiale dell’acqua) per una moratoria al finanziamento dei programmi di privatizzazione dell’acqua nei Paesi del Sud del Mondo.
Si chiede che l’Italia sospenda il pagamento di una parte della sua quota alla Banca mondiale e alle banche multilaterali di sviluppo per questo tipo di programmi e si spenda per definire «un governo pubblico e partecipativo del ciclo integrato dell’acqua, in grado di garantirne un uso sostenibile e solidale».

Per saperne di più: Nigrizia, qui l'intervista a Martone e qui altri link sul tema dell'acqua come bene comune.

Thursday, 26 July 2007

Campagna di disinvestimento mirato: export italiano aumentato di oltre l' 80% dall'inizio del massacro in Darfur

Italian Blogs For Darfur da qualche tempo ha dato il via alla campagna di disinvestimento in Darfur ed il presente articolo è tratto dal blog IB4D.

Sono molte le grosse aziende italiane presenti sul territorio sudanese. La più importante è la APS Engineering Company Roma, società attiva nel campo della progettazione e
realizzazione di impianti petroliferi, gas, petrolchimici, ecc., che ha acquisito un importante contratto nei quadro della realizzazione "Grass Root" di una grossa Raffineria a Port Sudan. L'investimento previsto e' di qualche miliardo di dollari. Presenti anche Enel Power (costruzione di una stazione di pompaggio idrico in zona Kash el Girba); Technosystem (progettazione, costruzione, integrazione e fornitura di apparati e di sistemi di broadcasting in particolare trasmettitori); Meregalli (contratto di 6,7 milioni di euro per la fornitura e l'installazione di una stazione di pompaggio delle acque del Nilo nello Stato del Sinnar, cofinanziato dal Ministero delle finanze sudanese); CMC (costruzione di un albergo su finanziamento libico); The Italian Tourism Co. Ltd. (costruzione di un albergo nella zona di Karima e di un campo tendato nella zona di Merowe); Società Nuova Magrini (produzione di apparecchiature elettriche ed elettroniche); Ascot (progettazione e realizzazione di macchinari e di impianti per la produzione di energia elettrica e termica).

La graduatoria dei fornitori vede al primo posto l'Arabia Saudita (quota di mercato 11,4 per cento), seguita dalla Cina (con una quota di mercato del 10,6 per cento), Emirati Arabi (6 per cento) e dall'Italia (3 per cento).

L'Italia, con un export aumentato di oltre l'80 per cento rispetto al 2004, ha guadagnato una quota di mercato, nella lista dei fornitori esteri, pari al 3 per cento, con investimenti diretti di 2 milioni di dollari nel solo nel primo semestre 2006.*

*dati della Camera dei Deputati e del Ministero degli Affari Esteri

Wednesday, 25 July 2007

Nuova risoluzione per il Darfur

Oggi Francia e Regno Unito hanno presentato una nuova bozza al Consiglio di sicurezza dell'ONU per arrivare a una risoluzione meno rigida nei confronti del governo sudanese.
Con questo documento si rinnova l'obiettivo del dispiegamento di 26mila soldati e agenti di polizia in Darfur, ma si attenua la minaccia di "nuove misure" contro il Sudan nel caso in cui ostacolasse il processo di pace.
Nella bozza si fissa al 31 dicembre come data per il passaggio di consegne dalle forze dell'Unione africana (Ua) al contingente "ibrido" gestito da Ua e Onu. Andrew Natsios, inviato speciale degli Stati Uniti in Darfur, ha criticato la bozza: "E' orribile, e' peggio della prima". (AGI)


Nel frattempo il Programma alimentare mondiale delle Nazioni Unite (Pam) e' tornato a condannare il protrarsi degli attacchi ai convogli umanitari e l'acuirsi della violenza in Darfur. "Nelle ultime due settimane sono stati attaccati nove convogli di aiuti umanitari
Fonte foto: rai.it
e lo staff del Pam e' stato bloccato e derubato in diverse occasioni da uomini armati", ha denunciato Kenro Oshidari, rappresentante del Pam in Sudan, .
Oshidari si e' appellato a tutte le parti in conflitto per scongiurare altri attacchi agli operatori umanitari attivi in Darfur. Dopo gli assalti delle ultime settimane, sale cosi' a 18 il numero dei convogli del Pam attaccati da uomini armati in Darfur. Nel paese l'agenzia Onu ha messo in campo la sua piu' vasta operazione, con circa 790 operatori schierati sul campo per assistere oltre due milioni di persone ogni mese. (AGI)

Tuesday, 24 July 2007

Medici Senza Frontiere per la Somalia

A quattro mesi dall'inizio dell'attuale crisi, provocata da una grave ondata di violenza a Mogadiscio, la maggior parte dei 400mila sfollati non sono ancora potuti tornare nelle loro case e continuano a dipendere dall'assistenza fornita dalle poche organizzazioni umanitarie presenti sul posto. La gran parte delle famiglie sfollate ha trovato rifugio a Afgooye e a Hawa Abdi, 30 chilometri a ovest di Mogadiscio, in condizioni di estrema precarietà, riparandosi sotto gli alberi o in edifici pubblici abbandonati.

"Durante gli ultimi due mesi, l'attenzione dei media internazionali si è raramente concentrata su quanto accadeva a Mogadiscio e nelle aree circostanti, dove decine di migliaia di persone continuano ad aspettare disperatamente aiuto dalla comunità internazionale. Medici Senza Frontiere lancia un appello affinché un'immediata mobilitazione da parte delle organizzazioni umanitarie risponda al rapido deteriorarsi della situazione" (per l'intero articolo, clicca VITA.IT).

Monday, 23 July 2007

Medici Senza Frontiere: quintuplicati i costi degli antiretrovirali

Un nuovo rapporto di Medici senza frontiere (Msf) riportato da AGI e reso pubblico durante la Quarta Conferenza Mondiale della Società Internazionale Aids mostra che nel corso dell'ultimo anno sono iniziati a scendere i prezzi dei farmaci antiretrovirali di seconda linea per i Paesi poveri. Il costo delle nuove combinazioni di prima linea, meglio tollerate e per questo raccomandate dall'Organizzazione mondiale della sanita' (Oms), e' però quintuplicato, passando da 99 a 487 dollari per paziente all'anno. La causa principale sembra essere l'assenza della competizione dei generici.



Fonte: UNAIDS. Dati aggiornati tra il 1999 e (la maggior parte) al 2002.

Qui sopra una cartina con l'incidenza dell'AIDS nel continente africano, sempre secondo chi vuol darcela a bere.. È infatti stata dimostrata l'assoluta velleità di queste cifre, dato che in Africa mancano i mezzi per fare delle accurate diagnosi di questo male. Molto spesso persone stroncate da problemi di malnutrizione vengono inserite nelle statistiche come casi di AIDS, al fine di gonfiare il fenomeno e fornire maggiori appigli per le raccolte fondi, a vantaggio esclusivo... delle case farmaceutiche. Sono i grossi interessi nascosti dietro ai proclami dell'infezione globale che non mi fanno dormire bene. È un'infezione che c'è e fa decina di migliaia di vittime all'anno, ci mancherebbe. Ciò che mi fa arrabbiare è il modo in cui essa viene strumentalizzata e rimaneggiata.

Costa d'Avorio: rimangono i caschi blu

Il 16 luglio con la risoluzione 1765 il Consiglio di Sicurezza dell’Onu ha deciso all’unanimità che i caschi blu dell’Onu resteranno in Costa d’Avorio altri sei mesi, fino al 15 gennaio 2008. Il fine è quello di “consentire il regolare svolgimento di elezioni libere e trasparenti”, fissate per ottobre 2007.

Secondo Nigrizia il consiglio ha inoltre accolto la richiesta del presidente ivoriano Laurent Gbagbo, di sostituire il responsabile ONU per le elezioni in Costa d’Avorio, Gerard Stoudmann, ed ha assegnato la carica ad Abou Moussa, rappresentante speciale di Ban Ki-Moon. La richiesta di Gabgbo, presentata due mesi fa, aveva suscita dure proteste da parte dell’opposizione e critiche e scetticismo anche da parte di molti diplomatici, da sempre convinti che l’unico modo per assicurare al paese un corretto e regolare svolgimento delle elezioni sia la copertura delle Nazioni Unite. Nel tentativo di rasserenare l’opposizione, Moussa ha già fatto sapere che creerà una unità tecnica di collaboratori per monitorare il processo elettorale.
La Costa d’Avorio non conosce consultazioni popolari dal 2002, anno del colpo di stato. Dopo essere state fissate nell’ottobre 2005 e rinviate al 2006, quest’anno forse le elezioni si terranno davvero. Ma le tensioni ancora forti nel paese potrebbero ancora far slittare la data prevista.

Il 21 luglio le nazioni Unite hanno annunciato di aver sospeso il contingente militare del Marocco che partecipava alla missione di peacekeeping in Costa d'Avorio, mentre è in corso un'inchiesta su un presunto e vasto fenomeno di abusi sessuali.
Ieri funzionari delle Nazioni Unite, parlando sotto anonimato, avevano spiegato che l'inchiesta riguarda soldati marocchini che hanno fatto sesso con un vasto numero di minorenni nella zona di Bouake, una roccaforte dei ribelli che si trova nel nord della Costa d'Avorio.
Toure ha detto che le accuse sono venute alla luce dopo che la missione Onu ha avviato una campagna contro lo sfruttamento sessuale (REUTERS).

Sunday, 22 July 2007

Rinvio per la seduta sul caso Pfizer in Nigeria

La causa tra la Pfizer e il governo nigeriano di cui ho parlato a inizio luglio ha visto una nuova seduta della corte venerdì 20 luglio.
Nel 1996 un'epidemia di meningite colpì la Nigeria ed in particolare lo stato del Kano, a nord del paese. In quel periodo Pfizer sperimentò senza autorizzazione un nuovo farmaco, il Trovan, su 200 bambini, 18 dei quali sono morti (11 secondo Pfizer) e altri dei quali hanno riportato danni permanenti.
A inizio giugno il governo africano chiedeva 7 miliardi di dollari alla casa farmaceutica per la responsabilità di tali danni sui bambini.
Pfizer sostiene la non sussistenza di un legame tra la sperimentazione del farmaco e tali conseguenze sui bambini, causate invece dalla meningite.
Dimentica però il fatto che aver sperimentato Trovan, con la sospensione dell'utilizzo dell'antibiotico cloramfenicolo utilizzato nello stesso ospedale su altri pazienti da Medecins sans frontières (come ricordato da Zadig), può esser stato fatale per i bambini e, in tal caso, deve inchiodare alla proprie responsabilità l'azienda.

Secondo BBC ora il governo dispone di nuove prove contro Pfizer, poiché è stato dimostrato che che non ottenne in consenso delle famiglie alla sperimentazione, cosa che invece era obbligatoria. La casa farmaceutica sostiene invece che si debba parlare di "rappresentazione fraudolenta" più che di frode delle famiglie, una definizione più soft che permetterebbe di raggiungere una condanna meno pesante. Il 12 luglio, inoltre, un responsabile del gruppo in Nigeria ha affermato di aver ricevuto l'autorizzazione delle autorità nigeriane prima di procedere ai test terapeutici.

Nella seduta di venerdì la Nigeria ha presentato una nuova denuncia contro il gigante farmaceutico americano, reclamando un risarcimento di 769,4 miliardi di naira, pari a circa 6 miliardi di dollari. A sorpresa in mattinata l'avvocato del governo federale, la signora Babatunde Irukera, aveva ritirato la prima denuncia di 7 miliardi.
Secondo AGI la causa di questa relativa marcia indietro è data dal fatto che il processo rischia di saltare a causa di un cavillo legale, cioè gli 11 anni di ritardo con cui esso è stato avviato. La nuova istanza è utile al fine di spiegare che il ritardo e' dovuto all'attesa degli esiti di un processo sullo stesso caso che si teneva negli Stati Uniti.
Nel nuovo documento l'accusa chiede inoltre alla Corte di concludere che i test effettuati nel nord del paese erano "illegali e reprensibili" e "non avevano nessun scopo umanitario ma solo fini commerciali".

Anche lo stato del Kano, il più colpito dall'epidemia, ha avviato una causa civile contro l'impresa multinazionale, chiedendo un risarcimento di 2,75 miliardi di dollari. Quest'ultimo processo è aggiornato al 3 ottobre.

Saturday, 21 July 2007

Risorse idriche in Darfur

Mercoledì scorso è stato ritrovato un antico lago sotterraneo in Darfur e ciò ha suscitato notevoli speranze a causa del fatto che la scarsità dell'acqua è una delle motivazioni alla base del conflitto sudanese.
È però notizia di ieri che non ci sarebbe nemmeno una goccia d'acqua nel vasto lago sotterraneo individuato. La Bbc, citando un geologo francese, Alain Gachet, sostiene che la grande depressione sotterranea trovata dai colleghi dell'Universita' di Boston conteneva effettivamente acqua, ma solo in un periodo remoto tra 5.000 e 25.000 anni fa.

Il geologo francese, che opera nell'area da oltre 20 anni, ammette che i colleghi americani hanno ancora qualche piccola chance di trovare qualcosa, ma lui non e' ottimista.
Gachet, spiega la Bbc, e' impegnato in un progetto Onu per la trivellazione di pozzi d'acqua nel Darfur meridionale, in un'area controllata dai ribelli Jebel Mara.

I geologi di Boston ritengono invece che dall'enorme lago (30.750 chilometri quadrati, una superficie grande quanto il Lazio e la Campania messi insieme) si possa estrarre acqua attraverso un migliaio di pozzi, scavati con il 'via libera' del governo di Khartum.

Fonte: AGI

Niger e il conflitto con i tuareg

Da inizio 2007 sono riprese le attività dei ribelli tuareg del Movimento dei nigerini per la giustizia (Mnj). Ora il ministro degli esteri burkinabè Djibril Bassolé, durante l’incontro a Niamey con il presidente Tandja, si è offerto a lavorare per ristabilire la pace nel nord del Niger.
Nei mesi scorsi partiti politici di opposizione, ma anche vicini al governo, e il presidente nigerino stesso, hanno ripetutamente chiesto l’aiuto e il sostegno dei paesi confinanti per cercare di risolvere la crisi. Ma ora che Campaorè, presidente del Burkina, si è proposto, né i ribelli, né il governo di Niamey si sono ancora espressi. Forse Tandja spera nella collaborazione di Gheddafy, mediatore per la comunità degli stati del Sahel e del Sahara (CEN-SAD).
Di certo l’ultimatum lanciato ai ribelli dal presidente nigerino non aiuta: se non abbassano le armi l’esercito è già pronto a marciare contro di loro. Il governo si ostina inoltre a non ammettere l’esistenza di un movimento antigovernativo nel nord, i ribelli vengono definiti dei comuni delinquenti. Il Mnj si dice invece disponibile al dialogo, ma prima di sedersi ad un tavolo vuole essere riconosciuto dal governo.

La ripresa delle violenze
Dall’inizio dell’anno il Movimento ha ripreso azioni violente nei confronti del governo, e soprattutto, delle multinazionali straniere accusate di sfruttare le risorse naturali del paese, in particolare l’uranio. I ribelli denunciano le pesanti ingiustizie e le difficoltà economiche in cui le popolazioni delle zone settentrionali sono costrette a vivere. Nonostante i suoi ricchissimi giacimenti di uranio, il Niger è infatti uno dei paesi più poveri del mondo, l’ultimo nell’indice di sviluppo umano secondo l'UNDP.
Dopo il conflitto durato cinque anni, e conclusosi nel 1995 proprio nella capitale del Burkina Faso, da febbraio sono ripresi gli scontri con l’esercito. L’episodio più violento il 22 giugno scorso, quando un gruppo di ribelli ha ucciso 15 militari vicino ad Agadez, nel nord del paese, ed ha fatto più di 70 prigionieri. Nell’ultimo mese, l’intensificarsi delle azioni, anche dimostrative, nei confronti delle multinazionali straniere di petrolio, carbone e uranio (soprattutto cinesi) hanno indotto il governo ad aumentare le misure di sicurezza e il numero di militari impegnati nella zona.

Fonte: nigrizia

Friday, 20 July 2007

Elezioni in Camerun


Questa domenica 22 luglio si terrà il primo turno delle elezioni legislative ed amministrative in Camerun.
Il Presidente al potere è Paul Biya, a capo del Cameroon People's Democratic Movement. Egli non si sposta dalla sedia dal 1982, cioè da quando io nacqui e questo già non è bello...
Dal 1990, però, il nostro Biya ha formalmente trasformato il Parlamento creando un sistema multipartitico, ma è stato puntulmente rieletto nel 1992, nel 1997 e nel 2004.
Nel 2004, in particolare, le elezioni sono state vinte da Biya con il 75% dei voti al primo turno (insomma i camerunesi lo amano proprio sto Sig. Paul), ma sono state fortemente contestate a causa di brogli elettorali (o forse no?).
La realtà è molto peggiore di quanto si possa scrivere ridendo. Il paese è sotto un regime da 25 anni. Amnesty International ha accusato il regime di Biya di creare restrizioni alle libertà individuali, attraverso il controllo dei media e violazioni dei diritti umani.
Per quanto riguarda il livello di corruzione nel 2006 Transparency International piazzava il Camerun al 138.esimo posto (su 166).
Vi sono molti presupposti che lasciano presagire anche per quest'anno una scarsa trasparenza della tornata elettorale.
Sembra che il presidente del Parlamento abbia fatto una proposta d'acquisto dei i voti, anche se le fonti non sono così chiare su questo punto.
Inoltre i giornalisti sostengono che la loro attività è bloccata, poiché non vi è la volontà da parte dei politici di collaborare con i media e di rilasciare dichiarazioni. Per questo motivo la copertura mediatica dell'evento (e anche la controllabilità dei governanti, viene da dire) sembra poter essere solo molto flebile.

Wednesday, 18 July 2007

Libia: condanna a morte convertita in ergastolo


Fonte foto: www.ansa.it
Ieri sera, dopo mesi d'incertezza e 8 anni di vicissitudini, le 5 infermiere bulgare e il medico d'origine palestinese sono salvi. La pena di morte è stata commutata in ergastolo, molto probabilmente anche a causa delle numerose pressioni internazionali che il tribunale libico ha subito. La Bulgaria ha annunciato di voler fare domanda d'estradizione per le infermiere. L'accusa era quella di aver volontariamente inoculato il virus dell'aids su dei bambini in cura. Le famiglie delle vittime hanno ricevute ingenti compensi finanziari.

Fonte: www.rfi.fr

Tuesday, 17 July 2007

Somalia: nuovamente rinviata la conferenza di pace

Avrebbe dovuto aprirsi domenica a Mogadiscio la quarta conferenza per la pace in Somalia, ma i lavori non sono nemmeno cominciati.
Per tutta la mattina le agenzie hanno parlato di ritardi nell’apertura dei lavori, dando poco credito alle voci insistenti dei giorni precedenti, che parlavano di un ennesimo rinvio, solo accennando al boicottaggio da parte degli integralisti islamici, che, nonostante fossero invitati al tavolo, minacciavano di morte chiunque intendesse partecipare al vertice. Nel primo pomeriggio, alcune granate, almeno sette, secondo alcune fonti giornalistiche locali, sarebbero cadute non lontano dal luogo della conferenza. Alcune fonti parlano di una dozzina di feriti e di almeno 3 vittime, ma le notizie sono difficili da confermare.
Infine, l’annuncio: la conferenza è saltata di nuovo. Il vertice è stato aggiornato a giovedì 19. Motivazione ufficiale: permettere ai tanti assenti di arrivare in città per i lavori. Poche ore dopo, a Mogadiscio è riesplosa la violenza: due esplosioni hanno dilaniato la città, beffando tutte le misure di sicurezza. Colpiti il mercato di Bakara, e soldati governativi nel sud della città. In totale almeno una trentina di morti, decine i feriti.

A far temere per un ulteriore rinvio è il clima estremamente teso della città; mancano infatti i presupposti per un confronto sereno sul paese: la capitale somala non solo non è neutrale ma spesso sembra sia il fulcro delle violenze, e la presenza delle truppe etiopi sul territorio è un elemento di ulteriore destabilizzazione. La delegazione Onu e quella europea non hanno ancora fatto sapere se parteciperanno, ma è probabile che anche questo giovedì il loro aereo non decollerà da Nairobi: Mogadiscio è troppo pericolosa. L’utilità della conferenza di pace è messa in discussione anche per il boicottaggio in opera da parte delle corti islamiche, principale oppositore, e quindi interlocutore, del governo di transizione.

Nel frattempo fino al 26 luglio decolleranno dalla base di pronto intervento umanitario delle Nazioni Unite di Brindisi due voli organizzati dalla Cooperazione italiana in favore dei profughi somali accolti nelle strutture di assistenza in Benadir, Medio e Basso Sceseli e Bay. L'operazione, secondo quanto precisa la Farnesina, prevede l'invio di 28 tonnellate di aiuti per un valore complessivo di circa 260 mila euro. I beni saranno distribuiti a cura di 'ITALIA AIUTA' - il primo coordinamento di ONG Italiane per gli aiuti umanitari - in raccordo con l'Ambasciatore d'Italia presso il Governo Federale Transitorio Somalo.

Fonti: www.nigrizia.it, www.vita.it

Peggiora la crisi economica in Zimbabwe

Il tasso di inflazione in Zimbabwe è il più alto del mondo: 4.500%, con un aumento che ormai tocca il 300% alla settimana. Per far fronte all’incontenibile crisi economica, lo scorso 25 giugno il governo del presidente Mugabe ha deciso di imporre una riduzione del 50% dei prezzi al dettaglio e ha ordinato di tagliare il prezzo della benzina del 70%. Un’iniziativa presentata dallo stesso presidente Mugabe come una punizione nei confronti delle grandi compagnie, accusate di alzare i prezzi per sabotare l'economia e delegittimarlo.

Due settimane dopo l’entrata in vigore delle nuove direttive, la crisi economica è ancora più acuta. Trovare benzina nel paese è un’impresa: le auto non si mettono nemmeno in coda ai distributori, il paese è fermo. Molti negozi sono chiusi e le scorte di prodotti sono praticamente esaurite: gli alimentari che hanno rispettato il nuovo tariffario sui prezzi dei prodotti sono stati letteralmente presi d’assalto e svuotati dai cittadini. Diminuendo i prezzi i commercianti non riescono a sostenere la loro attività e preferiscono chiudere piuttosto che indebitarsi o fallire. Tenere le saracinesche abbassate sembra l’unico modo per sfuggire ai controlli: per far rispettare l’imposizione sono stati mobilitati ispettori governativi, organi di polizia e anche la milizia giovanile, fedele a Mugabe.

Una situazione insostenibile per la popolazione, già provata dalla disoccupazione, dal crollo della produzione agricola e industriale, dall’aumento del costo di servizi di base come la sanità e i trasporti. A distanza di due settimane, oltre alla benzina anche l’olio, la carne, lo zucchero, ora i cittadini sono costretti ad affidarsi al mercato clandestino, dove i prezzi per i generi alimentari sono ancora più alti.
Chi si è rifiutato di abbassare i prezzi è finito in manette: 1300 commercianti sono già dietro le sbarre. Altri sono stati costretti a pagare multe salatissime: fino a 100 milioni di dollari in moneta locale.

Alla drammatica situazione economica e sociale si sommano le tensioni politiche: in vista delle elezioni presidenziali 2008, Mugabe cerca letteralmente di mettere fuori gioco l'opposizione. La mediazione del Sudafrica, che il presidente Mbeki cerca porta avanti da 7 anni, tra il partito di governo, ZANU-PF (Unione Nazionale degli Africani dello Zimbabwe-Fronte Patriottico), e il principale partito dell’opposizione, il Movimento per il Cambiamento Democratico (MDC) è stata finora inefficace. Mbeki non ha mai attaccato direttamente il dittatore zimbabwano, considerato uno dei simboli del “rinascimento africano” grazie alla riforma agraria del 1997, peraltro fallita, che ha espropriato 1471 fattorie di proprietà di bianchi per la redistribuzione. Con buona pace dell’Unione Europea e dell’Unione Africana, e grazie anche all’appoggio della Sadc, la Comunità per lo sviluppo dell’Africa Australe, il Sudafrica continua con la sua politica non interventista, incapace di prendere posizione anche per la delicata situazione interna all’ANC stesso, che dovrà dimostrarsi capace di passare da movimento di liberazione a partito di governo, e che già si interroga sul successore di Mbeki da presentare alle elezioni del 2009.

Fonte: Sara Milanese sul sito www.nigrizia.it

Marocco: allarme terrorismo

13 luglio - Quindici persone sono state arrestate in Marocco per il sospetto coinvolgimento nell'organizzazione di attacchi terroristici. ''Secondo le indagini preliminari - ha sottolineato Mohamed Bouzoubaa, ministro della giustizia - i sospettati stavano preparando un attacco''.
Tre di loro sono stati bloccati dalle forze di polizia in Libia. Il paese e' in stato di massima allerta dal 6 luglio, in relazione a minacce di attentati provenienti da Al Qaeda.

Fonte: www.vita.it

Friday, 13 July 2007

Darfur

RD Congo: violenze nel Sud Kivu


La Croce Rossa Internazionale ha espresso preoccupazione per le violenze perpetrate nei confronti di civili, donne e bambini in particolare, nel Sud del Kivu, una zona nella parte orientale della Repubblica Democratica del Congo. Spostamenti forzati, esecuzioni, stupri e saccheggi sono purtroppo all'ordine del giorno.



Fonte immagine: www.africamission-mafr.org


L'organizzazione il 2 luglio ha lanciato un'operazione al fine di aiutare 15000 profughi, che si erano spostati a causa delle violenze nella regione, su un totale di 55000 persone colpite dalle violenze.
Un campo profughi nell'est della RD Congo. Foto: IRIN.
Il 22 giugno l'ufficio per la coordinazione degli affari umanitari dell'ONU (OCHA) ha annunciato che degli attacchi nei confronti di civili e conflitti tra ribelli congolesi e ruandesi avevano ostacolato gli sforzi per aiutare le popolazioni colpite nella zona orientale della Repubblica Democratica del Congo.

La maggior parte degli attacchi sono stati sferrati dai ribelli delle Forze democratiche per la liberazione del Ruanda (FDLR), fuggiti dal paese dopo il genocidio del 1994 e che continuano ad opporsi alle Forze Armate della RDC. Secondo l'OCHA gli attacchi ai civili hanno raggiunto il culmine in marzo, con dei ritorni di violenza in maggio.
Durante questi attacchi, sono state uccise 18 persone, 27 ferite e 4 rapite a Nyalubuze, Muhungu e a Cihamba.
Il 20 giugno una delegazione del Consiglio di Sicurezza dell'ONU ha richiesto una intensificazione degli sforzi al fine di mettere fine all'insicurezza che regna nel paese.

Fonte: congoplanète

Tuesday, 10 July 2007

Serengeti

Popolo tribale in pericolo: gli Hadzabe della Tanzania

Finalmente pubblico qualcosa sulla Tanzania, primo paese del continente che ho avuto la fortuna di visitare e che mi ha rapito per primo.

Bimbi Hadzabe. Fonte per la foto: www.civilia.es


La notizia ricorda quella che detti sui Bushmen verso la fine dell'anno scorso. I boscimani, in italiano, sono una popolazione tribale che il governo del Botswana ha sfrattato dalle terre in cui viveva per permettere alla De Beers di sfruttare i giacimenti di diamanti di cui il paese è ricco. L’esperienza dei boscimani ha messo in luce come non solo il forzato e radicale cambiamento di vita abbia concretamente piegato la popolazione, ma anche come le conseguenze soprattutto sui giovani siano devastanti: la perdita di identità culturale li ha resi facili preda di alcol e droga; la disoccupazione e l’aids, malattia sconosciuta prima, hanno fatto il resto.


È la creazione di una nuova area per safari che potrebbe mettere a rischio la vita degli Hadzabe, una delle ultime popolazioni tribali africane, che vivono da almeno 50 mila anni nella valle Yaida, e che tutt'oggi vivono di caccia e raccolta. A minacciare le tribù degli hadzabe, tra i 1.500 e i 2.000 individui, è una società araba, la UAE Safaris Ltd, di proprietà della famiglia reale degli Emirati Arabi Uniti. I principi arabi vogliono più spazio per uno dei loro giochi preferiti: la caccia di animali esotici, in una zona di circa 4000 kmq adiacente al parco nazionale del Serengeti.
L’anno scorso, gli arabi hanno comprato l’area, vicina alla valle Yaida nel distretto di Mbulu, a 200 chilometri dalla città di Arusha. In poco tempo anche una seconda zona , compreso il lago Eyasi, è entrata nella trattativa per far parte dell’area dedicata al safari.

A fine maggio 2007, il Consiglio del distretto di Karatè ha annullato l’accordo, riconoscendo che la creazione del safari mette seriamente in pericolo non solo le tradizioni e gli stili di vita degli hadzabe, ma la loro stessa sopravvivenza. Se la concessione venisse accordata, gli hadzabe non avrebbero infatti più accesso alle loro risorse alimentari, come la selvaggina e i tuberi selvatici. Si ritroverebbero condannati alla fame e alla malattia, perché la zona prevista per il loro insediamento si caratterizza per un clima caldo e secco, inadatto all’agricoltura, attività che peraltro loro non hanno mai praticato. In giugno è partito un secondo round di trattative, ma stavolta i principi arabi potrebbero godere di un supporto più forte da parte del governo tanzaniano.
Già 40 anni fa gli hadzabe era stati forzati ad abbandonare le loro terre per andare a vivere in villaggi stanziali, nella speranza di riuscire a “svilupparli”, a far “trovar loro un lavoro”. Non funzionò: gli hadzabe durarono solo pochi giorni nel loro villaggio, e tornarono presto alla loro vita fatta all’aria aperta fatta di caccia e scandita dai ritmi della natura. Oggi molti di loro sono costretti a vivere in insediamenti costituiti dalle caratteristiche capanne di paglia, ma si spostano ancora nel territorio circostante alla ricerca di cibo. Ora Dar Es Salaam ha cominciato una nuova campagna per la loro sedentarizzazione: “Vogliamo che vadano a scuola” hanno dichiarato i ministri tanzaniani “ Vogliamo che si vestano. Vogliamo che siano decenti.”

Anche gli hadzabe, come i boscimani, si stanno organizzando in associazioni per sostenere e difendere i loro diritti, ma devono far fronte alle intimidazioni della polizia locale: arresti arbitrari, percosse, pressioni, minacce.

Per maggiori info sugli hadzabe, andate al sito di Survival, una ong internazionale che difende i diritti delle popolazioni tribali.

Fonte: www.nigrizia.it

Monday, 9 July 2007

Attacchi armati a Mogadiscio

Cinque persone sono state uccise e almeno otto ferite oggi nella capitale somala in diversi attacchi. Secondo quanto riferito dalla polizia e da testimoni all'Afp, tre persone hanno perso la vita in una serie di attacchi con granate e in rappresaglie della polizia nell'affollato mercato di Bakara, mentre due poliziotti sono stati uccisi in due distinte sparatorie.

Fonte: www.vita.it

www.rsf.org


Un'altra loro campagna che vale la pena ricordare, anche perché nata in Africa, in seguito all'uccisione di due reporters, è la seguente.


I giornalisti sono Deyda Hydara, assassinato nel 2004 in Gambia e Norbert Zongo, ucciso nel 1998 in Burkina Faso.

Friday, 6 July 2007

Egitto: repressioni nei confronti di bloggers

Il Blogger Kareem Amer ha inviato una lettera dalla prigione
Egli è stato giudicato colpevole per il suo blog e condannato a 4 anni di prigione. È uno studente di Al-Azhar, un'istituzione religiosa sunnita ed ha idee progressiste sui diritti delle donne. Secondo lui è proprio l'appartenenza ad Al-Azhar ad essere la ragione principale dell'arresto. Le imputazioni sono per insulti all'Islam (per cui ha preso 3 anni) e diffamazione del Presidente (1 anno).

Egli è il primo blogger egiziano ad esser stato imprigionato ed ha inviato questa settimana una lettera dal carcere, dicendo che è preoccupato della funzione da deterrente del suo arresto nel confronto di altri bloggers. Il fatto che egli scrivesse sotto reale identità, e non in forma anonima, ha reso più semplice la sua condanna. Egli non vuole che altri bloggers siano impauriti dall'idea di dover finire in carcere come lui.

La campagna per liberare Kareem ha aperto un sito ed invita anche ad inviare una lettera di sostegno al coraggioso blogger.

Minacce telefoniche contro un blogger
Arabawy riporta una nuova intimidazione al blogger Wael Abbass, che però non è riuscito a registrare la telefonata. Numerosi bloggers stanno seguendo ciò che è successo a Wael e Ahmed Sherif ne ha trascritto la versione inglese.
Wael Abbass è un attivista ed un blogger. Tra le sue campagne più famose, quella anti-tortura e quella contro i poliziotti che torturano cittadini inermi.

Fonte: Global Voices http://www.globalvoicesonline.org/2007/07/05/egyptjailed-bogger-sends-letter-another-
intimidated-bahais-continue-struggling-and-more/

Tuesday, 3 July 2007

Le ragazze di Benin city - Isoke Aikpitanyi e Laura Maragnani

Mi sembra assolutamente il caso di dare spazio a Isoke Aikpitanyi e Laura Maragnani, coautrici del libro Le ragazze di Benin city. Il libro è parzialmente autobiografico per Isoke, arrivata in Italia a vent'anni con la promessa di un lavoro "normale" e lo scontro con la realtà della schiavitù e della prostituzione. Ora che l'incubo è finito, Isoke racconta la vita, la tratta, i clienti e i sogni delle ragazze del marciapiede.
Laura Maragnani è invece una giornalista di Panorama che si occupa da sempre di diritti civili, emarginazione e minoranze.
Adesso le due coautrici sono candidate al Premio Testimone di Pace di Ovada, che si tiene ogni anno l'11 settembre. Isoke ha avviato un progetto per l'apertura di una casa in Val d'Aosta per accogliere e aiutare le giovani prostitute nigeriane. Si tratta di un progetto basato sul mutuo-aiuto: le ragazze nigeriane spesso sono considerate troppo difficili dalle comunità di recupero, mentre Isoke e le altre ragazze che collaborano con lei sanno bene come comportarsi, poiché fa parte del loro vissuto. Ella ha trovato un appartamento e vorrebbe partire dal primo novembre, ma ancora non ci sono nemmeno i soldi della caparra. La sottoscrizione è aperta: rbc_isoke@yahoo.it. I costi previsti sono sui 20 mila euro l'anno tra affitto (600 euro al mese), condominio, riscaldamento, bollette varie, cibo, vestiti.
L'indicazione di voto al premio si fa direttamente alla giuria, agli indirizzi info@testimonedipace.org o segreteria@centropacecorrie.it

Fonte: www.vita.it

Monday, 2 July 2007

Un milione di dosi anti-hiv al Malawi

La Boehringer Ingelheim ha fornito un milione di dosi di nevirapina anti-Hiv al Malawi per prevenire la trasmissione virale madre-figlio. Dal 2000 - ricorda l'azienda - Boehringer Ingelheim ha concesso libero accesso a nevirapina in singola dose, utilizzata da sola o in associazione ad altri farmaci, contro la cosiddetta trasmissione verticale dell'Hiv al momento della nascita.
Secondo gli esperti, il 'passaggio' del virus da mamma a bambino rappresenta almeno il 90% di tutte le infezioni infantili da Hiv nel mondo, sottolinea la compagnia. La prima cessione nel programma di donazione era stata al Congo Brazzaville nell'ottobre del 2000.

Fonte: www.vita.it

Ucciso in Francia il figlio del presidente ciadiano

Brahim, il figlio del presidente del Ciad, Idriss Deby, e' stato ucciso questa mattina in un parcheggio multipiano a Courbevoie, sobborgo a nord ovest di Parigi.

Lo riportano fonti della polizia, secondo cui Brahim, 27 anni, e' morto dopo essere stato colpito alla testa con un estintore. Alla vittima gli aggressori hanno anche spruzzato in faccia il contenuto chimico dell'estintore. La notizia e' stata confermata dall'ufficio del presidente del Ciad, che si trova impegnato in queste ore nel summit dell'Unione Africana. Stando a quanto riporta la polizia francese, Deby era coinvolto in affari poco puliti come spaccio di droga, contrabbando di armi e prostituzione. Nel 2006 venne condannato a 6 mesi per possesso illegale di arma di fuoco e droga.

Fonte: www.vita.it

Il 20 luglio riparte il processo alla Pfizer

Il governo nigeriano ha chiesto 7 miliardi di al colosso farmaceutico statunitense Pfizer con l'accusa di aver sperimentato medicinali senza autorizzazione su 200 bambini: 18 i bambini morti secondo la Nigeria.

È aggiornato al 20 luglio il processo che vede la Pfizer sotto accusa per aver violato la legge nigeriana, la Dichiarazione internazionale di Helsinki e la convenzione ONU sui diritti dei bambini. Fatica a partire il processo intentato dal governo contro il colosso farmaceutico statunitense. Sotto accusa la sperimentazione avviata dall'azienda americana 11 anni fa. Un processo che si è aperto i primi di giugno e che ieri il giudice dell’Alta Corte Federale di Abuja ha deciso di aggiornare al mese prossimo, dopo aver respinto la richiesta dell’accusa di presentare nuovi elementi.

Nel 1996 in Nigeria scoppia un’epidemia di meningite che si diffonde presto in tutto il paese. L’azienda americana Pfizer risponde alla richiesta di aiuto lanciata dall’OMS e dal governo nigeriano, e invia un team di medici da New York nello stato di Kano, nel nord del paese. I medici, oltre alle normali operazioni sanitarie, partono con un progetto di sperimentazione di un farmaco nuovo: il Trovan. 200 bambini vengono usati come cavie: a 99 viene somministrato un alto dosaggio di Trovan, al gruppo di paragone, gli altri 101, viene dato invece un basso dosaggio di Ceftriaxone, farmaco già noto e in uso.

Ma la medicina non funziona: 18 bambini muoiono, 11 secondo la Pfizer, tutti subiscono gravi conseguenze, chi perde la vista, chi l’udito, chi resta paralizzato. Un’iniziativa non autorizzata, tenuta nascosta dai genitori dei bambini, che non hanno avuto possibilità di scegliere se sottoporre i figli alla sperimentazione o affidarsi ai normali antibiotici in uso. Un’operazione trasparente secondo la Pfizer: tutti ne erano a conoscenza, anche il governo. Un farmaco mai testato prima sull’uomo, è un’altra delle accuse. Un farmaco in una fase di sviluppo avanzato e già valutato su 5000 pazienti, secondo la difesa della casa farmaceutica.

La Pfizer, invece, conferma la morte di soli 11 dei bambini, e sostiene di non poter affermare con sicurezza che la causa dei decessi e delle malformazioni sia stato proprio il principio attivo del Trovan. Eppure il farmaco, mai approvato per il trattamento della meningite, è entrato nel commercio americano nel 1997, e in meno di due anni è stato segnalato dalla Food and drug amministration per l’alto “rischio di tossicità epatica e mortalità” legato al suo uso. L'Unione Europea lo ha invece ritirato totalmente dal mercato.

Nei confronti della Pfizer sono aperte 3 diverse azioni giudiziarie; 31 i capi d’accusa che pendono sull’azienda statunitense, la sua sussidiaria in Nigeria e 10 dipendenti. Ai 7 miliardi di dollari di indennizzo richiesti dal governo nigeriano si sommano i 3 chiesti dallo Stato di Kano: 10 miliardi in totale, che metterebbero in seria crisi il colosso farmaceutico, e ne demolirebbero l’immagine. Una cifra esorbitante, motivata anche da un pericoloso “effetto collaterale” : la popolazione nigeriana, soprattutto nel nord musulmano, dallo scoppio dello scandalo diffida della medicina occidentale. Sono stati distrutti ambulatori e boicottate le campagna di vaccinazione, secondo l’OMS cresce pericolosamente il rischio del diffondersi di poliomielite e altre malattie infettive.

Sara Milanese, su www.nigrizia.it