Da inizio 2007 sono riprese le attività dei ribelli tuareg del Movimento dei nigerini per la giustizia (Mnj). Ora il ministro degli esteri burkinabè Djibril Bassolé, durante l’incontro a Niamey con il presidente Tandja, si è offerto a lavorare per ristabilire la pace nel nord del Niger.
Nei mesi scorsi partiti politici di opposizione, ma anche vicini al governo, e il presidente nigerino stesso, hanno ripetutamente chiesto l’aiuto e il sostegno dei paesi confinanti per cercare di risolvere la crisi. Ma ora che Campaorè, presidente del Burkina, si è proposto, né i ribelli, né il governo di Niamey si sono ancora espressi. Forse Tandja spera nella collaborazione di Gheddafy, mediatore per la comunità degli stati del Sahel e del Sahara (CEN-SAD).
Di certo l’ultimatum lanciato ai ribelli dal presidente nigerino non aiuta: se non abbassano le armi l’esercito è già pronto a marciare contro di loro. Il governo si ostina inoltre a non ammettere l’esistenza di un movimento antigovernativo nel nord, i ribelli vengono definiti dei comuni delinquenti. Il Mnj si dice invece disponibile al dialogo, ma prima di sedersi ad un tavolo vuole essere riconosciuto dal governo.
La ripresa delle violenze
Dall’inizio dell’anno il Movimento ha ripreso azioni violente nei confronti del governo, e soprattutto, delle multinazionali straniere accusate di sfruttare le risorse naturali del paese, in particolare l’uranio. I ribelli denunciano le pesanti ingiustizie e le difficoltà economiche in cui le popolazioni delle zone settentrionali sono costrette a vivere. Nonostante i suoi ricchissimi giacimenti di uranio, il Niger è infatti uno dei paesi più poveri del mondo, l’ultimo nell’indice di sviluppo umano secondo l'UNDP.
Fonte: nigrizia
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