Thursday, 22 March 2007

Referendum in Madagascar


Non se ne parla ed è grave, perché il silenzio è il miglior alleato di chi vuol sopprimere una democrazia. Il presidente del Madagascar Marc Ravalomanana ha promosso un referendum costituzionale per rafforzare il proprio potere personale, per creare distinzioni tra cittadini cristiani e non cristiani, protestanti e non protestanti, di etnia Merina e di etnia costiera.


Il presidente del Madagascar Marc Ravalomanana
Il 4 aprile si celebrerà un referendum promosso dal partito del Presidente il cui risultato è tristemente prevedibile e che si concluderà con una vittoria del Sì, del “oui”, dell'“eny”.
Partiamo con l'enunciazione del quesito referendario: “Approvate il progetto di revisione costituzionale per lo sviluppo rapido e durevole della regione al fine di migliorare il livello di vita dei malgasci?”
Insomma, bisogna essere scemi per votare contro, ammettiamolo. Oppure informati, ma in Madagascar non è facile trovare fonti informative alternative e gran parte dell'informazione passa attraverso la compagnia radio-televisiva del Presidente. Il Consiglio Nazionale Elettorale avrebbe però stabilito la disponibilità di 40 minuti giornalieri per ognuna delle due parti.
La legge di revisione propone un rafforzamento dei poteri del Presidente, che potrà imporre la legge marziale “in caso d'urgenza o di catastrofe”. Si prevede l'introduzione dell'inglese come lingua ufficiale e l'eliminazione del termine “laico” dalla Costituzione.
Il Presidente Marc Ravalomanana ha aperto la sua campagna per il Sì durante una messa ecumenica nella sede del suo partito, TIM (Ti amo Madagascar) ad Antananarivo. Egli è un pastore protestante ed auspica l'ampliamento dei poteri delle Chiese nel Paese.
Tra i numerosi partiti per il “No” troviamo l'Arema, il partito dell'ex-presidente Ratsiraka. Le possibilità del “No” sono legate in gran parte alle capacità di coalizzarsi dei partiti all'opposizione.
Fonti: lemonde.fr, allafrica.com, rfi.fr

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