Il 7 novembre 1987 Zine El Abidine Ben Ali, appena nominato Primo Ministro, eliminato politicamente per 'vecchiaia' il padre dell'indipendenza tunisina, Habib Bourguiba, prese il suo posto. Vent'anni dopo, l'economia tunisina è migliore rispetto a quella degli altri Paesi del Maghreb, ma la chiusura politica, l'assenza di libertà e la repressione dei diritti dell'uomo suscitano numerose critiche.
Ben Ali è stato rieletto nel 1994, nel 1999 e nel 2004 con percentuali bulgare, grazie anche ad una modifica della Costituzione che gli ha permesso di correre per il terzo mandato.
In vent'anni ha costruito un sistema di potere tentacolare, in nome della lotta al terrorismo e l'integralismo. Dopo gli islamici, l'apparato repressivo si è scagliato contro la società civile e gli intellettuali.
Sul piano economico il Paese naviga in ottime acque. Circa l'80% dei tunisini ha una casa di proprietà, una macchina e manda a scuola i figli. La crescita dei prezzi ha portato alla crescita della disoccupazione e la povertà, terreno di coltura del terrorismo, colpisce mezzo milione di persone. Relativamente risparmiato fino ad ora il Paese ha affrontato a fine 2006 dei violenti scontri a Sud di Tunisi tra le forze di sicurezza ed un gruppo di islamici salafiti, finiti con 14 vittime e decine di arresti.
Il Presidente tunisino Zine El Abidine Ben Ali sostiene che nel Paese non esiste la tortura, al contrario di ciò che affermano i rappresentanti delle associazioni tunisine a difesa dei diritti dell'uomo. (Rfi)
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