Meeting between a Saharawi representative and the Naples mayor, Ms. Jervolino
«La repressione nei confronti del popolo saharawi non ha fine. In queste ore continuano le violenze che da decenni siamo costretti a soffrire, la violazioni dei diritti umani e civili da parte del Marocco non accenna a diminuire anche se dall'Europa arrivano timidi segnali di solidarietà».
Mohamed Abdelaziz, segretario generale del Fronte Polisario per l'autodeterminazione della popolazione del Sahara occidentale è preoccupato, ma non smette di credere nella politica e nei percorsi diplomatici. La speranza è quella di creare le condizioni necessarie per indire un referendum di autodeterminazione per le genti saharawi. «Nei campi dei rifugiati in Algeria ci sono 200 mila persone, non si riesce ad avere il controllo della zona, mancano all'appello centinaia di persone e scarseggiano generi di prima necessità sia alimentari che sanitari. Le libertà individuali vengono puntualmente violate. E la situazione precipita sempre di più».
«La repressione nei confronti del popolo saharawi non ha fine. In queste ore continuano le violenze che da decenni siamo costretti a soffrire, la violazioni dei diritti umani e civili da parte del Marocco non accenna a diminuire anche se dall'Europa arrivano timidi segnali di solidarietà».
Mohamed Abdelaziz, segretario generale del Fronte Polisario per l'autodeterminazione della popolazione del Sahara occidentale è preoccupato, ma non smette di credere nella politica e nei percorsi diplomatici. La speranza è quella di creare le condizioni necessarie per indire un referendum di autodeterminazione per le genti saharawi. «Nei campi dei rifugiati in Algeria ci sono 200 mila persone, non si riesce ad avere il controllo della zona, mancano all'appello centinaia di persone e scarseggiano generi di prima necessità sia alimentari che sanitari. Le libertà individuali vengono puntualmente violate. E la situazione precipita sempre di più».
Gli aiuti del Pam (Programma alimentare mondiale) nel Sahara occidentale sono sempre più insufficienti, i pacifisti che si oppongono finiscono dietro le sbarre, spesso senza un regolare processo, e il controllo economico delle risorse è gestito soltanto dal Marocco. In un quadro del genere, il referendum sembra una chimera, ma proprio in un momento così delicato il Fronte Polisario chiede all'Italia di mantenere alta l'attenzione. «Ora che il vostro parlamento ci ha riconosciuto come interlocutore autorevole - prosegue Abdelaziz -, chiediamo all'Italia di vigilare sul neonato osservatorio per i diritti saharawi, affinché funzioni e rimanga attivo. Sono le basi per far entrare le libertà fondamentali nel Sahara occidentale e per indire il referendum in base a tre punti: indipendenza del popolo saharawi, integrazione al Marocco o autonomia».
Era il 1966 quando, per la prima volta, l'Onu ha chiesto alla Spagna di indire un referendum per il Sahara Occidentale. Le notizie che arrivano dal Sahara occidentale sono sempre più frammentarie e saltuarie. E a mantenere saldo il filo delle comunicazioni con l'Europa rimane soltanto il Fronte Polisario che, dal 1973, sta tentando di costruire un percorso di pace per il popolo del deserto. Ma da qualche anno le sorti dei saharawi stanno interessando anche l'Italia e il comune di Napoli che manda spesso sul posto osservatori internazionali per la difesa dei diritti civili. Un percorso intensificato dal magistrato Nicola Quatrano, responsabile dell'Osservatorio internazionale e dal consigliere comunale del Prc Sandro Fucito che di recente hanno fatto incontrare nella sede del comune di Napoli il segretario generale del Fronte Polisario Mohamed Abdelaziz con il sindaco Rosa Russo Jervolino. «Ringraziamo la città che all'incontro della IV commissione per la decolonizzazione dell'Onu a New York il 9 e 10 ottobre ci ha sostenuto. Ringraziamo Napoli anche per aver concesso la cittadinanza onoraria alla prigioniera politica Aminetou Haidar e per aver ospitato i 32 bambini saharawi nel mese di luglio. Questa collaborazione deve proseguire in nome della difesa dei diritti umani e civili».
Un segnale che i saharawi attendono anche da Spagna e Francia per favorire la decolonizzazione prevista dell'Onu. (fonte: Ilaria Urbani, il manifesto.it).
Era il 1966 quando, per la prima volta, l'Onu ha chiesto alla Spagna di indire un referendum per il Sahara Occidentale. Le notizie che arrivano dal Sahara occidentale sono sempre più frammentarie e saltuarie. E a mantenere saldo il filo delle comunicazioni con l'Europa rimane soltanto il Fronte Polisario che, dal 1973, sta tentando di costruire un percorso di pace per il popolo del deserto. Ma da qualche anno le sorti dei saharawi stanno interessando anche l'Italia e il comune di Napoli che manda spesso sul posto osservatori internazionali per la difesa dei diritti civili. Un percorso intensificato dal magistrato Nicola Quatrano, responsabile dell'Osservatorio internazionale e dal consigliere comunale del Prc Sandro Fucito che di recente hanno fatto incontrare nella sede del comune di Napoli il segretario generale del Fronte Polisario Mohamed Abdelaziz con il sindaco Rosa Russo Jervolino. «Ringraziamo la città che all'incontro della IV commissione per la decolonizzazione dell'Onu a New York il 9 e 10 ottobre ci ha sostenuto. Ringraziamo Napoli anche per aver concesso la cittadinanza onoraria alla prigioniera politica Aminetou Haidar e per aver ospitato i 32 bambini saharawi nel mese di luglio. Questa collaborazione deve proseguire in nome della difesa dei diritti umani e civili».
Un segnale che i saharawi attendono anche da Spagna e Francia per favorire la decolonizzazione prevista dell'Onu. (fonte: Ilaria Urbani, il manifesto.it).
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