Saturday, 24 November 2007

Somalia: “Una catastrofe umanitaria”

Davide Bernocchi, dal febbraio 2006 responsabile di Caritas Somalia, parla al telefono da Baidoa, sede del parlamento somalo. Il suo è un osservatorio privilegiato per raccontare il dramma che da mesi affligge il Paese, ove gli scontri tra opposte fazioni (militari etiopici e filo governativi da una parte ed estremisti islamici e clan ribelli dall’altra) stanno affossando ogni speranza di ridare un minimo di organizzazione a un paese senza una stabilità dai primi anni ’90.

«Dall’inizio dell’anno più o meno un milione di persone hanno dovuto lasciare le proprie abitazioni per rifugiarsi in aree di per sé già disastrate o non adatte a sostenere queste ondate di popolazione». C’è perfino difficoltà a distribuire beni e aiuti di prima necessità. «Verso la fine di ottobre 40 ong si sono fatte portavoce di queste difficoltà, firmando un appello in cui si afferma come le ong abbiano sempre meno accesso libero a chi ha bisogno di aiuto».
Un aspetto che preoccupa, oltre alla massa di persone che non ha di che sfamarsi, è anche il gran numero di militari che da mesi non sono pagati e che arraffano ciò che trovano sulla loro strada, spesso con la violenza. Ora anche chi lavora nell’umanitario si aggrappa a una speranza: il cambio della guardia al governo somalo, con il colonnello Nur Hussein Hassan che ha sostituito Ali Mohamed Gedi come primo ministro. «Questo nuovo primo ministro è stato presidente della Mezza luna somala. La speranza è che dalla logica delle armi sappia orientare l’azione del governo sulla guerra umanitaria», l’auspicio di Bernocchi. "Gli organismi internazionali non intervengono. Forse molti aspettano che governo e ribelli riescano a risolvere i loro problemi per affrontare il tema dello sviluppo e della ricostruzione del paese" (l'articolo completo su Nigrizia).

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