Somalia: Government shuts down Media Groups
Il Governo, negli ultimi due giorni, ha ordinato la chiusura delle emittenti somale Radio Shabelle, Simba e Banadir, che si aggiungono agli altri organi di informazione costretti a interrompere l'attività giornalistica. È un ulteriore segnale della crisi che si aggrava di giorno in giorno nel Paese africano.
“I giornalisti somali sono in continuo pericolo. Sia che scrivano contro il governo che contro gli insorti vengono minacciati di ripercussioni. La chiusura di quasi tutte le voci indipendenti del panorama editoriale conferma che la libertà di stampa è a rischio” ha detto Said Tahlil, direttore di Radio Horn Afrik all'agenzia Misna. “Ci aspettiamo che arrivino da noi da un momento all'altro anche perché non è chiaro con quali accuse abbiano stabilito la chiusura degli altri organi d'informazione”.
Con l'uccisione di otto giornalisti, incluso Bashir Nur Gedi, ex direttore di Radio Shabelle, e la chiusura progressiva dei mezzi d'informazione, la Somalia - secondo le stime delle organizzazioni internazionali - è diventato il secondo paese più pericoloso al mondo per i giornalisti, dopo l'Iraq. Oggi, il sindaco della capitale, Mohammed ‘Dheere' ha detto che “le emittenti sono state chiuse perché non avevano i permessi necessari”, accusandole inoltre “di aver attentato alla sicurezza nazionale con i loro servizi spesso gonfiati e inattendibili”.
Forte preoccupazione è stata espressa dalla Rete somala dei difensori dei diritti umani (Sohriden), che ha invitato il governo a proteggere la libertà di stampa. Oltre alle pressioni politiche e alle ripetute chiusure, recentemente si sono moltiplicate le minacce di morte contro alcuni giornalisti, molti dei quali hanno cercato di fuggire all'estero. “Così non possiamo andare avanti, e a pagarne il prezzo più alto è, ancora una volta, la popolazione – ha concluso Tahlil – che vede spegnersi una dopo l'altra le voci indipendenti nel paese”. Quattro emittenti radiofoniche, Horn Afrik, Holy Quran, Somali Weyn, e Voice of Democracy, hanno ancora il permesso di lavorare a Mogadiscio, ma fonti locali sostengono che i giornalisti abbiano cominciato ad autocensurare i servizi, omettendo le notizie degli scontri e delle vittime provocate dalla recrudescenza del conflitto tra insorti e soldati somali ed etiopici (
vita.it).