Sunday, 29 July 2007

Saturday, 28 July 2007

Crisi economica e repressioni in Zimbabwe


Continua la crisi economica e sociale in Zimbabwe (qualche vecchio post qui). L’inflazione, la siccità e le politiche del governo continuano ad aggravare la situazione economica del Paese. L'ultimo provvedimento per il dimezzamento dei prezzi dei generi alimentari voluto dal presidente (in questo post) non ha certamente risolto la situazione di estrema scarsità di generi alimentari. Secondo la FAO un terzo degli abitanti dello Zimbabwe (4 milioni di persone) ha bisogno di un aiuto alimentare. Ora è stato presentato in Parlamento un disegno di legge per nazionalizzare le imprese straniere presenti sul suo territorio. Questo provvedimento rischia però di disincentivare ulteriormente gli investimenti stranieri nel Paese. Nel frattempo, continua la campagna di discredito degli oppositori del governo.

In un rapporto di Amnesty International, inoltre, è emerso che Harare avrebbe intensificato la repressione soprattutto ai danni delle donne, che si sono mobilitate contro il governo. I delegati dell'organizzazione per i diritti umani hanno raccolto testimonianze da moltissime zone del paese, sia in contesti rurali che urbani.
"Il governo dello Zimbabwe deve affrontare i problemi economici e sociali che stanno spingendo le donne alla protesta", afferma Irene Khan, segretaria generale di Amnesty, "anziché attaccarle e criminalizzare le loro legittime azioni in difesa dei diritti umani".
Le donne hanno riferito ai rappresentanti di Amnesty che sono moltissimi i difensori dei diritti umani arrestati e imprigionati arbitrariamente per aver svolto marce pacifiche o organizzato riunioni nel corso degli ultimi due anni. Molte donne tra quelle intervistate hanno raccontato di aver subito violenze di vario tipo, da pestaggi a maltrattamenti e, in alcuni casi, di aver subito torture.
Alcune sono state imprigionate insieme ai propri figli o in stato di gravidanza, "in condizioni deplorevoli e ben lontane dagli standard internazionali", denuncia ancora Amnesty.
La polizia spesso accusa le dimostranti di essere uno strumento nelle mani di Gran Bretagna e Usa per rovesciare il governo e di lavorare contro il regime. Secondo Khan, "il governo non solo fabbrica false accuse nei confronti delle attiviste, ma omette anche di riconoscere le proprie responsabilita' per la situazione disperata in cui le donne si trovano".
(qui l'articolo AGI sul rapporto Amnesty e qui quello di Agenzia Fides sulla crisi economica e politica)

Friday, 27 July 2007

Ravalomanana scioglie l'Assemblea Nazionale senza preavviso

Da giovedì 26 è effettivo il decreto presidenziale che ha sciolto l'Assemblea Nazionale in Madagascar. In altre parole il Presidente Ravalomanana non stava più nella pelle (doveva aspettare dicembre per le elezioni legislative ed il rinnovo dell'Assemblea e per poterne, verosimilmente, ottenere una completamente a suo favore) e dunque li ha mandati tutti a casa nel giro di 48 ore (il decreto è di martedì). E tanti ringraziamenti.

Anche Nigrizia ne parla...

Le elezioni anticipate ora sono previste per il 23 settembre. Sembra che i partiti d'opposizione intendano formare una grande coalizione che li raccolga tutti [Ravalomana il dicembre scorso ha avuto partita facile anche per l'enorme frammentarietà dell'opposizione].
I partiti sarebbero gli stessi che hanno sostenuto il "No" al referendum del 4 aprile, di cui ho parlato a suo tempo.

Intanto qui sotto l'articolo in francese di un giornale malgascio

26 juillet, Tananarive - La dissolution de l’Assemblée nationale est effective à partir d’aujourd’hui, conformément au décret n°2007-717 du 24 juillet 2007. Les regards sont désormais braqués sur Ambohitsorohitra et Mahazoarivo où l’on concocte actuellement le calendrier de l’élection législative anticipée. D’après nos sources, le président de la République et le gouvernement du général Charles Rabemananjara se penchent en ce moment sur les nouveaux découpages des circonscriptions électorales. Les électeurs vont-ils cette fois-ci élire les députés au niveau des districts ou des régions ? Le système de un député par district sera-t-il adopté cette fois-ci ?
Selon toujours notre source, le gouvernement et la Présidence de la République n’arrivent pas à s’entendre sur le système électoral à adopter : scrutin majoritaire à un tour ou scrutin uninominal à deux tours ? Des partis politiques comme le TEZA du conseiller politique du président Marc Ravalomanana roulent actuellement pour ce dernier système pour que les élus aient plus de légitimité. Reste donc à savoir si le chef de l’Etat se soumettra à la suggestion de son conseiller politique. Et quid de la révision de l’actuel code électoral ?

Darfur: anche l'ONU riconosce la pulizia etnica

Magari l'aveva già riconosciuta, ma ben sapendo quanto ci hanno messo le Nazioni Unite l'anno scorso per decidersi sulla definizione del dramma del Darfur (lo chiamiamo conflitto?! o genocidio?! "No, lo sarebbe anche, un genocidio, ma se lo ammettiamo, poi ci tocca intervenire, quindi fingiamo di doverci pensare un altro poco" e via dicendo così per mesi) non si sa mai... e adesso lo hanno dichiarato ufficialmente...
È di oggi la notizia che i diciotto esperti indipendenti del Comitato delle Nazioni Unite per i Diritti Umani hanno condannato all'unanimità quanto hanno etichettato come "pulizia etnica", attuata in Darfur dalle milizie filo-arabe dei guerrieri 'janjaweed', grazie all'immunità legale garantita di fatto dalle autorita' centrali sudanesi. In un rapporto si denunciano "le gravi violazioni dei diritti dell'uomo, diffuse e sistematiche, ivi compresi omicidi, stupri, trasferimenti forzati e attacchi contro la popolazione civile" che, si sottolinea, sono state "perpetrate in regime di totale impunita', e continuano a esserlo, nell'intero Sudan e, in particolare, nel Darfur".
Venerdì 20 luglio il Senato ha approvato un ordine del giorno del senatore Francesco Martone (indipendente nelle liste di Rifondazione e membro del comitato per il Contratto mondiale dell’acqua) per una moratoria al finanziamento dei programmi di privatizzazione dell’acqua nei Paesi del Sud del Mondo.
Si chiede che l’Italia sospenda il pagamento di una parte della sua quota alla Banca mondiale e alle banche multilaterali di sviluppo per questo tipo di programmi e si spenda per definire «un governo pubblico e partecipativo del ciclo integrato dell’acqua, in grado di garantirne un uso sostenibile e solidale».

Per saperne di più: Nigrizia, qui l'intervista a Martone e qui altri link sul tema dell'acqua come bene comune.

Thursday, 26 July 2007

Campagna di disinvestimento mirato: export italiano aumentato di oltre l' 80% dall'inizio del massacro in Darfur

Italian Blogs For Darfur da qualche tempo ha dato il via alla campagna di disinvestimento in Darfur ed il presente articolo è tratto dal blog IB4D.

Sono molte le grosse aziende italiane presenti sul territorio sudanese. La più importante è la APS Engineering Company Roma, società attiva nel campo della progettazione e
realizzazione di impianti petroliferi, gas, petrolchimici, ecc., che ha acquisito un importante contratto nei quadro della realizzazione "Grass Root" di una grossa Raffineria a Port Sudan. L'investimento previsto e' di qualche miliardo di dollari. Presenti anche Enel Power (costruzione di una stazione di pompaggio idrico in zona Kash el Girba); Technosystem (progettazione, costruzione, integrazione e fornitura di apparati e di sistemi di broadcasting in particolare trasmettitori); Meregalli (contratto di 6,7 milioni di euro per la fornitura e l'installazione di una stazione di pompaggio delle acque del Nilo nello Stato del Sinnar, cofinanziato dal Ministero delle finanze sudanese); CMC (costruzione di un albergo su finanziamento libico); The Italian Tourism Co. Ltd. (costruzione di un albergo nella zona di Karima e di un campo tendato nella zona di Merowe); Società Nuova Magrini (produzione di apparecchiature elettriche ed elettroniche); Ascot (progettazione e realizzazione di macchinari e di impianti per la produzione di energia elettrica e termica).

La graduatoria dei fornitori vede al primo posto l'Arabia Saudita (quota di mercato 11,4 per cento), seguita dalla Cina (con una quota di mercato del 10,6 per cento), Emirati Arabi (6 per cento) e dall'Italia (3 per cento).

L'Italia, con un export aumentato di oltre l'80 per cento rispetto al 2004, ha guadagnato una quota di mercato, nella lista dei fornitori esteri, pari al 3 per cento, con investimenti diretti di 2 milioni di dollari nel solo nel primo semestre 2006.*

*dati della Camera dei Deputati e del Ministero degli Affari Esteri

Wednesday, 25 July 2007

Nuova risoluzione per il Darfur

Oggi Francia e Regno Unito hanno presentato una nuova bozza al Consiglio di sicurezza dell'ONU per arrivare a una risoluzione meno rigida nei confronti del governo sudanese.
Con questo documento si rinnova l'obiettivo del dispiegamento di 26mila soldati e agenti di polizia in Darfur, ma si attenua la minaccia di "nuove misure" contro il Sudan nel caso in cui ostacolasse il processo di pace.
Nella bozza si fissa al 31 dicembre come data per il passaggio di consegne dalle forze dell'Unione africana (Ua) al contingente "ibrido" gestito da Ua e Onu. Andrew Natsios, inviato speciale degli Stati Uniti in Darfur, ha criticato la bozza: "E' orribile, e' peggio della prima". (AGI)


Nel frattempo il Programma alimentare mondiale delle Nazioni Unite (Pam) e' tornato a condannare il protrarsi degli attacchi ai convogli umanitari e l'acuirsi della violenza in Darfur. "Nelle ultime due settimane sono stati attaccati nove convogli di aiuti umanitari
Fonte foto: rai.it
e lo staff del Pam e' stato bloccato e derubato in diverse occasioni da uomini armati", ha denunciato Kenro Oshidari, rappresentante del Pam in Sudan, .
Oshidari si e' appellato a tutte le parti in conflitto per scongiurare altri attacchi agli operatori umanitari attivi in Darfur. Dopo gli assalti delle ultime settimane, sale cosi' a 18 il numero dei convogli del Pam attaccati da uomini armati in Darfur. Nel paese l'agenzia Onu ha messo in campo la sua piu' vasta operazione, con circa 790 operatori schierati sul campo per assistere oltre due milioni di persone ogni mese. (AGI)

Tuesday, 24 July 2007

Medici Senza Frontiere per la Somalia

A quattro mesi dall'inizio dell'attuale crisi, provocata da una grave ondata di violenza a Mogadiscio, la maggior parte dei 400mila sfollati non sono ancora potuti tornare nelle loro case e continuano a dipendere dall'assistenza fornita dalle poche organizzazioni umanitarie presenti sul posto. La gran parte delle famiglie sfollate ha trovato rifugio a Afgooye e a Hawa Abdi, 30 chilometri a ovest di Mogadiscio, in condizioni di estrema precarietà, riparandosi sotto gli alberi o in edifici pubblici abbandonati.

"Durante gli ultimi due mesi, l'attenzione dei media internazionali si è raramente concentrata su quanto accadeva a Mogadiscio e nelle aree circostanti, dove decine di migliaia di persone continuano ad aspettare disperatamente aiuto dalla comunità internazionale. Medici Senza Frontiere lancia un appello affinché un'immediata mobilitazione da parte delle organizzazioni umanitarie risponda al rapido deteriorarsi della situazione" (per l'intero articolo, clicca VITA.IT).

Monday, 23 July 2007

Medici Senza Frontiere: quintuplicati i costi degli antiretrovirali

Un nuovo rapporto di Medici senza frontiere (Msf) riportato da AGI e reso pubblico durante la Quarta Conferenza Mondiale della Società Internazionale Aids mostra che nel corso dell'ultimo anno sono iniziati a scendere i prezzi dei farmaci antiretrovirali di seconda linea per i Paesi poveri. Il costo delle nuove combinazioni di prima linea, meglio tollerate e per questo raccomandate dall'Organizzazione mondiale della sanita' (Oms), e' però quintuplicato, passando da 99 a 487 dollari per paziente all'anno. La causa principale sembra essere l'assenza della competizione dei generici.



Fonte: UNAIDS. Dati aggiornati tra il 1999 e (la maggior parte) al 2002.

Qui sopra una cartina con l'incidenza dell'AIDS nel continente africano, sempre secondo chi vuol darcela a bere.. È infatti stata dimostrata l'assoluta velleità di queste cifre, dato che in Africa mancano i mezzi per fare delle accurate diagnosi di questo male. Molto spesso persone stroncate da problemi di malnutrizione vengono inserite nelle statistiche come casi di AIDS, al fine di gonfiare il fenomeno e fornire maggiori appigli per le raccolte fondi, a vantaggio esclusivo... delle case farmaceutiche. Sono i grossi interessi nascosti dietro ai proclami dell'infezione globale che non mi fanno dormire bene. È un'infezione che c'è e fa decina di migliaia di vittime all'anno, ci mancherebbe. Ciò che mi fa arrabbiare è il modo in cui essa viene strumentalizzata e rimaneggiata.

Costa d'Avorio: rimangono i caschi blu

Il 16 luglio con la risoluzione 1765 il Consiglio di Sicurezza dell’Onu ha deciso all’unanimità che i caschi blu dell’Onu resteranno in Costa d’Avorio altri sei mesi, fino al 15 gennaio 2008. Il fine è quello di “consentire il regolare svolgimento di elezioni libere e trasparenti”, fissate per ottobre 2007.

Secondo Nigrizia il consiglio ha inoltre accolto la richiesta del presidente ivoriano Laurent Gbagbo, di sostituire il responsabile ONU per le elezioni in Costa d’Avorio, Gerard Stoudmann, ed ha assegnato la carica ad Abou Moussa, rappresentante speciale di Ban Ki-Moon. La richiesta di Gabgbo, presentata due mesi fa, aveva suscita dure proteste da parte dell’opposizione e critiche e scetticismo anche da parte di molti diplomatici, da sempre convinti che l’unico modo per assicurare al paese un corretto e regolare svolgimento delle elezioni sia la copertura delle Nazioni Unite. Nel tentativo di rasserenare l’opposizione, Moussa ha già fatto sapere che creerà una unità tecnica di collaboratori per monitorare il processo elettorale.
La Costa d’Avorio non conosce consultazioni popolari dal 2002, anno del colpo di stato. Dopo essere state fissate nell’ottobre 2005 e rinviate al 2006, quest’anno forse le elezioni si terranno davvero. Ma le tensioni ancora forti nel paese potrebbero ancora far slittare la data prevista.

Il 21 luglio le nazioni Unite hanno annunciato di aver sospeso il contingente militare del Marocco che partecipava alla missione di peacekeeping in Costa d'Avorio, mentre è in corso un'inchiesta su un presunto e vasto fenomeno di abusi sessuali.
Ieri funzionari delle Nazioni Unite, parlando sotto anonimato, avevano spiegato che l'inchiesta riguarda soldati marocchini che hanno fatto sesso con un vasto numero di minorenni nella zona di Bouake, una roccaforte dei ribelli che si trova nel nord della Costa d'Avorio.
Toure ha detto che le accuse sono venute alla luce dopo che la missione Onu ha avviato una campagna contro lo sfruttamento sessuale (REUTERS).