Monday, 31 March 2008

Rapporto "Crisi dimenticate": grande successo della campagna di Italians for Darfur

Nonostante il Darfur resti una delle più gravi crisi dimenticate dai media, come dimostrano i risultati del nuovo rapporto dell'Osservatorio di Pavia sulle crisi dimenticate, emerge dalla lettura del dossier la prova dell'efficacia della campagna che Italians for Darfur porta avanti contro l'indifferenza dei media mainstream, unica in Italia per il Darfur.
Da quando è attiva la campagna mediatica di Italians for Darfur, grazie ai due passati Global Day for Darfur, i primi in Italia, e al concerto all' Auditorium di Roma, si è registrato un forte aumento delle notizie dedicate alla martoriata regione del Sudan, sebbene il loro numero sia ancora del tutto insufficiente.
Scrive l'Osservatorio di Pavia:
"Nel precedente rapporto sulle crisi dimenticate la situazione del Darfur riceveva un’attenzione scarna (12 notizie), mentre nel 2007 i servizi che parlano di Darfur sono diventati 54. In questo numero sono incluse le notizie che si limitano a citare il problema in pochi secondi [...] molta della visibilità è stata garantita dalle iniziative di sensibilizzazione che si sono susseguite durante tutto l’anno, quali, per citarne alcune, il Global Day for Darfur (per la prima volta anche in Italia) alla fine di aprile, la giornata mondiale per il Darfur a settembre, il riconoscimento assegnato a George Clooney in occasione del Summit Mondiale dei Premi Nobel per la Pace, l’uscita del doppio CD contenente il rifacimento delle canzoni di John Lennon, il cui ricavato è stato destinato alle popolazioni vittime del conflitto.
Lo scopo di alcune di queste iniziative, al di là della raccolta di fondi, è stato proprio quello di far uscire dalla spirale mediatica del silenzio un paese che rimaneva dimenticato, nonostante la gravità della situazione; da questo punto di vista, non sono mancati servizi giornalistici che hanno dedicato una riflessione alla dimenticanza dei media."

Anche quest'anno l'azione di Italians for Darfur continua il 9 aprile dalle ore 17.00 all'Università RomaTRE, Scienze Politiche con un Workshop sul Darfur, in preparazione al GLOBAL DAY FOR DARFUR, il 12 Aprile ore 10.00 a Piazza Venezia, Roma.

Sunday, 30 March 2008

Violenze in Somalia

MOGADISCIO - Ieri gruppi islamici hanno sparato granate di mortaio contro il palazzo presidenziale, Villa Somalia. Le guardie in servizio nel palazzo hanno risposto al fuoco sparando sul mercato Bakara ed uccidendo almeno 11 persone.
Non si contano feriti invece all'interno di Villa Somalia, ove era presente il Presidente Abdullahi Yusuf.

Notoriamente il mercato è luogo di scambio di armi e qui hanno avuto luogo in passato alcuni scontri tra guerriglieri e truppe governative sostenute dai soldati etiopi.

In questi mesi il governo provvisorio somalo sta cercando, faticosamente, di imporsi nel Paese (Reuters).

Saturday, 29 March 2008

Oggi si vota in Zimbabwe

Tutti i sondaggi prevedono la vittoria dell'"uscente" Mugabe, al potere dagli Anni Ottanta. Non uscirà perché Mugabe ha infatti già chiarito più volte di non aver alcuna intenzione di lasciare il potere.
Dalle prime ore del mattino molti zimbabweani si sono messi in coda per eleggere il futuro presidente. Le condizioni in cui si stanno tenendo in queste ore le elezioni, politiche ed amministrative, sono molto difficoltose. Non è prevista la presenza di osservatori internazionali indipendenti né è stata nel frattempo varata l'attesa Costituzione democratica. Le circoscrizioni sono state ridisegnate al fine di favorire il partito di Mugabe, lo Zanu-Pf, che raccoglie ampi consensi nelle zone rurali.
Nel frattempo la disastrosa situazione economica del Paese, che fino a qualche anno fa era tra i più fiorenti del Continente, non accenna a migliorare. L'inflazione è al 100mila per cento e la disoccupazione all'80%, la più alta del mondo: chi ha la possibilità di andarsene, lo fa.
Gli sfidanti sono il leader del partito di opposizione Movimento per il cambiamento democratico (Mdc), Morgan Tsvangirai e l'ex-ministro delle finanze di Mugabe, Simba Makoni, che rappresenterebbe secondo alcuni il primo segno di cambiamento del Paese, ma che è dato intorno all'8%. Tsvangirai invece potrebbe rappresentare una vera e propria svolta nella politica e nella politica economica dello Zimbabwe (dato al 28%). L'unica possibilità per l'alternanza è costituita dal ballottaggio: i due sfidanti infatti hanno già affermato di volersi coalizzare in caso di una seconda chiamata alle urne.
Entrambi hanno denunciato preventivamente brogli, che però non potranno essere monitorati. M
ugabe ha deciso infatti di aprire le porte a osservatori (oltre agli africani) che arrivano solo da paesi amici: Venezuela, Cina, Corea del Nord e Iran. Mugabe ha però respinto le accuse di brogli.
Il Presidente intanto agita lo spettro delle violenze post-elezioni kenyote, affermando che qualsiasi tentativo violento di opposizione ai risultati delle urne sarà duramente represso.
Nel Paese è da tempo stroncata ogni forma di opposizione e la Chiesa ha fatto la sua parte, destituendo il settembre scorso uno dei più fieri avversari di Mugabe, Pius Ncube.

Fonti: nigrizia, nigrizia, corriere, adnkronos, agi.

Friday, 28 March 2008

Migrante

Oggi ho incontrato un uomo con una bicicletta, mi rivolge la parola e penso, col mio bel carico di pregiudizi ben saldo sulle spalle: ecco, come dice Hannerz, la persona che in stato di isolamento, cerca di fare amicizia con chichessia. [In effetti di personaggi del genere ne incontro in continuazione in biblioteca, non è del tutto colpa mia, né tantomeno dell'incolpevole Ulf Hannerz]. Tornando all'uomo, mi chiede con parlata straniera se ho un lavoro da dargli, come domestico. Gli dico di no, ed intanto mi accorgo che sulla bicicletta e sulle sue spalle ha .. tutto, non 'di tutto' ma proprio 'tutto'. È davvero carico: coperte, vestiti, tutto in bell'ordine e tutto legato e piegato, come ogni tanto si vedono i turisti tedeschi per Verona, che te li immagini partiti in quel bell'ordine da un villaggetto sperduto tra le valli intorno a Monaco..

La bicicletta è molto bella, mi racconta che gliel'hanno data in cambio del lavoro di 3 giorni.

Dice anche che viene dalla Romania, è appena arrivato e che si sta dirigendo a Vicenza, ma che intanto cerca lavoro. L'ho inviato al Centro per l'Impiego, chissà se ci arriverà, sulla base delle mie indicazioni. Non mi veniva in mente niente di meglio al momento.

Ad ogni modo, ecco: questa è l'immagine che serberò di migrante, con tutto il suo bagaglio di coraggio, incoscienza, disperazione, fame e speranza. Ben diversa dai migranti che sono solita incontrare, che invece sono in una fase successiva, di (ancorché) minima stabilizzazione, di ricongiungimento familiare, etc.


Io non lo so, ma ancora da ieri sera durante la visione di Annozero, mi chiedo se la Santanché vorrebbe che tutti i cittadini stranieri, prima di ricevere la cittadinanza italiana dopo i 10 anni (ma che poi sono alcuni di più) canonici, fossero come quel ragazzo, con le coperte su una bicicletta e via a dormire sotto le stelle o in un dormitorio Caritas, dato che non debbono aver libero accesso alle case popolari, riservate ai cittadini italiani.

Saturday, 8 March 2008

Souad Sbai: i crimini nel Darfur sono sulla coscienza di tutti

"Il silenzio assordante sulla situazione umanitaria e politica in Darfur, sta lasciando morire nella totale indifferenza un'intera popolazione. Bambini e donne sono le vittime che non hanno nessun diritto di difesa e tutti crimini cui sono sottoposti, abusi, mutilazioni e mortificazioni delle anime e dei corpi nella totale assenza del rispetto della vita e della dignità, devono essere sulla coscienza di tutti e di ognuno di noi. Come donna, come rappresentante delle donne marocchine e soprattutto come direttrice di un giornale "Al Maghrebiya" attraverso il quale ho sempre cercato di essere una voce, seppur flebile verso la sensibilizzazione per il Darfur, lancio un appello pubblico a tutte le ONG internazionali, agli Stati ed ai politici di ogni schieramento ad una mobilitazione generale ed ad un forte segnale di civiltà ed umanità. Una sorta di Telethon internazionale pro -Darfur non solo per gli aiuti economici ma per avviare con forza ed a gran voce, una richiesta agli Stati che hanno le maggiori responsabilità. Bisogna dire BASTA! a questa vergogna dovuta alla mancanza di interessi economici da parte delle maggiori potenze che hanno fatto scendere il silenzio. Il grido di dolore delle donne e dei bambini deve rimbombare nella mente di tutti..non c'è più tempo e personalmente sarò in prima linea , con tutte le mie forze affinchè si possa agire per il ripristino dei diritti negati. Autorizzo Italian Blogs for Darfur alla diffusione della mia posizione, senza strumentalizzazioni di sorta, ma per il solo scopo di dimostrare che "mettendoci la faccia" tutti possiamo contribuire a cambiare le cose.

Diachiarazione rilasciata a Giulia Fresca per Italian Blogs for Darfur

Wednesday, 5 March 2008

Scontri tra militari sudanesi ed EUFOR

Due vittime e un soldato francese disperso per lo scontro tra militari sudanesi e i caschi blu dell’Eufor al confine tra Ciad e Darfur. Alta la tensione tra Khartoum e Parigi. L’Ua promette di fare chiarezza.

Da pochi giorni è attiva la forza dell'EUFOR sul confine tra Sudan e Ciad, la missione europea a guida francese incaricata di proteggere la popolazione del Darfur in fuga dagli scontri tra ribelli ed esercito sudanese.

Ieri ci sono stati scontri a fuoco tra truppe europee e sudanesi, almeno due i morti, un civile e un soldato sudanese. A motivare la sparatoria un’incursione europea in territorio sudanese: i caschi blu hanno attraversato il confine, così affermano i portavoce militari, per recuperare un mezzo di trasporto finito accidentalmente oltre la linea di frontiera. Il veicolo, una jeep su cui viaggiavano 2 militari francesi, avrebbe quindi avuto un incidente mentre si trovava ancora tre chilometri dentro il territorio del Sudan, ma mentre aspettava l'arrivo dei soccorsi, sono stati assaltato dall'esercito sudanese, che ha ferito uno dei due militari.

Diversa la versione di Khartoum, che accusa l'EUFOR di essere entrata nel suo territorio per cinque chilometri e di aver aperto il fuoco contro un posto di blocco dell'esercito. La jeep coi due caschi blu francesi sarebbe fuggita alla risposta al fuoco dei sudanesi. Dopo trenta minuti altri tre mezzi e un elicottero delle forza europea sarebbero tornati sul posto, ingaggiando uno scontro a fuoco con i militari del posto di blocco.

Il soldato francese ferito è tuttora dato per disperso. Il ministro della Difesa francese, Herve Morin, ha chiesto ufficialmente l'intervento del governo sudanese per rintracciarlo. Khartoum , da parte sua, nega ogni ritrovamento di soldati stranieri. L'Unione africana, nel tentativo di stemperare la tensione tra Parigi e Khartoum, ha annunciato che svolgerà delle indagini "per chiarire al piu' presto la dinamica dei fatti".

La missione Eufor, dispiegata in Ciad e nella Repubblica Centrafricana e composta da 3.700 uomini, di cui circa 2.100 francesi, ha iniziato le operazioni da pochi giorni, dopo lunghi rinvii, anche a causa della contrarietà sudanese al progetto. Per quanto le cause dell'incidente di martedì siano tutte da verificare, questo primo scontro conferma che, nonostante il formale appoggio sudanese alla missione, le truppe europee difficilmente potranno collaborare con l'esercito di Khartoum.

Fonte: nigrizia

Tuesday, 4 March 2008

Accordo tra Kibaki ed Odinga in Kenya

28 febbraio - apcom- Il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, ha salutato l'accordo per un governo di coalizione firmato dal presidente keniano Mwai Kibaki e il leader dell'opposizione Raila Odinga.

Lo ha indicato il suo portavoce, Michele Montas. Ban "accoglie calorosamente" l'accordo annunciato a Nairobi, che "rappresenta un'apertura verso la risoluzione della crisi e dà al popolo keniano la speranza di un ritorno alla stabilità democratica nel loro Paese", ha dichiarato Montas in una nota, "Si congratula con il presidente Mwai Kibaki e Odinga, per lo spirito di compromesso di cui hanno dato prova firmando questo accordo. Si congratula anche con Kofi Annan (suo predecessore, ndr) e il gruppo di eminenti personalità africane per il loro contributo determinante nella mediazione ". "In futuro, deve essere data importanza all'attuazione dell'accordo concluso e sui problemi a lungo termine che questa crisi ha fatto emergere in primo piano in Kenya", ha proseguito la nota, "Anche se occorre rallegrarsi per l'intesa, deve ancora essere portata una notevole attenzione alla diminuzione delle tensioni tra le comunità e alla risoluzione dei gravi problemi umanitari nel Paese".

Il presidente keniano Mwai Kibaki e il capo dell'opposizione Raila Odinga hanno firmato a Nairobi un accordo di governo che deve risolvere la sanguinosa crisi post-elettorale, quasi due mesi dopo l'inizio delle quotidiane violenze politico-etniche che hanno scosso il Paese. Le due parti rivali hanno firmato il documento durante una cerimonia pubblica, alla presenza del mediatore dell'Unione africana (Ua), l'ex segretario generale dell'Onu Kofi Annan, e del presidente dell'Ua, Jakaya Kikwete.

L'accordo di governo di coalizione prevede in particolare la creazione della carica del primo ministro e dei due vice primi ministri. Il Kenya è sprofondato in una delle sue crisi peggiori dall'indipendenza nel 1963, nata con la contestazione di Odinga della rielezione di Kibaki in occasione delle presidenziali del 27 dicembre, falsate da gravi irregolarità secondo gli osservatori. Oltre 1.500 persone sono morte nelle violenze politico-etniche che hanno seguito il voto, secondo i dati della polizia. Circa 300.000 gli sfollati, secondo Croce Rossa keniana.


Fonte: vita.it

Monday, 3 March 2008

Sudan: Centinaia di migliaia di bambini in Darfur non vanno a scuola


Nairobi "La metà di tutti i bambini della regione del Darfur, circa 650.000, non riceve una formazione scolastica, malgrado gli sforzi delle varie organizzazioni per fornire l'istruzione negli accampamenti e nelle città in tutta la regione (sudanese) occidentale". [..]

"L'istruzione è la base per avere società economicamente sostenibili e più pacifiche. Ma la comunità internazionale è stata restia a costituire e finanziare la scuola in situazioni di conflitto", ha dichiarato Charles MacCormack, presidente di Save the Children - Stati Uniti il 27 febbraio, aggiungendo: "Questa è pura miopia". Solo in Darfur ci sono 200.000 bambini in età scolare ogni anno, di cui 22.440 sono stati assistiti da Save the Children in 42 scuole negli accampamenti e nelle città.
"Non possiamo permetterci di aspettare, per iniziare a programmare l'istruzione che cessi la violenza e le famiglie possano tornare a casa", ha detto MacCormack. "Che cosa sarebbe dei bambini, il cui tempo di imparare è questo?"

Invitando le nazioni donatrici a fornire più assistenza per l'istruzione nelle zone di conflitto, la ONG ha detto chiaramente che gli attuali livelli di sostegno non sono riusciti a soddisfare tutte le esigenze.
Nel Darfur, Save the Children ha aperto nuove scuole per migliaia di bambini, molti dei quali non l'hanno potuta frequentare per anni.
Da ottobre 2005 ha supervisionato il ripristino o la costruzione di 250 aule, 35 uffici e 231 latrine. Inoltre è essenziale che ci sia la distribuzione di
materiali DIDATTICI, soprattutto quaderni, matite, gomme, lavagne, gesso, scrivanie, sedie e altro materiale didattico di vitale importanza. Ed occorre anche sviluppare programmi di formazione per genitori e insegnanti su una serie di argomenti, tra cui la scuola elementare di
gestione e di leadership, la protezione dei bambini, la preparazione alle emergenze e il valore dell'istruzione.

L'istruzione è fondamentale per proteggere i bambini durante i conflitti e nella ricostruzione delle nazioni. Si tratta di una necessità vitale per alleviare la povertà e ridurre i rischi di conflitto perpetuo, aiutando a gettare le basi per la crescita personale, lo sviluppo economico e la stabilità politica.

Tuttavia, nel Darfur ed in altre zone di conflitto l'istruzione è spesso una delle prime vittime. Si chiudono le scuole e gli insegnanti fuggono o sono assunti nel contesto militare; e nelle zone più critiche, la scuola perde il finanziamento. Questo mette a rischio i bambini, rendendoli obiettivi più facili di reclutamento come bambini-soldato, di sfruttamento come manodopera a basso costo e di altri abusi.

Fonte. Nota stampa Save the Children del 28.02.2008, sulla base della traduzione di Giulia Fresca, Italian Blogs For Darfur

Saturday, 1 March 2008

Vergognoso silenzio ONU su uccisioni di civili in Darfur

(New York, 27 febbraio 2008) "Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite dovrebbe intraprendere un'azione decisiva nei confronti del Sudan per i recenti attentati . Il Consiglio di Sicurezza dovrebbe denunciare con forza il governo sudanese sul recente bombardamento di civili e villaggi del Darfur occidentale ed imporre sanzioni mirate ai responsabili" lo ha scritto in una lettera Human Rights Watch.

L''Human Rights Watch ha avvertito che l'inazione del Consiglio ha dato al Sudan una luce verde per continuare ad attaccare obiettivi civili, violando il diritto internazionale e le risoluzioni dello stesso Consiglio.

"Gli attentati recenti del governo sudanese ci riportano ai giorni più bui del conflitto", ha detto Georgette Gagnon, direttore di Africa, Human Rights Watch,. "Il Consiglio di Sicurezza non dovrebbe fare alcuna pausa come se si trattasse di una questione di consueta ordinarietà".

Dal 8 febbraio 2008, le truppe del governo sudanese e le milizie "Janjaweed" appoggiato da elicotteri gunships e bombardieri Antonov hanno effettuato una serie di attacchi uccidendo centinaia di civili. Decine di migliaia di persone sono state sfollate dai bombardamenti continui, che stanno anche impedendo all'assistenza umanitaria di raggiungere alcune delle zone più colpite per la prevenzione salva-vita.
Gli attacchi sono solo l'ultima manifestazione della negligenza e disprezzo del Sudan per le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza e ai suoi obblighi ai sensi del diritto internazionale, nessuna delle quali ha provocato una forte reazione da parte del Consiglio di Sicurezza. Questi includono per il Sudan, la ripetuta violazione di embargo sulle armi delle Nazioni Unite, la mancata attuazione di sanzioni delle Nazioni Unite, e l'ostruzione del mantenimento della pace "Questi orribili attacchi sui civili mostra la consapevolezza del Khartoum che non ci saranno conseguenze reali per le sue azioni", ha detto Gagnon. "E 'il momento per il Consiglio di Sicurezza a dimostrare che hanno torto."

Human Rights Watch ha invitato il Consiglio di Sicurezza a rilasciare una dichiarazione della presidenza di condanna del Sudan alle violazioni del diritto internazionale umanitario in West Darfur, la nomina del capo Musa Hilal di Janjaweed a 'consigliere presidenziale,' e il suo rifiuto di collaborare con la Corte criminale internazionale . Il Consiglio dovrebbe anche inviare un gruppo di esperti delle Nazioni Unite per indagare immediatamente gli attacchi in West Darfur, e dovrebbe imporre sanzioni mirate sui responsabili.

(Trad. Giulia Fresca da http://hrw.org/ e da http://english.aljazeera.net/ )