Goma, 09 settembre
Sono cinquantamila le persone in fuga a causa dell'ennesima guerra del Kivu, nell'Est della Repubblica Democratica del Congo. L'intera zona, ufficialmente pacificata nel 2003 dopo quasi 10 anni di conflitto, non ha mai cessato di essere teatro di un'estenuante guerriglia tra forze regolari e ribelli. Dopo quasi sei mesi di relativa calma durante i quali gli scontri erano localizzati e sporadici, il 27 agosto è ripreso il conflitto tra ribelli ed esercito regolare.
I soldati della Fardc (esercito nazionale) e quelli agli ordini del generale Laurent Nkunda, erano stati i protagonisti dell'ennesimo tentativo di unificazione dell'armata. Attraverso un processo chiamato ‘mixage', le differenti anime della guerriglia congolese si erano raggruppate sotto un'unica bandiera. Tale tentativo è però fallito a fine agosto, quando i miliziani di Nkunda hanno abbandonato le nuove brigate ‘miste'.
Lo scorso lunedì 3 settembre, che per inciso avrebbe anche dovuto essere il primo giorno di scuola per gli oltre 500.000 studenti della Provincia, la situazione è precipitata, dopo sette giorni segnati da azioni di disturbo nei territori di Rutshuru e Masisi e da forti scontri in alcuni villaggi ad Ovest di Goma.
Tutto intorno alla città si sono aperti diversi fronti di combattimento che hanno obbligato più di 50.000 persone a fuggire verso zone considerate sicure. Alcuni hanno guadagnato la periferia di Goma, altri, tagliati fuori dalle linee di fronte, sono stati costretti a ripiegare in foresta. Le stime più prudenti prevedono l'aumento del numero di fuggitivi sino a 320.000 persone che, nelle prossime settimane, cercheranno di scappare dalle zone di guerra.
Venerdì 7 settembre i Caschi Blu delle Nazioni Unite sono riusciti ad ottenere una tregua momentanea arrestando l'avanzata dei ribelli su Goma. Gli uomini di Nkunda, infatti, come regolarmente accade, stavano avendo la meglio sull'esercito regolare, male armato, peggio addestrato e perennemente affamato. Questo non significa però che le Nazioni Unite considerino terminata la partita, tanto che quasi tutte le truppe del Palazzo di Vetro sono rientrate in città per organizzare una perimetro di protezione. Inoltre, le agenzie Onu (Unicef, Pam, Fao) hanno diramato comunicati in cui consigliano di evitare spostamenti fuori città e di ridurre quelli interni dopo il tramonto.
Accanto al bollettino di guerra, esistono numeri e dati drammatici che riguardano la situazione d'emergenza in cui si trovano decine di migliaia di persone. L'esplosione della guerra ha coinciso con i primi giorni della stagione delle piogge: coloro i quali sono scappati nella foresta si troveranno a fare i conti con situazioni climatiche proibitive. La seconda è che se non potranno tornare a breve nei loro villaggi, non potranno coltivare i loro campi perché perderanno il periodo di semina.
Appena fuori Goma, le agenzie Onu e le Ong stanno organizzando un campo per dare riparo ad una parte delle persone in fuga. E' una pessima notizia: negli ultimi quattro anni, gli episodi di guerriglia non sono mancati, ma non erano più stati attrezzati campi d'accoglienza predisposti per il medio periodo (latrine, punti per la distribuzione dell'acqua, posti letto e scuole allestite in legno e plastica). E' il segno che, probabilmente, il rientro delle famiglie alle loro case non sarà immediato.
Ad aggiungere preoccupazione a un quadro già di per sé sconfortante, pesano notizie che arrivano dai piccoli centri ospedalieri sparsi sulle colline. In tre di questi sono stati segnalati episodi di violenza etnica che non si verificavano da tempo. Al dispensario medico di Masisi, per esempio, sono state ricoverate due donne alle quali sono state amputate entrambe le mani a colpi di machete.
Fonte: Edoardo Tagliani, rappresentante Avsi nella Repubblica Democratica del Congo
Sono cinquantamila le persone in fuga a causa dell'ennesima guerra del Kivu, nell'Est della Repubblica Democratica del Congo. L'intera zona, ufficialmente pacificata nel 2003 dopo quasi 10 anni di conflitto, non ha mai cessato di essere teatro di un'estenuante guerriglia tra forze regolari e ribelli. Dopo quasi sei mesi di relativa calma durante i quali gli scontri erano localizzati e sporadici, il 27 agosto è ripreso il conflitto tra ribelli ed esercito regolare.
I soldati della Fardc (esercito nazionale) e quelli agli ordini del generale Laurent Nkunda, erano stati i protagonisti dell'ennesimo tentativo di unificazione dell'armata. Attraverso un processo chiamato ‘mixage', le differenti anime della guerriglia congolese si erano raggruppate sotto un'unica bandiera. Tale tentativo è però fallito a fine agosto, quando i miliziani di Nkunda hanno abbandonato le nuove brigate ‘miste'.
Lo scorso lunedì 3 settembre, che per inciso avrebbe anche dovuto essere il primo giorno di scuola per gli oltre 500.000 studenti della Provincia, la situazione è precipitata, dopo sette giorni segnati da azioni di disturbo nei territori di Rutshuru e Masisi e da forti scontri in alcuni villaggi ad Ovest di Goma.
Tutto intorno alla città si sono aperti diversi fronti di combattimento che hanno obbligato più di 50.000 persone a fuggire verso zone considerate sicure. Alcuni hanno guadagnato la periferia di Goma, altri, tagliati fuori dalle linee di fronte, sono stati costretti a ripiegare in foresta. Le stime più prudenti prevedono l'aumento del numero di fuggitivi sino a 320.000 persone che, nelle prossime settimane, cercheranno di scappare dalle zone di guerra.
Venerdì 7 settembre i Caschi Blu delle Nazioni Unite sono riusciti ad ottenere una tregua momentanea arrestando l'avanzata dei ribelli su Goma. Gli uomini di Nkunda, infatti, come regolarmente accade, stavano avendo la meglio sull'esercito regolare, male armato, peggio addestrato e perennemente affamato. Questo non significa però che le Nazioni Unite considerino terminata la partita, tanto che quasi tutte le truppe del Palazzo di Vetro sono rientrate in città per organizzare una perimetro di protezione. Inoltre, le agenzie Onu (Unicef, Pam, Fao) hanno diramato comunicati in cui consigliano di evitare spostamenti fuori città e di ridurre quelli interni dopo il tramonto.
Accanto al bollettino di guerra, esistono numeri e dati drammatici che riguardano la situazione d'emergenza in cui si trovano decine di migliaia di persone. L'esplosione della guerra ha coinciso con i primi giorni della stagione delle piogge: coloro i quali sono scappati nella foresta si troveranno a fare i conti con situazioni climatiche proibitive. La seconda è che se non potranno tornare a breve nei loro villaggi, non potranno coltivare i loro campi perché perderanno il periodo di semina.
Appena fuori Goma, le agenzie Onu e le Ong stanno organizzando un campo per dare riparo ad una parte delle persone in fuga. E' una pessima notizia: negli ultimi quattro anni, gli episodi di guerriglia non sono mancati, ma non erano più stati attrezzati campi d'accoglienza predisposti per il medio periodo (latrine, punti per la distribuzione dell'acqua, posti letto e scuole allestite in legno e plastica). E' il segno che, probabilmente, il rientro delle famiglie alle loro case non sarà immediato.
Ad aggiungere preoccupazione a un quadro già di per sé sconfortante, pesano notizie che arrivano dai piccoli centri ospedalieri sparsi sulle colline. In tre di questi sono stati segnalati episodi di violenza etnica che non si verificavano da tempo. Al dispensario medico di Masisi, per esempio, sono state ricoverate due donne alle quali sono state amputate entrambe le mani a colpi di machete.
Fonte: Edoardo Tagliani, rappresentante Avsi nella Repubblica Democratica del Congo
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