Tuesday, 16 September 2008

Raggiunto l'accordo in Zimbabwe


Mugabe resta presidente e comandante delle forze armate
Corriere.it
ADDIS ABEBA – Lo chiamano «accordo storico» e tutti sperano che tenga. Robert Mugabe, padre padrone dello Zimbawe, al potere dall’indipendenza nel 1980, prima come capo del governo e poi come presidente assoluto, e leader dello Zanu-Pf (Zimbabwe Africa National Union – Patriotic Front), e Morgan Tsvangirai, capo dell’opposizione del dell’MDC (Movement for Democratic Change), hanno raggiunto una accordo per formare un governo di coalizione nazionale. Terzo firmatario del patto, solennemente sottoscritto davanti a tremila persone ad Harare (nella foto una vista sulla città), Arthur Muthambara, boss di una fazione dissidente dell’MDC.



I dettagli dell’accordo – raggiunto grazie alla mediazione del presidente sudafricano Thabo Mbeki – non sono noti. Si sa solamente che prevedono una spartizione del potere al 50 per cento tra lo Zanu-PF (con 15 ministri) da una parte e i due MDC (con 13 più 3) dall’altra. Mugabe resta presidente, capo formale del gabinetto e comandante delle forze armate; Tsvangirai diventa primo ministro, quindi presiede il consiglio dei ministri responsabile della gestione degli affari quotidiani del Paese, e guida la polizia; Muthambara, assume la carica di vice primo ministro. Così Mugabe è stato costretto a ingoiare il rospo e a vedere ridotto il suo potere, mentre Tsvangirai – vincitore delle elezioni del marzo scorso ma condannato perdente dai brogli - ha dovuto accettare la spartizione del potere. Molti sono i dubbi sulla solidità dell’accordo: lo stesso presidente dell’Unione Africana e capo di stato della Tanzania, Jakaya Kikwete, parafrasando Shakespeare, si è domandato: «Terrà o non terrà? Questo è il problema” ("Will it hold or will it not? That is the question").
Anche Thabo Mbeki, subito dopo la firma dell’accordo, ha sottolineato che «ci sono ancora alcune divergenze da risolvere per arrivare alla composizione del governo. Sono sicuro che comunque tutto andrà a posto nel più breve tempo possibile». Non è dunque ancora chiara la spartizione dei ministeri. Che ci siano vedute completamente diverse sul futuro del Paese (e anche differenze ideologiche e di stile) è emerso dai discorsi dei due leader durante la cerimonia. Entrambi hanno messo l’accento sulla bontà e sull’urgenza del governo di coalizione. Tuttavia Tsvangirai ha parlato pochi minuti andando sul concreto, sottolineando la necessità di raddrizzare l’economia per impedire che la gente muoia di fame, in un Paese che fino a pochi anni fa era autosufficiente per quanto riguarda l’alimentazione, e per frenare l’inflazione galoppante arrivata oggi a 11 milioni per cento. Mugabe, con un discorso interminabile, fuori dal tempo, interrotto talvolta dai fischi, ha continuato la sua retorica anticolonialista addossando le responsabilità del fallimento della sua politica a potenze straniere. Ha fatto un accenno anche alla sua riforma agraria con la quale ha sottratto le terre ricche e produttive alle famiglie di origine europea per distribuirle ai suoi amici e parenti che le hanno rese incolte e infeconde: «La terra dello Zimbabwe appartiene agli zimbabweani, ha sentenziato».

Qualcuno non ha resistito a trattenere un fischio. L’accordo, tra l’altro, invita l’antica potenza coloniale, cioè la Gran Bretagna, a compensare i proprietari espropriati. Ma tra questi ci sono anche non inglesi: per esempio alcuni italiani che hanno comprato le terre ben dopo l’indipendenza (alcuni da possidenti neri). Chi li ricompenserà? Ululati di disapprovazione a volontà gli sono arrivati quando si è spinto un po’ troppo in là, accusando i partiti d’opposizione e altre nazioni africane di aver usato tutti i mezzi “compreso la violenza” per conquistare il potere. Molti ricordano la faccia gonfia, insanguinata e tumefatta di Morgan Tsvangirai picchiato dalla polizia. L’MDC durante le elezioni ha perso un centinaio di sostenitori, uccisi da gruppi paramilitari legati a Mugabe.

Sunday, 27 July 2008

Dubbia tregua in Somalia

Sono seriamente a rischio i pochi risultati attenuti tra governo di Mogadiscio e l’opposizione somala in esilio in Eritrea (Associazione per la Ri-Liberazione della Somalia, Ars). Il 9 giugno scorso, la firma di un accordo era fatto sperare per l’inizio della pacificazione nel paese, teatro di un conflitto interno dal 1991.
Una delle iniziative più importanti previste dall’accordo, era la fine delle ostilità in 30 giorni. La firma ufficiale dell’accordo è però stata fatta slittare, ufficialmente per permettere all’Alleanza per la nuova liberazione della Somalia di trovare un’intesa tra le tante correnti che compongono la piattaforma.

L’ipotesi di collaborazione era sembrata da subito difficile: alcune delle realtà dell’Alleanza si sono subito dette contrarie all’accordo, e gli scontri sono continuati, soprattutto nella capitale Mogadiscio, con pesanti conseguenze nei confronti della popolazione civile.

Con l’autoproclamazione di Sheikh Hassain Dahir Aweys, integralista islamico, a capo dell’Ars, la rottura è ancora più vicina: ricercato a livello internazionale per i suoi presunti legami con Al-Qaida, Aweys ha il sostegno delle tante correnti contrarie all’accordo. È evidente la spaccatura all’interno dell’Ars, che era guidata fino a pochi giorni fa dal moderato Sheikh Sharif Ahmed. Nei giorni scorsi era girata la voce che anche Aweys - seppur ponendo diversi paletti - avrebbe accettato l'intesa, poi la smentita.
Forse nel tentativo di creare consenso attorno alla sua figura, subito dopo essersi messo a capo dell’Ars, Aweys ha dichiarato alle agenzie internazionali che proteggerà gli operatori umanitari che stanno lavorando in Somalia. “Siamo grati al loro lavoro e li difenderemo” ha affermato. Nelle ultime settimane i ribelli hanno incrementato gli attacchi contro sedi di organizzazioni umanitarie e i sequestri dei loro lavoratori (nella mani dei rapitori ci sono ancora anche 2 italiani), nel tentativo di controllare i flussi di aiuti alimentari e ottenere il consenso della popolazione. Aweys ha negato ogni responsabilità dei ribelli islamici.

Intanto il ministro degli esteri somalo ha chiesto al Consiglio di Sicurezza dell’Onu di autorizzare il dispiegamento di una nuova missione sotto il mandato dell’Onu: secondo Ramtane Lamamra, commissionario dell’UA per la pace e la Sicurezza, l’Amisom la missione dell’Unione Africana in Somalia“affronta una severa mancanza di fondi e supporto finanziario”, tanto che “non riesce a svolgere il suo mandato perché le sue capacità sono inadeguate alla situazione sul territorio”. (nigrizia)

Thursday, 24 July 2008

Gbagbo minaccia di dissolvere il governo diretto da Guillaume Soro

CÔTE D'IVOIRE - 22 luglio 2008 - APANEWS


Laurent Gbagbo ha minacciato martedì di dissolvere l’attuale gabinetto del Primo ministro Guillaume Soro, perché, secondo il capo dello Stato, la Costa d’Avorio ha bisogno di un “governo che governa”, un “governo omogeneo”, malgrado “gli ultimi scossoni della ribellione”.

Esprimendosi nella capitale economica (Abidjan ndr), nell'occasione di un’udienza accordata ad una delegazione di abitanti di Vavoua (439 km da Abidjan), al centro del paese, il Presidente Gbagbo, ha rivelato di aver chiesto al Primo ministro di “riflettere”, perché non si può proseguire con “un governo nel quale alcuni membri prendono con noi delle decisioni e se tornano, di notte, a criticare e complottare contro queste stesse decisioni”.

“Non è possibile, non si può essere governanti ed oppositori insieme” ha esclamato, aggiungendo di aver espresso a Guillaume Soro, che non era contento “del modo in cui le cose vengono fatte”.

“Abbiamo formato questo governo d’Unione perché ci fossero il minimo di disaccordi possibili tra le parti e per avviarci verso l’uscita dalla crisi. Ho chiesto al Primo ministro di pensare e di parlarmi per vedere se con questo gruppo di uomini è davvero possibile trovare l’uscita da questa crisi”, a indicato il capo dello Stato Ivoriano, aggiungendo: “dobbiamo avere un altro governo. Ecco la questione che è sulle labbra di tutti”.

Secondo Laurent Gbagbo, “sarebbe meglio che le persone si parlassero chiaramente. Io credo che con un gruppo eterogeneo di cui alcuni vogliono mettersi alle spalle questa crisi ed altri no, non sia in grado di lavorare efficacemente”.

“Ho i mezzi istituzionali di scioglierlo. La costituzione mette tra le mie mani l’arma dello scioglimento di questo governo e l’arma della ricostituzione di uno nuovo. Non è per manco di mezzi che siamo ancora a questo punto”, ha ricordato.

“Devo porre questi quesiti, chiedendone il parere, al Primo ministro. Aspetto questo parere al fine di poter passare ad uno stadio successivo, che è la liberazione del paese. Mi auguro che tutti gli Ivoriani siano coscienti della maniera in cui questo problema si appresta ad essere risolto” ha concluso il Presidente Ivoriano.

La squadra di cui Guillaume Soro è capo consta di 33 membri. E’ frutto dell’accordo politico di Ouagadougou del 4 marzo 2007, destinato a mettere un termine definitivo alla crisi.


Tratto da www.jeuneafrique.com

Monday, 21 July 2008

The Harry Potter Alliance compie una petizione per il Darfur

The Harry Potter Alliance for Darfur

Ancora una volta, The Harry Potter Alliance convoca il suo Esercito di Silente della vita reale per prendere posizione contro i genocidi che si compiono in Darfur, questa volta con una tattica diversa: cambiare canale durante gli spot pubblicitari dei giochi olimpici di Pechino 2008. Lo slogan che li accompagna è "Un mondo. Un sogno."

La Cina, anfiteatro dei giochi olimpici di questo anno, è anche il paese che finanza il Sudan per l'acquisto di armi belliche, che finiranno con l'assasinio di migliaia di cittadini innocenti in Darfur. Nonostante le innumerevoli proteste amplificate in tutto il mondo, il governo cinese continua a mostrarsi indifferente a riguardo, mantenendo viva la contraddizione con lo spirito dei giochi olimpici, che sempre hanno unito il mondo. L'Alleanza Harry Potter si chiede se il governo cinese possa mai rendersi conto della situazione e prendere dei provvedimenti, dei compromessi, e incominciare a parlare seriamente a riguardo. O rimarrà sempre in silenzio?

GiratempoWeb, già membro dell'iniziativa Italian Blogs for Darfur, appoggia anche l'iniziativa dell'associazione The Harry Potter Alliance. Aiutaci anche tu, firmando la petizione avviata da The Harry Potter Alliance e Italian Blogs for Darfur.

La situazione è seria. Non rimanere indifferente.

Thursday, 17 July 2008

Le 90 primavere di Mandela

Happy birthday Mandela!


Il 18 luglio ricorre il compleanno di Nelson Mandela, premio nobel per la pace per la sua lotta contro l'apartheid e primo Presidente del Sudafrica a-razziale. Queste le parole che ha pronunciato durante il concerto tenutosi a Londra il mese scorso in suo onore: «vent'anni fa Londra ospitò questo concerto che chiedeva la nostra libertà, che ci ispirò nelle nostre prigioni. Ora siamo qui liberi, e siamo onorati. Ma anche se siamo qui a festeggiare, il nostro lavoro non è finito. Perché c'è povertà, oppressione, Aids. Il nostro lavoro vuole portare la libertà a tutti... a quasi 90 anni, è tempo di avere una mano per sollevare questo fardello». «È nelle vostre mani» ha detto l'anziano leader, ripetendo lo slogan della campagna anti Aids 46664. Poi si è allontanato tra le ovazioni della folla (corriere).

Tuesday, 15 July 2008

Coltivazioni per biocarburanti in Kenya: Wangari Maathai protesta

Kenya: Maathai protests for the land use for biofuels

“Il Kenya si pentirà della sua incapacità di proteggere l’ambiente” - lo ha detto Wangari Maathai, vincitrice del premio Nobel per la pace nel 2004, commentando un progetto per la produzione di biocarburanti, ottenuti da canna da zucchero coltivabile nel delta del fiume Tana. “Non possiamo andare in giro a combinare guai nelle zone umide solo perché abbiamo bisogno di biocarburanti e zucchero” ha aggiunto la Maathai, già nel parlamento keniano durante la precedente legislatura oltre che viceministro dell'Ambiente. “Questo paese – ha aggiunto - non ha preso seriamente le questioni ambientali, un comportamento molto pericoloso per le generazioni future”. La Maathai ha espresso le sue preoccupazioni durante un incontro pubblico svoltosi a Nairobi, dopo che un tribunale keniano, in seguito a proteste di comunità locali e ambientalisti, ha temporaneamente bloccato una concessione governativa alla 'Mumias sugar company' per terreni agricoli e aree di pascolo da destinare alla coltura di canna da zucchero da cui ricavare anche biocarburanti. (misna)

Monday, 14 July 2008

Sospesa nel periodo elettorale Radio Despertar, la radio d'opposizione angolana

Government Suspends Independent Radio Station's Broadcasts in Angola



Il governo ha sospeso le emissioni di Radio Despertar per 6 mesi, sulla base del fatto che l'emittente avrebbe occupato le frequenze governative.
Per questo motivo, essa non potrà trasmettere per tutta la durata della campagna elettorale. Le elezioni, le prime dalla fine della guerra nel 2002, sono infatti previste a settembre.
Articoli: Nigrizia, AllAfrica, reporter sans frontières, e la descrizione del progetto di Radio Despertar.

Sunday, 13 July 2008

CPI incrimina presidente Sudan Al-Bashir per crimini di guerra

Il Washington Post ha anticipato la settimana scorsa che domani, lunedì 14 luglio, Luis Moreno-Ocampo, il Procuratore capo del Corte Penale Internazionale dell'Aia, presenterà alla Corte le conclusioni di mesi di indagini sui crimini di guerra e contro l'umanità commessi in Darfur, chiedendo l'incrimanazione di più sospettati, esponenti del governo di Khartoum, tra cui il Presidente sudanese Omar Al-Bashir.
Prima d'oggi, nell'aprile 2007, Moreno-Ocampo aveva anche ottenuto due mandati d'arresto per crimini di guerra e contro l'umanità nei confronti dell'ex ministro dell'Interno Ahmed Harun, oggi ministro degli Affari umanitari, e il leader dei janjaweed Ali Kosheib, entrambi ancora in libertà a causa del rifiuto del governo sudanese di consegnarli alle autorità competenti.
Dal febbraio 2003, il conflitto in Darfur ha fatto più di 250,000 vittime e ha provocato 2 milioni di sfollati.
La comunità darfuriana in Italia ha organizzato un presidio di fronte all'Ambasciata Sudanese (via Prati della Farnesina 57, 00194 Roma) domani, lunedì 14 luglio alle ore 15:00 - in concomitanza con le altre manifestazioni che si terranno a Londra, Bruxelles e Parigi - per sostenere l'iniziativa penale della CPI affinché venga fatta giustizia per le vittime del Darfur. Chiederemo inoltre all'Italia di fare sentire la propria voce a livello europeo e nel consesso internazionale affinché il Darfur non venga lasciato solo in questa delicata fase, dal momento che il rinvio a giudizio di Bashir potrebbe causare ulteriori sommosse all'interno del Paese e inasprire i contrasti tra esercito e milizie filo-governative da un lato e i gruppi ribelli del Darfur dall'altro. Ci rivolgeremo all'Italia, in quanto membro non permanente del Consiglio di Sicurezza dell'Onu, perché eserciti pressioni affinché venga al più presto schierata la forza ibrida di peacekeeping Onu-Unione Africana (UNAMID) secondo quanto stabilito dalla Risoluzione 1769/2007, che fissava il termine massimo di dispiegamento per dicembre 2007.
Per info: 346-0725239

Wednesday, 9 July 2008

Dal vertice dei poveri in Mali

“Non siamo poveri, siamo impoveriti. E l’aumento dei flussi migratori non è da attribuire ai popoli dell’Africa, ma è il risultato dei programmi di aggiustamento strutturale che hanno messo le nostre economie in ginocchio, il risultato di un commercio sleale, della corruzione che incancrenisce le nostre economie, della perdita di punti di riferimento”: le parole di Aminata Dramane Traore, ex-ministro della Cultura del Mali, durante il simposio che ieri ha dato il via ai lavori del “Forum dei popoli” di Katibougou, riassumono lo spirito delle migliaia di partecipanti, ancora una volta decisi a ricordare ai dirigenti del G8, riuniti in Giappone, che “un altro mondo è possibile”. Un mondo nel quale i paesi del Sud del mondo, e non soltanto le grandi potenze emergenti, hanno un ruolo da giocare e molto da dire. Jerome Ollier, del Comitato per l’annullamento del debito del terzo mondo (Cadtm) ha denunciato il saccheggio delle risorse naturali dei paesi africani da parte delle grandi potenze con la complicità di istituzioni finanziarie internazionali, come il Fondo monetario internazionale (Fmi); sotto gli applausi del pubblico e lo slogan “ANNULER”, “cancellare”, Ollier ha anche esposto le contraddizioni di un mondo che divide sempre di più i ricchi dai poveri. L’apertura dei lavori di oggi è stata dedicata al caso maliano della privatizzazione delle società Huicoma e Cmdt, causa di licenziamenti massicci di lavoratori, seguita da laboratori sugli argomenti della lotta operaia e del ruolo dei sindacati; “donne e ambiente”, “conseguenze delle politiche neo-liberiste”, “debito e diritti umani”, “il saccheggio delle risorse nella Repubblica Democratica del Congo”, “Gestione delle risorse idriche e gestioni dei conflitti” sono i titoli di alcune delle decine di conferenze o dibattiti previsti in giornata, la penultima di questa VII edizione. (misna)

Monday, 7 July 2008

Un secolo di fotografie in Mozambico

Una scuola di formazione e 400.000 immagini digitali che illustrano storia e cultura del Paese dalla fine dell’Ottocento. Due progetti del Cosv, fra tradizione e tecnologia.
Tutto è iniziato nel 1982 con la costruzione e l’avvio di una scuola di fotografia a Maputo sotto la guida di Ricardo Rangel, un vero ‘mito’ nel panorama giornalistico e culturale mozambicano. Il progetto del Centro di documentazione e formazione fotografica (Cdff), affiancato ad altri interventi del Cosv nei settori agricolo, idrico sanitario e dell’istruzione, è stato realizzato per far fronte alla carenza di fotografi con cui ha dovuto fare i conti il Paese all’indomani dell’indipendenza dal Portogallo. “I primi corsi coinvolsero i dipendenti pubblici dei settori sanitario e agricolo”, ha spiegato Beatrice Rangel, che gestisce la scuola dalla sua fondazione, e ha sottolineato come all’inizio gli scatti servissero principalmente a documentare malattie ed epidemie, e prevenire così i contagi... Leggi tutto sul sito di AgiMondo.