“Non siamo poveri, siamo impoveriti. E l’aumento dei flussi migratori non è da attribuire ai popoli dell’Africa, ma è il risultato dei programmi di aggiustamento strutturale che hanno messo le nostre economie in ginocchio, il risultato di un commercio sleale, della corruzione che incancrenisce le nostre economie, della perdita di punti di riferimento”: le parole di Aminata Dramane Traore, ex-ministro della Cultura del Mali, durante il simposio che ieri ha dato il via ai lavori del “Forum dei popoli” di Katibougou, riassumono lo spirito delle migliaia di partecipanti, ancora una volta decisi a ricordare ai dirigenti del G8, riuniti in Giappone, che “un altro mondo è possibile”. Un mondo nel quale i paesi del Sud del mondo, e non soltanto le grandi potenze emergenti, hanno un ruolo da giocare e molto da dire. Jerome Ollier, del Comitato per l’annullamento del debito del terzo mondo (Cadtm) ha denunciato il saccheggio delle risorse naturali dei paesi africani da parte delle grandi potenze con la complicità di istituzioni finanziarie internazionali, come il Fondo monetario internazionale (Fmi); sotto gli applausi del pubblico e lo slogan “ANNULER”, “cancellare”, Ollier ha anche esposto le contraddizioni di un mondo che divide sempre di più i ricchi dai poveri. L’apertura dei lavori di oggi è stata dedicata al caso maliano della privatizzazione delle società Huicoma e Cmdt, causa di licenziamenti massicci di lavoratori, seguita da laboratori sugli argomenti della lotta operaia e del ruolo dei sindacati; “donne e ambiente”, “conseguenze delle politiche neo-liberiste”, “debito e diritti umani”, “il saccheggio delle risorse nella Repubblica Democratica del Congo”, “Gestione delle risorse idriche e gestioni dei conflitti” sono i titoli di alcune delle decine di conferenze o dibattiti previsti in giornata, la penultima di questa VII edizione. (misna)
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