Il Primo Ministro del Governo di transizione Ali Mohamed Gedi ha dato le dimissioni lunedì, quando si sono intensificati gli scontri nella capitale somala. I conflitti di sabato e domenica, hanno spinto gli abitanti, in particolare quelli dei quartieri a sud, a lasciare la città (foto). I soldati etiopi, che sostengono il governo somalo, hanno sparato sui manifestanti, uccidendone tre. Alcuni manifestanti hanno incendiato due commissariati di polizia in due giorni.
Contemporaneamente centinaia di persone sfilavano nei quartieri del nord per protestare contro la presenza etiopica in Somalia. Anche questa manifestazione è finita in tragedia.
Sei civili sono stati uccisi sabato a sud di Mogadiscio, ove i combattimenti sono sempre più intensi da qualche settimana. Le forze somale ed etiopi si scontrano con delle non ancora identificate milizie che si fanno chiamare 'insurrezione a Mogadiscio'. Le autorità hanno chiesto ai civili di evacuare il quartiere di Bakara, nel sud della capitale.
Il Primo Ministro Gedi al momento è rimpiazzato dal suo vice, Salim Aliyow Ibrow. Ali Mohamed Gedi ha detto davanti al Parlamento che non lascerà la politica. Le dimissioni aggravano la crisi politica ed umanitaria del Paese, nonché le condizioni d'insicurezza della gente.
Dall'instaurazione del Governo di transizione, tre anni fa, continuano le tensioni tra il Primo Ministro Gedi ed il Presidente Abdullahi Yusuf Ahmed. La conflittualità si è aggravata nelle ultime settimane. Yusuf fa pressione sul Parlamento al fine di ottenere la destituzione del Primo Ministro, che accusa di non esser riuscito a porre fine alle violenze a Mogadiscio.
I detrattori ricordano al Primo Ministro di essere il responsabile dell'intervento dell'esercito etiope nel dicembre scorso contro le Corti Islamiche che controllavano la capitale. Quelli delle ultime settimane sono stati gli scorsi più duri degli ultimi mesi.
Secondo fonti vicine al vecchio capo del Governo, Ali Mohamed Gedi vorrebbe uno stato democratico, laico e trasparente, mentre ora la Somalia "sta diventando uno stato di prebende, con una famiglia predatrice", alludendo neanche troppo velatamente al clan del Presidente Yusuf (RFI).
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