Sono 40 milioni i malati di Aids oggi, il 63% vive nell'Africa sub-sahariana. Ma entro la metà del 2007 verrà distribuita in molti paesi poveri una pillola a basso costo per il trattamento del virus.
In 54 Paesi in via di sviluppo sarà disponibile entro giugno 2007 una pillola per il trattamento anti HIV a basso costo. Questa è la promessa della ditta americana Merck & Co., che nel novembre 2006 ha iniziato in Etiopia i processi di registrazione del farmaco. Atrilpa, questo il nome della pillola anti-aids, è già sul mercato negli Stati Uniti, dopo l’autorizzazione dell’agenzia Usa Food and Drug Administration in luglio 2006. Entro la metà del 2007 la pillola potrebbe essere distribuita anche in 45 paesi del Medio Oriente e dell’Africa, e in altri 9 paesi tra America latina, Carabi e Asia.
Per questi paesi il prezzo di Atripla sarà più basso che per i mercati occidentali: 1,68 dollari a compressa nelle nazioni in cui oltre l'1% della popolazione adulta e' Hiv-positiva, e 2,83 dollari nei paesi in cui l'incidenza dell'infezione e' più bassa. La distribuzione del medicinale nei Paesi in via di sviluppo sarà a carico della Merck, mentre in base agli accordi la Gilead Sciences, altra marca americana, gestira' la produzione del farmaco.
(..)
Fonte: nigrizia.it
Monday, 26 February 2007
Saturday, 24 February 2007
Ambalamanga - Madagascar - Africa
M spiace sempre fotografare le persone, m dà come l'impressione di volerne fare degli oggetti da portare con sé. Anche su questo probabilmente mi sbaglio e in Madagascar l'idea è esattamente l'opposta. Tutti chiedono di essere fotografati e filmati... Ecco tre foto dell'anno scorso, quando sono stata per due mesi nella città di Mahajanga, giusto per rendere un poco meno asettico questo spazio e per far capire cosa prova e cosa fa chi c sta dietro. Faccio sociologia e nel villaggio di Ambalamanga, Madagascar, ho fatto la ricerca per la tesi insieme alla mia amica Miriam.
CIAD: BAN KI-MOON PROPONE UN CONTINGENTE DI PEACE-KEEPING DI 11000 UNITA'
Il Ciad orientale sta fronteggiando fermenti causati dagli scontri tra il Governo e le forze ribelli sudanesi: le milizie sudanesi fanno continui raid e violenze etniche sul territorio ciadiano.
Il Segretario Generale delle Nazioni Unite Ban Ki-Moon propone l'invio di una forza di peace-keeping di 11000 uomini per la protezione dei civili e per disincentivare gli attacchi oltre la frontiera.
'C'è un clima di insicurezza, vulnerabilità e di vittimizzazione', in Ciad i rifugiati sudanesi sono 232000 ed i profughi ciadiani scappati dalle regioni orientali a causa degli attacchi sono 120000, racconta Ban Ki-Moon, sulla base al Rapporto consegnato al Consiglio di Sicurezza.
Allo stesso tempo è necessario riservare un piccolo contingente anche per la Repubblica Centrafricana che nella zona nord orientale subisce le incursioni dei ribelli, anche se la situazione non è allarmante quanto in Ciad.
Fonte: allAfrica.com
Thursday, 22 February 2007
Conferenza Internazionale sui bambini soldato
I delegati di 58 Paesi si sono impegnati a porre fine all’arruolamento illegale ed all’utilizzo dei bambini nelle guerre. E’ questo il risultato della Conferenza internazionale di Parigi sui bambini soldato, indetta dal Governo francese e dall’Unicef.
Il Consesso si è concluso con l’approvazione di una serie di principi, definiti “Principi di Parigi”, una serie dettagliata di linee guida per la protezione dei piccoli, fra cui la lotta all’impunità dei capi degli eserciti.
Inoltre è stata sottolineata l’esigenza di attuare programmi sociali efficaci che affrontino le cause del fenomeno. C’è l’assoluta necessità di accompagnare la lotta all’arruolamento a misure di sostegno a questi minori, a cui l’infanzia è stata violata.
Fra i partecipanti all’incontro sono da menzionare ben dieci Paesi che l’ONU ha inserito nella lista nera di quelli colpiti dal fenomeno: Sudan, Ciad, Somalia, Uganda, Repubblica Democratica del Congo, Colombia e Sri Lanka.
paesi che hanno recentemente utilizzato bambini soldato
Fonte: Amnesty International
All’incontro hanno preso parte alcune nazioni colpite dal fenomeno ed i Paesi donatori, per rafforzare la volontà politica di contrastare un fenomeno di grandi dimensioni. Secondo l’Unicef sono circa 250.000 i piccoli coinvolti nei conflitti armati in tutto il mondo, sono utilizzati come spie, facchini, cuochi, e combattenti, le bambine in particolare sono costrette a subire violenze sessuali.
Il Consesso si è concluso con l’approvazione di una serie di principi, definiti “Principi di Parigi”, una serie dettagliata di linee guida per la protezione dei piccoli, fra cui la lotta all’impunità dei capi degli eserciti.
Inoltre è stata sottolineata l’esigenza di attuare programmi sociali efficaci che affrontino le cause del fenomeno. C’è l’assoluta necessità di accompagnare la lotta all’arruolamento a misure di sostegno a questi minori, a cui l’infanzia è stata violata.
Fra i partecipanti all’incontro sono da menzionare ben dieci Paesi che l’ONU ha inserito nella lista nera di quelli colpiti dal fenomeno: Sudan, Ciad, Somalia, Uganda, Repubblica Democratica del Congo, Colombia e Sri Lanka.
Fra gli assenti gli Stati Uniti, che in violazione del diritto internazionale hanno detenuto a Guantanamo adolescenti catturati in Afghanistan, che consentono nelle proprie forze armate l’arruolamento di minori di 18 anni e che fanno la guerra al Tribunale Penale Internazionale che sarà chiamato a giudicare anche arruolatori ed utilizzatori di bambini soldato.
Fonte: nigrizia.it, Luciano Bertozzi
Fonte: nigrizia.it, Luciano Bertozzi
Elezioni in Senegal
Sono circa 5 milioni i senegalesi che si recheranno alle urne domenica 25 febbraio per le elezioni presidenziali. I candidati in lizza sono 15, di cui cinque indipendenti, a testimonianza della vivacità politica del paese, che spesso viene indicato come esempio di democrazia per tutta l’Africa.
Tra i nomi già noti si candidano gli ex primi ministri Idrissa Seck e Moustapha Niasse, ed il segretario del Partito socialista, Ousmane Tanor Dieng. Si ripresenta anche l’attuale presidente in carica Abdoulaye Wade, 80 anni, che nel marzo 2000 si era reso protagonista della svolta storica del paese, ponendo fine al governo del partito socialista dopo 40 anni.
Impossibile capire quale tra i candidati sia favorito: in Senegal non è permessa la pubblicazione dei sondaggi , l’esito resterà quindi incerto fino alla fine dello scrutinio.
La campagna elettorale è iniziata il 4 febbraio, e si è svolta finora senza incidenti, a parte alcune animate proteste di studenti universitari contro il presidente Wade. Studenti e opposizione al governo accusano infatti Wade di non aver mantenuto le promesse elettorali di investire nell’istruzione e di aumentare i posti di lavoro, grazie alle quali avrebbe vinto nel 2000.
Fonte: nigrizia.it
Tra i nomi già noti si candidano gli ex primi ministri Idrissa Seck e Moustapha Niasse, ed il segretario del Partito socialista, Ousmane Tanor Dieng. Si ripresenta anche l’attuale presidente in carica Abdoulaye Wade, 80 anni, che nel marzo 2000 si era reso protagonista della svolta storica del paese, ponendo fine al governo del partito socialista dopo 40 anni.
Impossibile capire quale tra i candidati sia favorito: in Senegal non è permessa la pubblicazione dei sondaggi , l’esito resterà quindi incerto fino alla fine dello scrutinio.
La campagna elettorale è iniziata il 4 febbraio, e si è svolta finora senza incidenti, a parte alcune animate proteste di studenti universitari contro il presidente Wade. Studenti e opposizione al governo accusano infatti Wade di non aver mantenuto le promesse elettorali di investire nell’istruzione e di aumentare i posti di lavoro, grazie alle quali avrebbe vinto nel 2000.
Fonte: nigrizia.it
Wednesday, 21 February 2007
Tuesday, 20 February 2007
LA CRISI DEL DARFUR SCONFINA IN CIAD
Le Nazioni Unite denunciano ripetuti attacchi delle milizie janjaweed in villaggi di popolazioni “non arabe” in Ciad. Gli ultimi attacchi avrebbero causato la fuga di più 100.000 persone e 70 villaggi completamente rasi al suolo e dati alle fiamme.
In Ciad vivono con enormi carenze di viveri e acqua potabile almeno 300.000 rifugiati sudanesi. Numerosi anche gli attacchi e le minacce alle organizzazioni umanitarie che operano lungo i confini tra Sudan e Ciad.
La situazione è sempre più critica: nel 2006 gli attacchi agli accampamenti degli sfollati sono triplicati, mentre quelli condotti contro gli operatori umanitari sono duplicati.
by savetherabbit.net
Fonte: Reuters
In Ciad vivono con enormi carenze di viveri e acqua potabile almeno 300.000 rifugiati sudanesi. Numerosi anche gli attacchi e le minacce alle organizzazioni umanitarie che operano lungo i confini tra Sudan e Ciad.
La situazione è sempre più critica: nel 2006 gli attacchi agli accampamenti degli sfollati sono triplicati, mentre quelli condotti contro gli operatori umanitari sono duplicati.
by savetherabbit.net
Fonte: Reuters
RD Congo: continua il reclutamento di bambini -soldato
Kinshasa
In Repubblica Democratica del Congo continua il reclutamento di bambini soldato nonostante gli sforzi governativi di integrare le vecchie milizie nelle forze armate, secondo un osservatore locale per i diritti umani.
"Gruppi armati hanno arruolato bambini soldato precedentemente smobilitati" secondo Murhabazi Namegabe, capo di una ONG della capitale, Kinshasa.
Ciò avviene in un periodo in cui il fenomeno sembrava in diminuzione, dato che come riporta Andrew Zadel, secondo dati UNICEF dei 33000 bambini soldato del 2002 almeno 29000 sono stati liberati.
Secondo una coalizione di ONG nella Provincia di Kivu, di cui Namegabe è un membro, il reclutamento di bambini soldato sta continuando anche nel distretto del nord-est di Ituri e nelle province occidentali di Kivu del Nord e Kivu del Sud.
Sono arrivate conferme del reclutamento anche dalla missione delle Nazioni Unite in Congo (MONUC) dall'UNICEF e altre ONG impegnate a favore dei bambini.
Hanno scoperto che i gruppi armati hanno falsificato le età dei bambini per poterli reclutare secondo il protavoce militare della MONUC Lt-Col Didier Rancher.
Andrew Zadel, ufficiale delle Nazioni Unite, sostiene che le brigate integrate hanno assoldato 257 bambini.
Il portavoce dell'UNICEF a Goma dice:"Sono solamente delle stime e la cifra reale è segreto militare. Nessuno al di fuori dell'ambiente militare conosce la verità.
Una missione dell'OCHA la settimana scorsa ha visitato il villaggio di Gungu, nella Provincia del Kivu del Nord e secondo i testimoni i gruppi armati continuano a sequestrare i bambini.
"Il caso di un giovane che ha sparato ad un amico che non voleva unirsi alle truppe di Nkunda è stato confermato da numerose persone, dice Zadel.
In Repubblica Democratica del Congo continua il reclutamento di bambini soldato nonostante gli sforzi governativi di integrare le vecchie milizie nelle forze armate, secondo un osservatore locale per i diritti umani.
"Gruppi armati hanno arruolato bambini soldato precedentemente smobilitati" secondo Murhabazi Namegabe, capo di una ONG della capitale, Kinshasa.
Ciò avviene in un periodo in cui il fenomeno sembrava in diminuzione, dato che come riporta Andrew Zadel, secondo dati UNICEF dei 33000 bambini soldato del 2002 almeno 29000 sono stati liberati.
Secondo una coalizione di ONG nella Provincia di Kivu, di cui Namegabe è un membro, il reclutamento di bambini soldato sta continuando anche nel distretto del nord-est di Ituri e nelle province occidentali di Kivu del Nord e Kivu del Sud.
Sono arrivate conferme del reclutamento anche dalla missione delle Nazioni Unite in Congo (MONUC) dall'UNICEF e altre ONG impegnate a favore dei bambini.
Hanno scoperto che i gruppi armati hanno falsificato le età dei bambini per poterli reclutare secondo il protavoce militare della MONUC Lt-Col Didier Rancher.
Andrew Zadel, ufficiale delle Nazioni Unite, sostiene che le brigate integrate hanno assoldato 257 bambini.
Il portavoce dell'UNICEF a Goma dice:"Sono solamente delle stime e la cifra reale è segreto militare. Nessuno al di fuori dell'ambiente militare conosce la verità.
Una missione dell'OCHA la settimana scorsa ha visitato il villaggio di Gungu, nella Provincia del Kivu del Nord e secondo i testimoni i gruppi armati continuano a sequestrare i bambini.
"Il caso di un giovane che ha sparato ad un amico che non voleva unirsi alle truppe di Nkunda è stato confermato da numerose persone, dice Zadel.
Saturday, 17 February 2007
Ghana: prospettive per i coltivatori di cacao
Divine Chocolate, un'impresa di commercio equo parzialmente posseduta da coltivatori di cacao del Ghana, ha lanciato una nuova azienda con sede negli Stati Uniti.
Il marchio è il risultato di anni di lavoro. Fino al 1993 tutto il marketing del cacao ghanese era controllato dal governo. In quell'anno il commercio ed il marketing fu liberalizzato ed un gruppo di coltivatori ghanesi organizzarono una cooperativa , Kuapa Kokoo, con lo scopo di godere dei benefici delle nuove opportunità.
Comfort Kumeah, membro del consiglio dei coltivatori e madre di 5 coltivatori di cacao, ha preso parte al lancio. Racconta che la cooperativa è organizzata democraticamente a vari livelli: locale, regionale e nazionale e che le donne fanno parte della leadership ad ogni livello.
Nel 1997 Kuapa Kokoo decide di creare la sua azienda di cioccolato. Tre gruppi britannici supportarono il progetto: The Body Shop, Christian Aid e Comic Relief. L'anno successivo, grazie ad un prestito del Dipartimento inglese per lo sviluppo internazionale, fu fondata la Day Chocolate Company.
L'azienda è collegata al circolo fair-trade e paga salari equi ai contadini a fronte di un prezzo del cacao che soprattutto negli utlimi anni è diventato fortemente volatile. Sono 20000 i lavoratori che ne fanno parte.
La produzione del cacao è stagionale e ad alta intensità di lavoro, il salario comprende scuola, sanità, acqua potabile, bagni ed altre attività che permettano un salario durante la bassa stagione, come la fabbricazione di sapone o la raccolta di funghi.
La scelta dell'America è legata alle necessità di ottenere visibilità sul mercato globale e di dare maggior risalto all'etica che guida il lavoro dell'azienda.
Fonte: allAfrica.com
Sahara Occidentale - l'ultima colonia d'Africa
sSi è dato appuntamento di fronte all'ambasciata del Marocco di Madrid il movimento di solidarietà con il Sahara. Per la libertà dei prigionieri politici saharaui e contro la vendita di armi spagnole e marocchine.
Anzichè diminuire, le violenze nei territori occupati del Sahara Occidentale nel 2007 sembrano intensificarsi, è per questo che sono state promosse varie manifestazioni nelle città occupate del territorio saharaui. "Questi cortei pacifici sono stati duramente repressi dalle forze occupanti, che procedono con le detenzioni e le torture", si legge nel comunicato che il movimento di solidarietà con il Sahara vuole denunciare.La Spagna non ha mai condannato la repressione, nè ha mai denunciato la proibizione di accesso i territori delle differenti delegazioni di parlamentari e osservatori di diritti umani spagnoli; come se non bastasse, recentemente il governo spagnolo ha firmato contratti per la vendita di diverse armi marocchine, per un totale di 200 milioni di euro.
Fonte: amisnet.org
Anzichè diminuire, le violenze nei territori occupati del Sahara Occidentale nel 2007 sembrano intensificarsi, è per questo che sono state promosse varie manifestazioni nelle città occupate del territorio saharaui. "Questi cortei pacifici sono stati duramente repressi dalle forze occupanti, che procedono con le detenzioni e le torture", si legge nel comunicato che il movimento di solidarietà con il Sahara vuole denunciare.La Spagna non ha mai condannato la repressione, nè ha mai denunciato la proibizione di accesso i territori delle differenti delegazioni di parlamentari e osservatori di diritti umani spagnoli; come se non bastasse, recentemente il governo spagnolo ha firmato contratti per la vendita di diverse armi marocchine, per un totale di 200 milioni di euro.
Fonte: amisnet.org
Wednesday, 14 February 2007
Digital divide: in Africa continua a crescere
Colpa dei regimi di monopolio che inibiscono l'apertura dei mercati e la crescita di competitività. Ciò è quanto emerge da un rapporto realizzato dalla società "BMI-TechKnowledge", che registra crescenti segni di divario tra nord e sud del mondo nella diffusione della banda larga. In tutta l’Africa si contano oggi 3 milioni di connessioni broadband, con una copertura che stenta a raggiungere l'1% della popolazione, contro il 30% di media europea e il 22% di media statunitense. E in futuro le cose non paiono affatto destinate e migliorare
Fonte: www.regionedigitale.net
Tuesday, 13 February 2007
Angola, non si ferma l'epidemia di colera di Simone Baroncia
10/02/07
Sono 111 le persone morte e 1832 quelle contagiate nell’ultima settimana dall’epidemia di colera in corso in Angola: lo si apprende dall’ultimo bilancio dell’ufficio angolano dell’Organizzazione mondiale della Sanità.
Sono 111 le persone morte e 1832 quelle contagiate nell’ultima settimana dall’epidemia di colera in corso in Angola: lo si apprende dall’ultimo bilancio dell’ufficio angolano dell’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) relativo ai dati raccolti dall’inizio di febbraio e in cui si sottolinea anche che dall’inizio del 2007 si sono registrati in totali 203 decessi e 5700 contagi. L’epidemia continua a interessare 16 delle 18 province e il tasso di mortalità resta stabile intorno al 4%. Dall’inizio della sua diffusione, l’epidemia di colera ha colpito soprattutto la provincia di Luanda; mentre il maggior numero di vittime, quasi 600, continua ad essere registrato nella provincia di Benguela. “In effetti è molto strano che un’epidemia di colera duri così a lungo” ha ribadito alla MISNA Andrea Atzori, coordinatore dell’organizzazione ‘Medici per l’Africa-Cuamm’, raggiunto telefonicamente nella provincia di Uige, dove l’associazione ha in corso diversi progetti sanitari e di sostegno alle istituzioni mediche locali. “L’impressione è che i contagi, in questa o quella provincia, siano più volte scomparsi e poi ricomparsi a distanza di molti giorni; un vero e proprio stillicidio. Ciò fa pensare a un problema nel sistema di vigilanza epidemiologico e a una rete ancora incompleta di servizi sanitari sul territorio; una situazione che è la conseguenza 27 anni in guerra” conclude Atzori.
Fonte: http://www.korazym.org/news1.asp?Id=21448
Sono 111 le persone morte e 1832 quelle contagiate nell’ultima settimana dall’epidemia di colera in corso in Angola: lo si apprende dall’ultimo bilancio dell’ufficio angolano dell’Organizzazione mondiale della Sanità.
Sono 111 le persone morte e 1832 quelle contagiate nell’ultima settimana dall’epidemia di colera in corso in Angola: lo si apprende dall’ultimo bilancio dell’ufficio angolano dell’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) relativo ai dati raccolti dall’inizio di febbraio e in cui si sottolinea anche che dall’inizio del 2007 si sono registrati in totali 203 decessi e 5700 contagi. L’epidemia continua a interessare 16 delle 18 province e il tasso di mortalità resta stabile intorno al 4%. Dall’inizio della sua diffusione, l’epidemia di colera ha colpito soprattutto la provincia di Luanda; mentre il maggior numero di vittime, quasi 600, continua ad essere registrato nella provincia di Benguela. “In effetti è molto strano che un’epidemia di colera duri così a lungo” ha ribadito alla MISNA Andrea Atzori, coordinatore dell’organizzazione ‘Medici per l’Africa-Cuamm’, raggiunto telefonicamente nella provincia di Uige, dove l’associazione ha in corso diversi progetti sanitari e di sostegno alle istituzioni mediche locali. “L’impressione è che i contagi, in questa o quella provincia, siano più volte scomparsi e poi ricomparsi a distanza di molti giorni; un vero e proprio stillicidio. Ciò fa pensare a un problema nel sistema di vigilanza epidemiologico e a una rete ancora incompleta di servizi sanitari sul territorio; una situazione che è la conseguenza 27 anni in guerra” conclude Atzori.
Fonte: http://www.korazym.org/news1.asp?Id=21448
Sunday, 11 February 2007
Somalia: Mortar Attacks Kill Seven And Wound Dozens in Mogadishu from allAfrica news
Shabelle Media Network (Mogadishu)
February 10, 2007
Aweys Osman Yusuf
At least seven persons were killed and dozens were wounded in the Somali capital Mogadishu on Saturday after mortars and rockets rained down on the capital as unknown gunmen fired more than 10 mortars at different locations in the capital. Witnesses said four persons, including a young girl, were killed in Dayniile district, southwest of Mogadishu.
(..)
Mohammed Ahmed Siad, the director of Mogadishu airport, has told Shabelle that three mortars exploded inside the airport. He said there were no casualties. "The operation of the airport is continuing smoothly. The explosions have not obstructed the airport operations and they have not damaged anything," he said.
Witnesses said a two-year-old child was killed by a mortar that exploded in a neighborhood near the airport.
Witnesses, who asked not be named in fear for their security, told Shabelle reporter Raage that Ethiopian troops based near Ex-Control, south of the capital, responded the attacks by firing several rockets at Daynile district after unknown gunmen launched propelled grenades towards the Ethiopian military positions.
Mortars also hit Kaah hotel in north Mogadishu where government officials, clan chiefs and traditional elders were having a workshop intended to clear the way for a national reconciliation conference. Two people were killed in the area. A vendor sitting before her small near the hotel has instantly died after an explosion, while a policeman guarding the hotel shot dead a man onboard a pickup truck.
The situation in the neighborhoods where today's rockets hit is tense, as some people fled the areas to another neighborhood in the capital.
Mogadishu's acting mayor, Ibrahim Shawiye, who spoke with the press after the incident, said the police were tracking down the unknown assailants.
No one has yet claimed responsibility.
On Friday, a demonstration organized by a group of ten men, wearing turbans on their faces, took place on the northern edge of the capital.
The men called themselves "The Somali People's Resistance Movement" and claimed they were responsible for the series of mortar attacks against the Ethiopian and government military bases in the capital, threatening they would continue until all Ethiopians leave Somalia.
A man disguised himself, who gave his name as Abdirizak, delivered a speech to several hundred demonstrators, warning that countries intending to send peacekeepers to Somalia to fathom the series of rocket and mortar attacks against the Ethiopians in the country as a message. "If Nigeria, Uganda, Kenya and Malawi send troops to Somalia, they must know that here will be their graveyard," he shouted.
The flags of several countries, including the U.S., that support the peacekeeping operation for Somalia were set on fire by angry demonstrators.
A dead man lies in Medina hospital, south of Mogadishu after a mortar bomb exploded at his residence.
A young boy is seriously wounded by Saturday's mortar explosions in the capital.
Bloodstain is everywhere in this mortar hit house as neighbors gather to help the victims.
A young girl was killed in this house in Daynile district, southwest of Mogadishu, after mortar bomb hit it.
Mogadishu residents blame the Ethiopian troops for firing several rockets at residential areas in the capital where a young girl was killed, while responding the mortars fired by unknown gunmen.
February 10, 2007
Aweys Osman Yusuf
At least seven persons were killed and dozens were wounded in the Somali capital Mogadishu on Saturday after mortars and rockets rained down on the capital as unknown gunmen fired more than 10 mortars at different locations in the capital. Witnesses said four persons, including a young girl, were killed in Dayniile district, southwest of Mogadishu.
(..)
Mohammed Ahmed Siad, the director of Mogadishu airport, has told Shabelle that three mortars exploded inside the airport. He said there were no casualties. "The operation of the airport is continuing smoothly. The explosions have not obstructed the airport operations and they have not damaged anything," he said.
Witnesses said a two-year-old child was killed by a mortar that exploded in a neighborhood near the airport.
Witnesses, who asked not be named in fear for their security, told Shabelle reporter Raage that Ethiopian troops based near Ex-Control, south of the capital, responded the attacks by firing several rockets at Daynile district after unknown gunmen launched propelled grenades towards the Ethiopian military positions.
Mortars also hit Kaah hotel in north Mogadishu where government officials, clan chiefs and traditional elders were having a workshop intended to clear the way for a national reconciliation conference. Two people were killed in the area. A vendor sitting before her small near the hotel has instantly died after an explosion, while a policeman guarding the hotel shot dead a man onboard a pickup truck.
The situation in the neighborhoods where today's rockets hit is tense, as some people fled the areas to another neighborhood in the capital.
Mogadishu's acting mayor, Ibrahim Shawiye, who spoke with the press after the incident, said the police were tracking down the unknown assailants.
No one has yet claimed responsibility.
On Friday, a demonstration organized by a group of ten men, wearing turbans on their faces, took place on the northern edge of the capital.
The men called themselves "The Somali People's Resistance Movement" and claimed they were responsible for the series of mortar attacks against the Ethiopian and government military bases in the capital, threatening they would continue until all Ethiopians leave Somalia.
A man disguised himself, who gave his name as Abdirizak, delivered a speech to several hundred demonstrators, warning that countries intending to send peacekeepers to Somalia to fathom the series of rocket and mortar attacks against the Ethiopians in the country as a message. "If Nigeria, Uganda, Kenya and Malawi send troops to Somalia, they must know that here will be their graveyard," he shouted.
The flags of several countries, including the U.S., that support the peacekeeping operation for Somalia were set on fire by angry demonstrators.
A dead man lies in Medina hospital, south of Mogadishu after a mortar bomb exploded at his residence.
A young boy is seriously wounded by Saturday's mortar explosions in the capital.
Bloodstain is everywhere in this mortar hit house as neighbors gather to help the victims.
A young girl was killed in this house in Daynile district, southwest of Mogadishu, after mortar bomb hit it.
Mogadishu residents blame the Ethiopian troops for firing several rockets at residential areas in the capital where a young girl was killed, while responding the mortars fired by unknown gunmen.
Saturday, 10 February 2007
Per non dimenticarli..I tre ostaggi ancora nelle mani dei rapitori
LAGOS (Reuters) - I rapitori nigeriani che tengono in ostaggio due cittadini italiani e un libanese dallo scorso dicembre hanno dichiarato di avere intenzione di trattenere i prigionieri fino all'insediamento del prossimo governo, previsto non prima della fine di maggio."Non stiamo più trattando con nessuno per il rilascio dei due ostaggi italiani rimasti e di quello libanese" ha detto via e-mail a Reuters il capo del Movimento per l'emancipazione del Delta del Niger (Mend) che si fa chiamare Jomo Gbomo."Credo che tratterremo gli ostaggi fino all'insediamento di un nuovo governo in Nigeria . Un governo che possa comprendere meglio l'importanza del dialogo e del compromesso per trovare una soluzione ai problemi del Delta del Niger", ha aggiunto Gbomo.Le prossime elezioni politiche in Nigeria si terranno in aprile e si prevede che il nuovo governo che sarà eletto comincerà il suo mandato il 29 di maggio.Gli ostaggi italiani, Francesco Arena e Cosma Russa, sono stati rapiti lo scorso 7 dicembre insieme ad un collega libanese, Imad Saliba, e ad un altro italiano, rilasciato in gennaio per motivi di salute. Al momento della cattura, i prigionieri si trovavano tutti nella regione per lavorare in un impianto di estrazione petrolifera dell'Eni.La scorsa settimana, un giornalista italiano è riuscito ad incontrare gli ostaggi e ad intervistarli.Pur in buone condizioni di salute, i prigionieri si sono detti preoccupati perché hanno l'impressione di essere stati abbandonati dal governo italiano e dal loro datore di lavoro, accusati di non fare abbastanza pressioni sul governo nigeriano affinché questo conceda qualcosa per ottenere la liberazione degli ostaggi.I membri del Mend chiedono ad Abuja la liberazione di due loro leader e una più equa spartizione degli utili ricavati dall'estrazione del petrolio nella zona.
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