Tuesday 27 May 2008

Morire di clandestinità

Venerdì notte un giovane tunisino di 36 anni, Hassan Nejal, è morto nel CPT di Torino. Secondo la versione dei detenuti si tratterebbe di omissione di soccorso da parte delle autorità del Centro. "Intorno alle 22 di venerdì sera sul suo corpo sono comparse delle macchie rosse", racconta Al Huri ad Agnoletto. "Gli abbiamo messo un asciugamano sulla fronte e siamo corsi a chiedere aiuto", ma - continua - "ci hanno detto che il medico non era disponibile e che avrebbe visitato Hassan la mattina successiva", riferisce all'eurodeputato Hassen El Bentaui. Il ragazzo viene trovato morto la mattina successiva a causa di una polmonite fulminante.
La prima parte della ricostruzione è condivisa da detenuti e responsabili del Centro, secondo Agnoletto. "Alle 10,30 di venerdì Hassan si reca in infermeria per assumere la dose di metadone prescrittagli e alla dottoressa Vlashi che gli somministra il farmaco dichiara di sentirsi male. Lo stesso medico riferisce che il ragazzo aveva 39 di febbre e una tonsillite dovuta ad una forte infiammazione della gola. Per questo gli vengono prescritti gli antibiotici (Augmentin) e l'antipiretico, per poi essere rimandato nell'area rossa dove si trova con gli altri compagni. Alle 2, quando entra in servizio la dottoressa Ngassa, Hassan continua a sentirsi male e viene dunque riportato in infermeria. Il medico verifica un abbassamento della febbre, non gli somministra altri farmaci e lo rimanda in stanza. E' su quello che accade dalle 20 in poi, quando entra in servizio il dottor Tedesco che copre il turno notturno ma che non visiterà mai Hassan, che le versioni divergono, fra le autorità del Cpt e i detenuti nella struttura. Il colonnello della Croce rossa Baldacci, che non era presente quella notte ma che per noi ha ricostruito a nome delle autorità quanto avvenuto, e che insieme al dottor Tedesco ha certificato la morte del giovane tunisino, dichiara che la situazione nel Centro è stata tranquilla fino alla mattina, cioè fino a quando gli altri immigrati hanno cominciato ad urlare perchè Hassan era morto. I detenuti invece ci hanno raccontato che quella notte qualcosa è accaduto. Verso le 22 infatti dicono che Hassan sia peggiorato, con il corpo e in particolare il volto che hanno cominciato a ricoprirsi di macchie rosse. Un peggioramento, ci ha riferito Al Huari (il portavoce della area rossa), che spinge i compagni a posizionare un asciugamano sulla fronte di Hassan e a sdraiarlo. A quel punto un altro compagno, El Bentaui, esce dalla zona di detenzione e si attacca all'inferriata che delimita l'area, urlando. Riesca a parlare con un operatore della Croce rossa a cui chiede di mandare un medico. Risposta: il medico non c'è, non è disponibile. El Bentuai non desiste e comincia a ripetizione a schiacciare il citofono degli allarmi per richiamare la direzione del Cpt a cui il meccanismo è collegato, ma non ha risposta. Alle 11,30 attraverso un buco della grata arriva la distribuzione dei farmaci. Hassan viene portato lì da Rabi Said e prende la seconda dose di antibiotico, mentre i suoi compagni insistono sulla necessità che lo visiti un dottore. Passa mezzanotte e gli immigrati continuano a recarsi alla rete di delimitazione e intercettano un altro operatore della Croce rossa a cui rivolgono l'ennesima richiesta. Niente anche questa volta. Hassan durante la notte si addormenta. Ma tra le 6-7 del mattino i suoi compagni non sentendolo più russare si recano un'altra volta alla grata di delimitazione per cercare di parlare con qualcuno e tentare di chiamare un medico. Parlano con un operatore della manutenzione e gli rivolgono la richiesta, sempre la stessa. Ma niente anche questa volta. Alle 9,27 suo fratello dalla Tunisia chiama Alkair Naoui per parlare con lui. Alkair tenta di svegliarlo ma si accorge che Hassan è morto. E' a quel punto che il medico, il dottor Tedesco, arriva nella stanza e non può che certificarne la morte."
Verranno inviati gli ispettori del Ministero dell'Interno per fare luce su una morte che è tutt'altro che causale od inaspettata. Secondo ASGI, ad esempio, il fatto che la sanità nei CPT sia separata rispetto a quella ordinaria va ad inficiarne l'incisività. "La carenza di assistenza medica e legale nei CPT italiani è stata altresì rilevata dalla Commissione per le libertà civili e la giustizia dell’europarlamento nella sua relazione del dicembre 2007. Ciononostante, nei CPT si continua a morire." Siamo in presenza di un'"endemica carenza strutturale di adeguati standards sanitari. La tutela della salute che l’art. 32 della Costituzione riconosce come fondamentale diritto dell’individuo – non importa se italiano o clandestino- viene negata da un modello di sanità separata, questo sì foriero d’insicurezza."


Fonti: Associazione Studi Giuridici sull'Immigrazione, (Comunicato Stampa),

Repubblica di Torino (1),

Repubblica di Torino (2)

Ansa
Testimonianza dell'europarlamentare Vittorio Agnoletto (Aprileonline)

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