Thursday 18 October 2007

Kabila promette di disarmare Nkunda e i suoi uomini


Il Presidente della Repubblica Democratica del Congo Joseph Kabila ha promesso mercoledì il 'disarmo forzato' del dissidente Laurent Nkunda (nella foto) e dei suoi circa 5.000 uomini nel Nord Kivu, una provincia orientale che fronteggia la guerriglia, come ho accennato nei mesi scorsi (in settembre sui profughi e in febbraio, in relazione al reclutamento di bambini soldato). Kabila lo ha detto durante una conferenza a Goma, la capitale della Provincia del Kivu del Nord.

La situazione era calma mercoledì in Nord Kivu, ove le Forze armate Congolesi (FARDC) continuano a rinforzarsi e potranno lanciare un'ampia offensiva da novembre, secondo fonti militari congolesi. Kabila assicura che il problema dell'insicurezza verrà risolto prima della fine dell'anno e che la popolazione deve aver fiducia nel Governo.

"Nkunda è un criminale (...). Nel settembre 2005 è stato emanato un mandato d'arresto nei suoi confronti. Egli non può pretendere d'occupare un territorio o di difendere la propria comunità."

"Egli rischia di farci ritornare in guerra" afferma ancora Kabila, sostenendo che più di mille soldati si erano arresi nelle ultime settimane.

Tutsi congolese, Laurent Nkunda si è sempre posto a difesa della propria minoranza contro i ribelli hutu ruandesi delle Forze Democratiche di liberazione del Ruanda (FDLR) - di cui alcuni hanno partecipato al genocidio del 1994 diretto principalmente contro i tutsi (su quest'ultima affermazione, che condivido in toto, alcuni comboniani non sono d'accordo: per dei riferimenti su ciò vedasi quest'altro post). Sono circa 6.000 i ribelli hutu ruandesi (vedi foto) nella regione.

Interrogato sulla minaccia rappresentata dalle FDLR per la minoranza tutsi congolese, Kabila si è dichiarato garante della protezione di tale comunità, come di tutte le altre comunità congolesi. Ha aggiunto che un piano di governo congolese per una soluzione definitiva al problema della FDLR è attualmente nelle mani del Ruanda e delle Nazioni Unite.

Teatro di conflitti che hanno precipitato il Paese in guerra per ben due volte (1996-1997 e 1998-2003), il Nord Kivu è da agosto zona di conflitto tra i soldati insorti e collegati a Nkunda e l'esercito, che ha ormai messo in campo più di 20.000 uomini.

Il comandante della Missione ONU in RD Congo (Monuc), il generale Babacar Gaye, mercoledì ha rinnovato il sostegno alla FARDC, con l'invio di non meno di 12 tonnellate di munizioni. Sempre mercoledì il comandante della FARDC in Nord Kivu, il generale Vainqueur Mayala ha affermato che si sono manifestati dissensi tra le truppe insorte, all'indomani di una sparatoria nei pressi di Runyoni, una località vicina alla frontiera ruandese, una zona sotto esclusivo controllo degli insorti. La FARDC non è implicata in questa sparatoria quindi si tratterebbe di uno scambio di fuoco interno agli insorti di Nkunda. Si possono rintracciare due gruppi tra i seguaci di Nkunda: coloro che vogliono smobilitare ed integrare l'armata e coloro che vi si oppongono e che non vogliono arrendersi. Raggiunti dall'AFP, dei militari vicini a Nkunda hanno negato l'accaduto. Réne Abandi, portavoce del movimento di Nkunda, sostiene appunto che non vi sia stata alcuna sparatoria.

La sparatoria è stata confermata all'AFP da fonti di sicurezza congolesi ed occidentali. Numerose fonti locali hanno affermato che i soldati che volevano arrendersi sono stati minacciati e che chi verrà sorpreso ad esprimere pubblicamente il dissenso rischia d'essere ucciso. (Jeune Afrique)

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