Wednesday 12 September 2007

Steve Biko a trent'anni dalla sua scomparsa



"The most potent weapon in the hands of the oppressor is the mind of the oppressed."

Discorso tenuto a Cape Town nel 1971

Oggi il Sudafrica celebra il trentesimo anniversario dalla morte dell'attivista antiapartheid Steve Biko, ucciso prematuramente dalla polizia.
Classe 1946, fondò nel 1970 il Black Consciousness Movement, formato da tre organizzazioni (un movimento politico, un sindacato e una lega studentesca) che rappresentavano l'angoscia degli intellettuali africani esclusi dalla logica del regime d'apartheid vigente nello stato sudafricano.
Nel 1972 fondò, insieme ad una settantina di altri gruppi, la Black People Convention. Essa organizzò le manifestazioni di protesta di Soweto a Johannesburg. Il 16 giugno 1976 la polizia attuò una dura repressione e massacrò almeno 100 dimostranti. La rivolta ebbe risonanza ed emulazioni in tutto il Paese e si contarono un migliaio di vittime.
Il Movimento di Biko era distinto dall'African National Congress (ANC) e più estremista, ma basato sui principi della nonviolenza. Sembra però che nel 1977 egli si stesse preparando ad un incontro segreto con Oliver Tambo, futuro presidente dell'ANC e questo poteva essere motivo di preoccupazione per l'Autorità, che proprio su queste basi avrebbe potuto decidere di arrestarlo
[Missionari d'Africa].

Il 18 agosto del 1977 fu arrestato dalla polizia ed il 6 settembre venne sottoposto ad un durissimo interrogatorio, durante il quale venne pesantemente percosso. La polizia sostenne che le lesioni erano state procurate dal prigioniero stesso, che si divincolava troppo. Al peggiorare delle condizioni l'11 settembre venne trasferito in un ospedale di Pretoria, a più di 1000 km dal carcere in cui si trovava a Port Elisabeth. Egli morì l'indomani nel carcere di Pretoria. Le fonti ufficiali sostennero che la morte era stata causata da un prolungato sciopero della fame. La giornalista Helen Zille (capo attuale del principale partito d'opposizione, l'Alleanza Democratica) riuscì però a dimostrare che la morte era stata provocata dalle torture.
Il Consiglio di Sicurezza dell'ONU decretò con voto unanime l'embargo militare contro il Sudafrica.

Tutt'oggi egli è un simbolo per i giovani sudafricani, secondo solo a Mandela nel rappresentare la fierezza nera e l'avversione alle discriminazioni razziali. Il problema, semmai, come sostiene Kopano Ratele, professore all'Università dell'Africa del Sud, è che le sue idee non hanno più influenza nei processi di eleborazione delle politiche nel Paese, soprattutto in quanto il partito più vicino ai suoi orientamenti è scarsamente rappresentanto in Parlamento. È però da rilevare la centralità che assume il concetto di "Rinascita nera" per l'attuale Presidente Thabo Mbeki.

Oggi per la ricorrenza del trentennale il Presidente sudafricano Thabo Mbeki terrà un discorso all'Università di Città del Capo e a Johannesburg si farà una manifestazione in suo onore.

References: I write what I like, libro postumo che raccoglie i suoi scritti, il film sugli ultimi giorni di vita, Cry Freedom del regista inglese Richard Attenborough (1987) e la canzone Biko del 1980 di Peter Gabriel, che venne vietata in Sudafrica.

6 comments:

Anonymous said...

Biko, Lambrakis, Lumumba, Guevara...
dov'è oggi la memoria più intima di questi e d'altri uomini dimenticati e sacrificati nel dna delle nuove generazioni?

Anonymous said...

Ciao, scopro adesso il vostro blog.
Grazie per l'impegno e per le informazioni!
Vi leggerò con interesse!

Glò said...

@riverinflood: secondo me, nonostante in molti casi tale memoria sia ridotta a brand , io penso che in altri casi essa si conservi e riviva. Anzi, è proprio quando ero adolescente che ho scoperto il Che, Gandhi, Panagulis..
Certo non possiamo dire che la nuove generazioni prese nel complesso mettano allegria, ma spero che anche in questo caso sia sbagliato generalizzare.

@klochov: grazie, fanno molto piacere questi commenti. Anche il tuo è interessante!

Volpino Gänsfleisch zur Laden zum Gutenberg said...

sul commento di riverinflood, io non mi preoccupo del fatto che le nuove generazioni dimentichino grandi (o meno) uomini, quello penso sia un fatto secondario. Perchè i grandi uomini sono figli ed esempi di grandi idee. Mi preoccupo molto di più che i giovani non conoscano e non riescano a comprendere le grandi idee, i grandi ideali, non riescano a interpretare la storia, a interrogarsi su di essa e sul nostro (loro) presente.

Glò said...

bof, io forse non son più tanto giovane, però un poco sì (ho 24 anni). Io direi che, nonostante ora non vi siano più le ideologie trascendentali di cui magari si nutriva la generazioni precedente, vi sono comunque e tutt'ora grandi idee.Pensa alla forza dell'associazionismo tra giovani, a tutti quelli che fanno il servizio civile (anche internazionale), volontariato, donano il sangue.. ma forse io son terra terra. Tu a cosa ti riferisci?

Unknown said...

ehi amico,sei grande e visto quello che fai sei ancora più grande.Onore ai mitici lottatori per l'uguaglianza,pace e giustizia!peace!