Friday 2 November 2007

Arca di Zoè e 103 bambini che non sanno se salperanno

The Arche de Zoé affair

S'è fatto e si fa un gran parlare di questa brutta storia, soprattutto sulla stampa francese (ma anche in Italia: vedi
il Corriere ed il Manifesto). Le opinioni sono discordanti. C'è chi sostiene, in linea con il Governo ciadiano guidato da Idriss Deby, che l'ONG avrebbe intenzionalmente deportato i bambini a fini di lucro, financo con l'obiettivo di venderne gli organi o di metterli nelle mani di reti pedofile.
E c'è chi sostiene che tutta l'operazione fosse una pulita e semplice azione umanitaria (vedasi questo articolo dell'agosto scorso, in cui una giornalista aveva riportato notizie su questo progetto), magari un poco disorganizzata (questa è una mia idea!), ma che puntava a portare a delle famiglie francesi un centinaio di orfani del Darfur.

A me queste persone (foto Rfi) non sembrano dei deportatori di bambini, ma tant'è, essi oggi rischiano condanne fino a 20 anni di lavori forzati secondo le leggi del Ciad.
C'è chi sostiene che Deby stia usando queste persone per mettere in una posizione scomoda la Francia, al fine di mettere i bastoni tra le ruote allo spiegamento dell'operazione Eufor in Darfur, caldamente sostenuta dal Governo Sarkozy e dal Ministro degli Esteri Bernard Kouchner.
Io, sinceramente, ci vedo quella cooperazione malsana, animata dagli ideali "poarini i me' butini" (per i non veronesi, "poveri i miei bambini", quella cooperazione paternalistica per intenderci), senza pensare al come ed al perché. E senza neanche pensare al "forse conviene sentire che ne pensa il padrone di casa prima d'andare e fare gli eroi del caso in uno Stato che non è il nostro".

Sono andata giù pesante, ma io penso a quei bambini che, senza alcuna colpa, vivono un genocidio, hanno perso i genitori, sono poi stati trasferiti da un orfanotrofio e che ora sono in attesa di sapere che sarà di loro. Senza ben capire che succede tra i grandi, perché litigano tra loro etc. etc.

È per questo che non metto le loro foto, perché hanno diritto almeno al riserbo su questa storia in cui, in un caso o nell'altro, sono comunque stati brutalmente strumentalizzati dagli adulti.

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