Friday 18 May 2007

Madagascar: espulso gesuita

Raffaello Zordan

Non sono bastati trentatre anni di impegno pastorale e sociale. E non è bastato l’intervento presso il governo dell’ambasciata di Francia e della Nunziatura di Antananarivo. Sabato 12 maggio, il gesuita francese Sylvain Urfer è stato espulso dal Madagascar, dopo essere stato convocato venerdì al ministero dell’interno, dove si è visto sospendere il visto di soggiorno e gli sono state concesse appena 48 ore per lasciare il paese.

Le ragioni dell’espulsione non sono state rese note. Sylvain Urfer ha lasciato il Madagascar alle 0.50 di sabato con volo Air France alla volta di Parigi. Ad amici e conoscenti, comprese molte autorità ecclesiastiche, la polizia ha impedito di salutare il gesuita all’interno dell’aeroporto internazionale di Ivato.

Padre Urfer, laurea all’Istituto di studi politici di Parigi, è un intellettuale che non ha mai lesinato critiche ai responsabili politici malgasci ed è sempre stato scettico sull’effettiva volontà di cambiamento del presidente-imprenditore Marc Ravalomanana, al potere dal 2002 e riconfermato nel dicembre 2006.

All’inizio della sua missione, padre Urfer insegna nei grandi collegi di Antananarivo: Saint Michel e Saint Antoine. Dal 1980 al 2005 è parroco d’Anosibe, uno dei quartieri più poveri della capitale, e per il suo impegno per lo sviluppo viene soprannominato “il sacerdote dei poveri”. Nel 1989 fonda il Centro studi Fede e Giustizia e pubblica diversi libri sulla situazione del Madagascar. È anche membro attivo dell’Osservatorio sulla vita pubblica (Sefafi), che elabora e rende noti regolarmente dei rapporti sulla situazione politica, economica e sociale del paese.

L’arcivescovo di Antananarivo, mons. Odon Razanakolona, che ha saputo dell’espulsione dal responsabile dei gesuiti del Madagascar, ha manifestato la sua sorpresa e ha ringraziato padre Urfer per il lavoro svolto in tanti anni.

La chiesa cattolica, che ha avuto una parte non piccola nell’ascesa di Marc Ravalomana alla presidenza della repubblica, ha preso di recente le distanze dal governo in merito al referendum costituzionale del 4 aprile scorso, che Ravalomanana ha fortemente voluto e che ha visto prevalere i “sì”. Il referendum – secondo la chiesa preparato in fretta e furia, senza che i malgasci siano stati correttamente informati: il nuovo testo è stato reso noto una ventina di giorni prima del voto – ha avuto una bassa partecipazione (40% secondo il governo 20% secondo l’opposizione) e ha introdotto modifiche sostanziali alla costituzione: abolizione delle province autonome e istituzione delle regioni; maggior poter alle comunità locali; maggior potere al presidente; abolizione della “laicità dello stato”.


Fonte: http://www.nigrizia.it

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